6-Perdita

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"The most painful goodbyes are the ones that are never said and never explained."
Bilal Nasir Khan

Yurika si risvegliò e, per un momento, le parve che fosse una giornata qualunque. Poi ricordò quello che era successo il giorno prima e infine i sogni che aveva avuto. Senza ombra di dubbio si trattava di quel vampiro. Per la prima volta in tutta la sua vita aveva voglia di partecipare alla missione, quantomeno le avrebbe tenuto la mente occupata. Come l'altra volta fu la prima ad arrivare, ma non si preoccupò più di tanto delle persone che le stavano accanto. Fu solo quando salirono sul furgoncino che Shinya si azzardò a chiederle qualcosa. "Yurika, tutto bene?" La ragazza mugugnò un sì di risposta. Shinya la osservò preoccupato. "Cos'è successo ieri?" Lei si girò verso il finestrino. "Niente." Sussurrò in tono apatico. Il fratello capì che non era il caso di continuare. Yurika lo ringraziò mentalmente. Shinya si rivolse agli altri. "Ragazzi, che ne dite se per questa volta rimaniamo uniti?" "Sì, se ti sembra una buona idea." Rispose Guren, ma lui non lo faceva solo per questo. Era preoccupato per la sorella e avrebbe preferito non perderla di vista. Soprattutto dopo l'incontro dell'altra volta.

Yurika vide l'ultimo vampiro sparire sotto il colpo della spada di Guren. Avevano finito, tutti i vampiri erano morti, ma non lasciò l'elsa della spada. C'era qualcosa di strano nell'aria. "Ragazzi, credo che sarebbe meglio andarsene il prima possibile." Sussurrò. "Yurika! Non essere paranoica, non..." Guren si fermò, percependo qualcosa. Osservò attentamente attorno a sé. Anche Shinya era sull'attenti. "Ragazzi, cosa sta succedendo?" Il colonnello Mito cercò di capire, ma la risposta non si fece attendere a lungo. Da dietro un edificio comparve un vampiro vestito in maniera bizzarra con i capelli raccolti in una treccia. "Un altro nobile..." Mormorò Shinya. Si avvicinava a loro lentamente. Tutti erano in guardia, pronti ad attaccare. Potevano sopravvivere anche a questo, erano sette contro uno, c'era speranza. Il vampiro estrasse la spada, osservò attentamente gli umani come se stesse cercando qualcuno. Yurika vide chiaramente gli occhi cremisi del vampiro puntarsi nei suoi, riuscendo a capire che avrebbe iniziato con lei, ma quando il vampiro si scagliò su di lei fu comunque difficile tenergli testa. Gli altri intervennero subito in suo aiuto. Erano in sette, eppure riusciva a tenere loro testa. "Certo che potresti darmi una mano." Disse ad un certo punto il vampiro. Yurika rabbrividì mentre un'altra voce confermò i suoi sospetti. "Lo sai, preferisco non sporcarmi le mani, ma se insisti..." La ragazza riconobbe subito quella voce e si girò nella sua direzione. "Ferid..." Sussurrò vedendolo. I suoi occhi cremisi si illuminarono. "Ricordi il mio nome." E le sorrise. Lei aumentò la presa sulla spada. "Crowley, tienili occupati." L'altro vampiro sollevò gli occhi al cielo, ma fece quello che gli era stato detto. Yurika guardò per un attimo in quella direzione quasi dimenticandosi del vampiro che stava a pochi passi da lei. "Non ti preoccupare, Yurika. Ho chiesto al mio amico di fare in modo che nessuno si avvicini a noi! Così non ci disturberanno." "Cosa..." Ma le parole le morirono in bocca quando un'altra domanda affiorò nella sua mente. Come faceva a conoscere il suo nome? Il suo corpo iniziò a tremare. Ferid le si avvicinò. "Perché non vieni con me?" Le chiese tendendo una mano verso di lei. La ragazza lo guardò confusa, ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa, vennero raggiunti da Shinya e Guren. Ferid sospirò. Guren si lanciò su di lui e il vampiro estrasse la spada. Yurika si risvegliò dalla sua trance scagliandosi a sua volta contro il vampiro. Sembrava che lei e Guren fossero in grado di tenerlo a bada, intervenne anche Shinya lanciando Byakkomaru."Andiamo, stavamo solo parlando! Vediamo adesso se mi colpirete..." Yurika sentì le sue braccia avvolgersi attorno al suo corpo, bloccandola. Rimase un attimo senza fiato. "Lasciala andare!" Urlò Shinya. "Altrimenti che fai?" Nel frattempo Yurika cercava di liberarsi dalla presa del vampiro. "Stai ferma, dobbiamo solo..." "Lasciami andare!" Ferid allentò la presa e lei si allontanò con la spada sfoderata nella sua direzione. Guren ne approfittò per lanciarsi nuovamente su di lui, ma poco dopo Ferid lo disarcionò, lo stesso avvenne con Shinya. Yurika si preparò. "Non fare così, ti ho detto che..." Ma lei non lo ascoltò e iniziò ad attaccarlo. Ferid le tenne facilmente testa finché la ragazza lo sentì sospirare. "Scusami, ma ho un po' fretta..." Yurika non capì bene quello che stava succedendo. Semplicemente sentì qualcosa di freddo e appuntito trapassarla da qualche parte nel basso ventre. Il dolore che si sprigionò da quel punto la fece barcollare. Sentì il sapore del sangue in bocca. "Mia cara, se fossi stata ferma avremmo potuto evitare questa spiacevole situazione." Il vampiro le mise una mano dietro la schiena, mentre con l'altra estraeva la spada dal suo corpo. "Scusami un attimo." Le disse mentre la stendeva a terra. Anche Crowley era riuscito a sistemare gli altri. "Abbiamo finito, Ferid? O dobbiamo ucciderli?" Yurika rabbrividì a quelle parole. Era tutto finito? Sarebbero morti? "No, Crowley, va bene così. Possiamo andare." Il vampiro dai capelli silverini tornò da lei. In quell'istante Yurika capì che non sarebbe tornata indietro, a lei non avrebbe concesso questa grazia. Ferid la prese in braccio mentre la vista della ragazza iniziava ad offuscarsi. Gli altri videro il vampiro prendere Yurika, ma, ancora prima che potessero rendersi conto di quello che sarebbe successo i due vampiri e la ragazza erano già spariti.


Ci fu un lungo silenzio rotto solo dal sibilare del vento. Shinya fissava immobile il punto in cui la sorella era sparita. Come aveva potuto permettere che accadesse una cosa del genere? Come aveva potuto lasciargliela portare via? Guren gli posò una mano sulla spalla. "Guren... È... Andata..." Gli altri si avvicinarono in attesa. "Shinya..." Il colonnello Mito Jujo prese parola. "Andiamocene. Non c'è nient'altro da fare." Rispose Shinya incamminandosi. Gli altri si scambiarono degli sguardi incerti e lo seguirono. "Guido io." Disse Guren. Shinya non disse nulla. Per tutto il viaggio nessuno parlò. Dopo aver raggiunto nuovamente la città Guren si offrì di accompagnare Shinya per il rapporto.

"Avanti." Disse Kureto dopo aver sentito bussare. Non si sorprese di vedere quei due al posto della sorella. "Non le è ancora passata?" Chiese. Si preoccupò notando il silenzio che seguì alla sua domanda. Posò le carte che stava esaminando. "Le è successo qualcosa?" La sua domanda fu nuovamente seguita dal silenzio dei due. La cosa lo stava facendo alterare. Insomma, perché non si decidevano a parlare? Possibile che fosse successo qualcosa di così grave? La risposta era davanti a lui, bastava guardare le loro facce per capirlo. "Mi dispiace Kureto..." E l'uomo vide delle lacrime sul volto di Shinya. Sentì il sangue gelarsi nelle vene, pensando al peggio. "È... Morta?" Chiese, senza riuscire a nascondere il tremito nella sua voce. "L'ha presa... Quel vampiro." E Shinya strinse i pugni al pensiero di quello che la ragazza sarebbe stata costretta ad affrontare. Cosa voleva farle quel vampiro? "È lo stesso vampiro che avete incontrato l'altra volta?" Chiese Kureto, tornando ad assumere un atteggiamento freddo e professionale. "Qualche altra perdita?" "No." Questa volta fu Guren a parlare. "Avete intenzione di fare qualcosa?" Chiese aspramente. Kureto li guardò entrambi con aria sprezzante. "Come sacrificare le vite dei soldati per infiltrarci e cercare di liberarla? Non credo proprio. Se avete finito potete andare." Shinya osservò il fratello, avrebbe voluto ribattere, dire che non avrebbero dovuto abbandonarla, che... Ma a cosa sarebbe servito? A peggiorare la situazione e per quanto potesse essere difficile non aveva alternative e Kureto aveva ragione. Sospirò e lui e Guren lasciarono la stanza. "Guren, forse avremmo potuto fare qualcosa, forse..." Guren si fermò guardando Shinya negli occhi. "Non ti preoccupare, se la caverà." Ma in realtà nutriva dei seri dubbi in proposito. Yurika era una ragazza forte, una Hiiragi, forse era ancora viva e lo sarebbe stata, almeno finché quel vampiro l'avesse voluto.

Kureto era rimasto molto tempo nel suo studio a pensare. Com'era potuto succedere? Yurika era sempre stata un ottimo elemento all'interno dell'esercito, pensava che non dovesse preoccuparsi per lei e invece... Ora neppure sapeva se era viva. E la cosa lo faceva stare male. Più di quanto avesse mai immaginato. Sapeva anche che avrebbe dovuto affrontare un altro problema: dirlo al padre. Aveva paura di come avrebbe reagito alla notizia e si preparò ad affrontare la sua ira. Tenri sollevò lo sguardo sul figlio. "Kureto? È strano vederti qui. Cosa ti serve?" Kureto continuò a fissare l'uomo, cercando di trovare le parole più appropriate per la situazione. "Padre, devo parlarvi di Yurika." Tenri sollevò un sopracciglio, pensando che il figlio avesse scoperto il contenuto della sua conversazione con la ragazza. "L'ultima missione non è andata bene." "Cosa vuol dire?" Chiese il padre mantenendosi impassibile. "È stata rapita." I due si fissarono a lungo. "Da un vampiro, quel nobile di cui ci parlava l'altra volta." "Ferid Bathory." Sussurrò Tenri. "Sì, quello." "Bene Kureto. Ti ringrazio. Ora puoi andare." Kureto lo fissò perplesso. Era tutto lì quello che era in grado di dire? Sua figlia era appena stata rapita e lui non diceva niente? "Padre..." "Vattene Kureto." Lo sguardo tagliente e il tono risoluto gli fecero capire che sarebbe stato meglio che se ne andasse. Tenri Hiiragi osservò il figlio mentre si allontanava. Chiuse gli occhi e si passò una mano nei capelli ripensando all'ultima volta che aveva visto Yurika. Una lacrima solitaria scese lungo la sua guancia mentre pensava che quello sarebbe stato l'ultimo ricordo che la figlia avrebbe avuto di lui. Il ricordo di un padre insensibile. Aprì un cassetto della scrivania prendendo una foto. Osservò la donna che sorrideva accanto a lui. "Fra non molto saranno ventidue anni..." E si incupì ripensando alla morte della donna che aveva amato. Le aveva promesso che ci sarebbe stato e non solo per Yurika, ma anche per Kureto e Seishiro. Invece dopo la sua morte le cose erano cambiate drasticamente e non era riuscito a dare alla figlia quello che meritava. Si diceva sempre che avrebbe cercato un modo per recuperare, ma ora era troppo tardi. Non ci sarebbe più stato niente da recuperare, non avrebbe più potuto rimediare ai suoi errori e lei non avrebbe mai saputo quanto in realtà fosse importante per lui, ma soprattutto quanto le voleva bene. E, come ventun anni prima, si ritrovò solo a piangere sui propri errori.

25/03/2017

Guilty All The Same Donde viven las historias. Descúbrelo ahora