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<<Che vuol dire che Annabeth lo sa>>
<<Quanti significati credi che possa avere questa frase esattamente?>> Tara incrociò le braccia al petto e guardò male Percy.
Lui ridacchiò.
<<Cos'hai da ridere?>>
<<Sei buffa quando ti arrabbi>>

Tara lo osservò allibita, lasciando ricadere le braccia lungo i fianchi.
<<Buffa>>
Percy annuì, sorridendo e avvicinandolesi, abbassando il viso verso il suo.
Ma Tara lo spinse via <<non qui!>> sibilò, guardandosi attorno.

<<Non c'è nessuno, siamo soli, Tara>> Percy sussurrò, attirandola verso di sé.
In effetti Tara l'aveva trascinato praticamente in mezzo al bosco per non farsi sentire da nessuno, si arrese alle mani di Percy sul proprio corpo e lo baciò.

<<Annabeth non lo dirà a nessuno comunque>> Percy si staccò dalle sue labbra.
<<Lo so, e poi non ci sarebbe niente da raccontare, giusto?>> Tara si irrigidì leggermente.
<<Giusto, non significa niente>> Percy fece un passo indietro e Tara sentì freddo.
<<Forse sarebbe meglio tornare alle cabine>> aggiunse il figlio di Poseidone e Tara annuì.

Camminarono uno accanto all'altra in silenzio finché non si fermarono davanti alla Cabina numero 13.
Percy guardò quella di Poseidone in lontananza, poi posò lo sguardo su Tara.
<<Preferisci non rischiare di destare altri sospetti per stanotte?>>

Tara annuì, nonostante una parte di lei le stesse urlando di non stare lontano dal ragazzo.
Percy abbozzò un sorriso, si chinò verso di lei, sfiorandole il collo con le labbra <<dormi bene allora>> sussurrò, poi si voltò e se ne andò.

Tara si chiuse la porta della Cabina di Ade alle spalle sentendo una strana sensazione, come se qualcosa non fosse andato per il verso giusto.
Aggrottò le sopracciglia, sbuffando tra sé e sé.
La Cabina era deserta.

<<Credo di sbagliare qualcosa in quanto figura maschile di riferimento>>
Una voce quasi sconosciuta la fece sobbalzare, prima che la figura di Ade emergesse dal buio di un angolo.

<<Insomma: un figlio di Apollo, un figlio di Marte...e ora Poseidone?>> continuò il Dio.
Tara sentì il proprio cuore continuare a battere a un ritmo considerabile inumano e non si mosse, mentre il padre continuava a camminare per la stanza.

<<Sembra proprio che i miei figli non abbiano gusto in fatto di compagnie maschili>> Ade sospirò, fermandosi davanti alla figlia e sistemandosi la giacca.

<<Non capisco>> Tara scoprì di riuscire ancora a parlare.
<<Ah giusto, Percy Jackson non è nulla per te>>
Tara si sentì attraversare da un brivido.

<<Tara>>
Ade la richiamò e lei fissò lo sguardo in quello del Dio.
Una piccola ruga si formò tra le sopracciglia scure di Ade, dandogli un'aria preoccupata che per nulla si addiceva a una divinità.
<<Ci sarà un momento in cui neanche io potrò aiutarti>> disse.

<<Cosa vuol dire? Perché dovresti aiutarmi?>>
Dato che non l'hai mai fatto finora avrebbe voluto aggiungere.
<<Non è qualcosa che posso dirti, ma tu ricordalo>> Ade fece un passo verso di lei <<ci sono delle cose che nessuno può contrastare>> e con un ultimo sguardo la figura di Ade sparì.

Tara rimase a fissare la stanza vuota sentendo un'improvviso senso di rabbia montarle nel petto.
Era stanca, si sentiva fuori posto, sentiva di non star facendo del suo meglio ma non riusciva a trovare il nocciolo della questione.
Tutto stava andando bene.
E allora, cosa mancava?

Come Orfeo e la sua Euridice || Percy Jackson Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon