Capitolo 36

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Capitolo 36

Laura aspettava con angoscia che arrivasse il giorno in cui Sara avrebbe fatto ritorno a casa. Formulò tante ipotesi e rifletté tantissimo sul da farsi. In alcuni momenti si trovò a pensare perfino che tutto sommato Sara era stata fortunata a incontrare Stefano.     

 Il mercoledì sua figlia chiamò:

"Mamma, vengo domani, con Sofia. Tu puoi venire a prendermi a casa della nonna?" le disse sua figlia.

"Va bene. Per che ora arrivate?" le chiese.

"Per ora di pranzo, credo. Comunque quando siamo vicine ti avverto."

Laura trascorse tutto il resto della giornata a immaginare come sarebbe stato l'incontro con sua figlia l'indomani. Le avrebbe parlato di Stefano? In serata, a tavola con Marco riuscì solo a dire:

"Domani viene Sara".

"Ah bene... Starete un po' insieme e ti sentirai meno sola" disse suo marito. Rimanere da sola era sicuramente una prospettiva preferibile piuttosto che affrontare sua figlia.

Il giovedì, dopo Mezzogiorno, Sara chiamò sua madre per avvertirla che erano vicine. Laura era già pronta da un pezzo. Fece un gran respiro e poi si avviò in auto verso la casa della nonna di Sofia. Le due amiche arrivarono poco dopo. Si salutarono calorosamente. Anche Sofia la salutò con affetto. Le sembrava fosse passato un secolo! Sua figlia le sembrò anche diversa, aveva una luce nuova negli occhi, un modo di parlare che non ricordava prima. Le sembrava più adulta.

In auto, mentre si dirigevano verso casa, Laura chiese a Sara quanti giorni si sarebbe fermata.

"Non so, vediamo" rispose sfuggente sua figlia. Laura non aggiunse altro. Avvertì tensione e questo la turbava.

Giunte a casa Sara andò in camera sua a sistemare varie cose. Aveva abiti da lasciare e altri da portare con sé. Quando scese trovò sua madre che stava stendendo il bucato fuori. Era una giornata fredda ma soleggiata.

"Si sono allungati i capelli" le disse Laura mentre prendeva delle mollette. Sara sorrise e l'aiutò passandole gli indumenti. Fra di loro Lola scodinzolava felice.

"Mi siete mancati. Mi è mancato tutto questo" disse Sara.

"Eh ma non mi sembra così tanto... Sei stata via tutto questo tempo" commentò Laura un po' provocatoriamente senza interrompere quello che stava facendo.

"Avevo molte cose da fare... poi..." si interruppe. Laura continuava a occuparsi del bucato. 

 "Sto frequentando un ragazzo" disse di colpo Sara. Laura si sentì mancare. Fissava gli indumenti sul filo con le mollette, dedicando cura particolare all'operazione e sperando, in quel modo, di ritardare più possibile il momento in cui avrebbe dovuto affrontare il dialogo con sua figlia.

"Ah, ecco il motivo della tua latitanza..." commentò  scherzosamente tentando di sdrammatizzare il momento. Sara sorrise poi proseguì un po' in imbarazzo. 

"Ci siamo conosciuti alla mostra, poi abbiamo trascorso insieme la sera di Capodanno... e poi abbiamo iniziato a frequentarci". Forse sua figlia si aspettava domande perché metteva lunghe pause tra una frase e l'altra, ma Laura restava in silenzio. 

"E' il ragazzo che ha esposto le foto, tra cui quelle scattate a te" continuò.

"Ah..." riuscì solo a dire Laura. Gli indumenti da stendere erano terminati. Lentamente Laura si voltò verso sua figlia. L'espressione di lei attendeva una reazione da parte di sua madre, ma Laura si limitò a dire:

"Rientriamo così ci occupiamo del pranzo?" Sara restò un po' sorpresa, ma la seguì.

Laura aveva preparato un risotto con i funghi. Doveva solo aggiungere un po' di brodo caldo e poi aveva cucinato una frittata con i carciofi. Sara si dedicò ad apparecchiare la tavola. Poi sedettero e iniziarono a mangiare.

"Buono" commentò Sara.

"Ti piace?" le chiese Laura. Sara rispose di sì con il capo.

"I carciofi sono i primi della stagione. Sentirai che bontà" continuò poi Laura "in tutti questi giorni come eravate organizzate per mangiare?" chiese poi a sua figlia.

"Facevamo la spesa e cucinavamo, anche se io e Sofia abbiamo gusti diversi" sorrise Sara "ad ogni modo ho mangiato poche volte a casa. Ero spesso fuori".

"In Università?" chiese Laura.

"Anche..." rispose evasivamente sua figlia. Seguì un lungo silenzio che mise a disagio entrambe. Poi Sara prosegui:

"Non vuoi sapere di più?"

"Cosa?" chiese distrattamente Laura.

"Di quello che ti ho detto prima... Sei strana mamma" disse poi Sara.

"E' la tua vita. Sei una donna. Ascolto quello che tu mi dici. Preferiresti una madre impicciona?" chiese poi ridendo. Sara sorrise anche lei, poi guardando nel piatto, disse:

"...è che mi fa piacere parlartene. E' importante." Allora Laura decise di mettere fine a quella recita e porsi davvero in ascolto di sua figlia. Era quello che le stava chiedendo.

"Va bene. Parlami" le disse gentilmente. Così Sara le raccontò quello che era accaduto la notte di Capodanno, di come fossero rimasti svegli fino all'alba in giro per la città. E come si erano visti di nuovo il giorno successivo tutti e quattro, lei e Stefano e Sofia e Claudio, un altro artista espositore. E poi ancora, dal giorno dopo avevano iniziato a frequentarsi solo loro due e giorno dopo giorno il loro rapporto si era fatto sempre più intimo.

"Sei felice?" le chiese Laura a un tratto. Non voleva ascoltare altri dettagli. Molti li conosceva già.

"Sì, molto". Rispose Sara con gioia nel viso.

"Bene. Allora questo è importante. Goditi la tua felicità. Te la meriti. Io ci sarò sempre per qualsiasi cosa". Le disse Laura con affetto. Sara sembrò soddisfatta di quella chiacchierata con sua madre e non ritornò sull'argomento, disse solo:

"Sabato e domenica starò fuori e poi tornerò. Lui ha una casa per l'estate poco distante da qui e ci vedremo là. Ti dispiace?" Laura si sentì gelare. Immaginò sua figlia muoversi negli stessi spazi, toccare gli stessi oggetti, respirare gli stessi odori. Stefano avrebbe acceso il camino per lei?

 Si riprese dal turbamento. Sua figlia le aveva posto una domanda.

"No, non mi dispiace. Vai pure. Tanto poi torni, no?"

"Sì sì, torno lunedì. Vorrei chiederti soltanto se potrò usare la tua auto" chiese Sara.  La sua auto ritornava in quel luogo con una conducente diversa. Che effetto avrebbe avuto su Stefano rivedere la stessa auto che parcheggiava di nuovo davanti casa sua? 

"Sì, va bene. Puoi prendere l'auto" disse a sua figlia.

"Oggi devi lavorare?" chiese Sara.

"No. Non ho preso appuntamenti. Volevo trascorrere queste ore con te" rispose Laura. Sara l'abbracciò. Anche Laura la strinse forte e poi non riuscì a trattenere le lacrime che avvertì rigarle il volto. Quando sciolsero l'abbraccio Sara la guardò un po' preoccupata.

"Non ti preoccupare" le disse Laura "sono gli ormoni".

Il canto delle sireneWhere stories live. Discover now