Capitolo 5

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Capitolo 5

"Buongiorno mamma, buongiorno papà..."

Sua madre lo guardò con benevola disapprovazione. "Buongiorno... quando sei rincasato? Hai una faccia!"

"Eh sì... Era tardi ". Intanto  Stefano si era  avvicinato ai pensili della cucina intenzionato a cercare qualcosa da mangiare.

"Io e tua madre stiamo andando al mercato" annunciò suo padre un po' accigliato.

Negli ultimi due anni spesso si era mostrato di malumore, da quando era accaduta la tragedia del figlio, un colpo terribile e insostenibile per suo padre, medico psichiatra. Lui, che curava altre persone affette da disturbi mentali, non aveva capito nulla di suo figlio. Non l'avrebbe mai superato quel trauma. E le liti con sua madre. Quante volte sua moglie, nella disperazione, gli aveva rinfacciato che come padre psichiatra non valeva nulla. Era anche andato via da casa per un po'. Poi era tornato. Si erano riappacificati. Quella era la prima estate che tornavano a trascorrere un periodo in quella casa. Non andavano spesso al mare, più che altro si dedicavano a loro passioni. Passeggiavano, a volte andavano al mercato il sabato mattina, come quel giorno. Suo padre si dedicava allo studio, alla lettura. Sua madre curava il giardino, qualche volta si intratteneva con qualche amica estiva. In casa si respirava ancora tutto il dolore. Stefano cercava di trattenersi meno possibile lì.

"E dov'è che sei stato?" continuò a informarsi sua madre, con quell'accento veneto, ancora molto marcato.

Stefano, con fare vago, le dava le spalle mentre armeggiava con i fornelli. "Sono andato a una festa di un paese nelle vicinanze, verso le colline".

"Ti son venuti a prendere i tuoi amici?" insisté lei

"Sì, sono passati a prendermi... Che c'è per colazione?"

"Quello che vuoi... Ieri ho cotto anche i biscotti, sono rimasti nel forno.  Non so mai quando ci sei, quindi non mi metto a preparare tante cose... Oggi pranzi a casa?"

"Sì, oggi sono a casa, ma va bene così mamma, non devi preoccuparti. Io mi arrangio, lo sai".

"Eh lo so, lo so..." Sua madre passò dalla cucina all'altra stanza per prendere le cose e uscire. "Se esci, chiudi a chiave la porta!" gridò, già fuori.

Stefano sedette al tavolo e si organizzò per fare colazione. L'orologio sulla parete segnava le undici. La sera prima, avevano terminato molto tardi la cena offerta, che si era rivelata abbondante e succulenta e lui, affamato, aveva divorato tutto con piacere. Laura, invece, aveva mangiato pochissimo, forse un po' di più i dolci. E poi, vino in abbondanza... e buono. Laura ne aveva sorseggiato solo un po', visto che dopo avrebbe dovuto guidare. C'era molta gente alla tavolata, diversi artisti appartenenti ad altri gruppi. I compagni di Laura erano stati gentili e ospitali con lui e Stefano li aveva informati delle foto scattate. Alla prima occasione gliene avrebbe mostrate alcune. Loro avevano manifestato gratitudine per questa iniziativa da parte sua e lo avevano invitato a recarsi in sede in qualsiasi momento. Aveva guardato Laura e le aveva chiesto se per lei andasse bene.

"Certo, poi ci organizziamo" gli aveva risposto.

Durante tutta la serata si era mostrata serena. Solo a momenti gli era parso di cogliere in lei un impercettibile imbarazzo. Nessuno aveva fatto domande. Chiara, aveva mantenuto quella sua aria svampita che la rendeva tanto simpatica; aveva scherzato con lui in modo innocente e in maniera del tutto casuale il discorso era andato sulla sua quasi laurea in Giurisprudenza. Laura conosceva il motivo di quel quasi.
Terminato di cenare si erano salutati. Lei aveva recuperato le sue cose nello stanzone e si era cambiata. Stefano l'aveva aspettata fuori. Era passata da poco la mezzanotte e a lui era sembrato ancora troppo presto. Nel raggiungere il parcheggio le aveva cinto le spalle in un abbraccio. Aveva avuto l'impressione di sentirla tesa.

Il canto delle sireneМесто, где живут истории. Откройте их для себя