Capitolo 3

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Capitolo 3

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand'ella altrui saluta

ch'ogne lingua deven tremando muta

e li occhi no l'ardiscon di guardare

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d'umiltà vestuta,

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi si piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che 'ntender no la può chi no la prova

e par che de la sua labbia si mova

un spirito soave pien d'amore,

che van dicendo a l'anima : sospira

Trovò questo sonetto, appena accese il telefono, il mattino dopo. Laura si era svegliata molto presto  e, scesa giù in cucina, aveva trovato questo messaggio di  Stefano con questi versi di Dante. Ebbe un tuffo al cuore. Aveva bisogno di leggerlo con calma. Andò fuori in giardino e si accomodò sotto il gazebo per riprendere la lettura. Più volte. Un sonetto di Dante, solo quello e nient'altro. Una dedica importante, una citazione di grande spessore e l'aveva dedicata a lei. Aveva capito che le piaceva la letteratura classica. Laura cercò di interpretare quella dedica interrogandosi su quali motivazioni avessero portato Stefano a inviarle un simile scritto. Si sentiva lusingata che, alle soglie del terzo millennio, un ragazzo le avesse inviato uno scritto di Dante. Chissà in che momento  lo aveva scritto... 

Sembrava una storia fuori dalla realtà.

Si sentiva una liceale e si vergognò di questo, ma le piaceva che lui la pensasse in quel modo. Una donna d'altri tempi "che par sia venuta dal cielo in terra a miracol mostrare". Sorrise.

Marco si preparava per andare a lavoro. Mancavano ancora pochi giorni alle ferie estive. Suo marito sarebbe stato presente in casa tutto il tempo e lei avrebbe perso la sua libertà. Si sentì una brutta persona scoprendo di desiderare che quelle ferie non arrivassero mai. Povero Marco, lavorava tutto l'anno senza risparmiarsi e aveva ogni diritto a riposarsi, ma ora, sentiva che le era d'intralcio... Rientrò per preparare la colazione. Suo marito, come al solito, consumò in fretta appena un poco di quello che Laura aveva preparato. Lei invece si accomodò e con calma gustò ogni cosa. Non vedeva l'ora che lui uscisse. Sarebbe tornata sotto al gazebo, lì avrebbe terminato di fare colazione e avrebbe letto ancora il messaggio.

Pochi minuti dopo lui la salutò con un fugace bacio su una guancia e uscì. Laura sistemò ogni cosa in un vassoio e tornò in giardino. Lesse più volte il sonetto. Continuò a sorseggiare l'infuso di erbe, mangiò alcuni pezzetti di pane con la marmellata e intanto pensò a una risposta. Non voleva manifestare troppa gioia per aver ricevuto quel messaggio, ma non voleva neanche dare poca considerazione al gesto di lui. Dopo lunga riflessione scrisse Bello... e inviò. Troppo misero? Lui ci sarebbe rimasto male?  Anche lei doveva cercare uno scritto che fosse all'altezza? Quanti dubbi!

Terminò la sua colazione, riportò tutto in cucina e come ogni mattina si dedicò a tutti gli animali; innaffiò le piante, raccolse alcuni frutti, si fece una doccia e poi si rilassò un pochino sull'amaca. I ragazzi si sarebbero svegliati tardi, come era solito in quel periodo erano attivi la notte e meno il giorno. 

Verso le nove uscì per fare un po' di spesa. Voleva sbrigarsi per rientrare presto prima che iniziasse il forte caldo. Al supermercato incontrò Silvia, una compagna di coro.

Il canto delle sireneOù les histoires vivent. Découvrez maintenant