Capitolo 10

181 17 76
                                    

Capitolo 10

Laura tornò a casa e cercò di non pensare ai giorni che sarebbero seguiti. Si dedicò a diverse attività  rimaste in sospeso. Una di queste era tinteggiare le pareti della sala da pranzo. Uscì per andare ad acquistare i materiali necessari. Aveva bisogno di concentrarsi su delle azioni che la distogliessero da sentimenti di nostalgia, di perdita, di rimpianto. Raggiunse il negozio di fiducia e quando entrò, al bancone a servire c'era Filippo, il figlio del proprietario, che teneva fra le braccia una bambina.

"Buongiorno!" salutò Laura.

"Buongiorno" rispose l'altro.

"E chi è questa meraviglia?" chiese lei.

"È mia figlia" rispose il giovane sorridendo.

"Ah, non lo sapevo... È da un po' che non vengo da voi" specificò Laura "E la mamma?"

"La mamma è andata a prendere l'altro bimbo. Lei ha già un suo figlio di cinque anni. Il papà non c'è più". Laura provò una strana emozione. Filippo era molto giovane, avrà avuto all'incirca venticinque anni. Ora si ritrovava di colpo con due ragazzini. Chissà la compagna com'era? Era più grande di lui? Vivevano insieme? Come se la cavava lui che improvvisamente si vedeva calato dentro un nucleo familiare? La sua famiglia.

Laura non fece nessuna delle domande che attraversarono i suoi pensieri. Richiese il materiale che le necessitava e poi prima di congedarsi disse: "Filippo sii felice". 

Quelle parole le uscirono così, direttamente dal cuore. Il giovane rimase molto colpito. Dopo una manciata di secondi di silenzio rispose: "Grazie" e mentre lo diceva aveva gli occhi lucidi. 

Laura sorrise e uscì. Salì in auto dopo aver caricato il materiale acquistato e una volta avviato il motore sentì salire le lacrime. Fece tutto il tragitto di ritorno a casa piangendo in silenzio. Appena arrivata inviò un messaggio a Stefano  A che ora parti domani?

Lui rispose quasi subito Alle diciassette.
Ti chiamerò gli scrisse Laura.

                                                                                  ***

Dopo essersi congedato da Laura, Stefano era entrato in casa sbattendo maldestramente la porta ed era salito nella sua camera. Suo padre stava nello studio e sua madre in cucina. Entrambi non avevano detto nulla. Poi, sua madre si era affacciata allo studio e con espressione interrogativa aveva guardato verso suo marito. Dopo qualche istante lui aveva alzato lo sguardo da ciò che stava leggendo, l'aveva guardata e senza dire nulla aveva alzato le spalle. La madre di Stefano non si era arresa e così si era avvicinata alla scala a chiocciola da dove aveva iniziato a chiamare verso la mansarda:

"Stefano, scendi per pranzo?"

"No, io non pranzo, mangiate voi" aveva risposto senza affacciarsi. Sua madre aveva avuto il buon senso di non aggiungere altro e tornarsene in cucina. Stefano, in quel momento, desiderava stare da solo. Non voleva condividere il pranzo con loro, guardare le loro facce, rispondere alle loro domande. Aveva avviato un CD per ascoltare la musica. Poi era arrivato il messaggio di Laura e questo lo aveva lievemente sollevato. Non vedeva l'ora di sentire la sua voce.

Iniziò a raccogliere tutto ciò che gli sarebbe stato necessario durante il suo viaggio. Poi maturò la decisione di raggiungere la casa in città la sera stessa così l'indomani avrebbe raggiunto comodamente l'aeroporto. Aveva bisogno di stare da solo e in quel modo ne avrebbe avuto  la possibilità. Nel primo pomeriggio scese giù in soggiorno e trovò sua madre che riposava sul divano.

"Mamma..."sussurrò.  Sua madre aprì subito gli occhi. "Prendo il pullman alle sedici e vado a casa. Preferisco partire da là" le spiegò.

"Stefano, ma che succede? Che hai?" chiese sua madre con  tono apprensivo.

Il canto delle sireneWhere stories live. Discover now