Capitolo 6

258 18 147
                                    

Capitolo 6

Il lunedì mattina Laura si sentiva eccitata all'idea di risentire la sua voce. Scese a preparare la colazione e poi si occupò degli animali. Mentre condividevano la tavola Laura disse a suo marito:

"Oggi o domani vedrò Caterina. È da tanto tempo che vogliamo incontrarci. Credo che andremo a fare una camminata e penso di ritornare per ora di pranzo, non so, vedremo anche i suoi impegni". Sembrava sentire il bisogno di giustificare i suoi movimenti.

"Va bene" disse lui. Laura alzò lo sguardo dalla fetta di pane sulla quale aveva appena spalmato della marmellata e i loro occhi si incontrarono. Le sembrò di essere letta dentro. Ebbe paura.

Si salutarono e Marco uscì. Tutta la casa calò nel silenzio. Fuori si sentivano solo gli uccellini cantare. Prese il telefono. Respirò a fondo. Si concentrò e compose il numero. Il telefono squillò tanto, ma ecco che sentì la voce di Stefano.

" Ehi... buongiorno". Dal tono le sembrò ancora assonnato e questa cosa la divertiva.

"Buongiorno" replicò lei. Vi fu qualche istante di silenzio, poi Laura prese la parola.

"Stefano, volevo scusarmi per il mio comportamento dell'altra sera".

"No, non sei tu che devi scusarti, ma sono io. Forse avevo bevuto troppo, ero stanco, non so cosa mi sia preso..."

"Non hai nessuna colpa. Quello che è accaduto lo desideravo anche io".

Silenzio dall'altra parte. Dunque non si era sbagliato, pensò Stefano, Laura lo desiderava con la stessa intensità.

"Il fatto è che..."

"Aspetta... aspetta" la interruppe lui "Non parliamone ora. Io vorrei vederti. Vorrei chiederti di venire qui, se puoi, quando puoi".

Quella proposta le provocò un lieve disagio, ma rispose: "Sì, va bene".

"Andiamo insieme al mare. Alla scogliera oltre il faro dove siamo stati quella notte" propose lui. Ecco che tornava il romantico, l'idealista che aveva conosciuto. E le proponeva di tornare sui luoghi del loro primo incontro. Tra l'altro quella scogliera era bellissima e non vi era modo migliore di viversela insieme a lui.

"Stefano, io posso raggiungerti solo di mattina... e a una certa ora devo rientrare" chiarì lei.

"Va bene, non c'è problema, vieni adesso e andiamo" rispose lui così da far sembrare tutto semplice. Raggiungere quel posto richiedeva tempo e Laura non voleva che la fretta e l'ansia la divorassero in un' occasione così preziosa. Doveva organizzarsi per poterlo raggiungere di mattina presto; in questo modo avrebbe avuto più ore a disposizione, solo che Marco non usciva mai prima delle otto.
Il tempo.

Non ne disponeva abbastanza come avrebbe desiderato. Com'era possibile per alcuni giovani annoiarsi? A volte era capitato anche ai suoi figli di avere a disposizione troppo tempo. A lei no, non era mai capitato. Aveva sempre gareggiato con esso e spesso aveva perso. Come quando era in attesa di Sara. Quanto tempo in più avrebbe voluto per dedicarsi con la stessa cura alla gravidanza e agli studi, invece le sembrò di non fare bene né l'uno, né l'altro. Come adesso, sempre concentrata a rubare i minuti al tempo che la sua vita quotidiana le concedeva, e non le bastava più.

"Mi devo organizzare. Ora non riesco".

"Vieni quando puoi. Io sono qui. Ti aspetto". E l'aveva detto con quella voce magica, carezzevole, avvolgente da farle desiderare di essere lì in quel preciso momento. Che spreco. Lui lì tutto solo e io qui pure.

"Va bene, mi organizzo per domani. Tieni il telefono vicino. Ti chiamo presto".

"Certo... Ciao".

"Ciao". Laura chiuse la chiamata con un po' di malinconia. Avrebbe voluto raggiungerlo subito e non aspettare fino all'indomani. Doveva trovare una motivazione per uscire di casa prima di Marco. Gli avrebbe detto che preferivano sfruttare le ore fresche per camminare. Sì, poteva essere un buon motivo.

Il canto delle sireneWhere stories live. Discover now