Capitolo 3

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Aprii gli occhi lentamente, agitando le mani sul comodino per spegnere quella dannata sveglia.
Sbuffai e mi resi conto di una cosa, non avevo avuto incubi.
Per la prima volta, la sveglia riuscii ad adempiere al suo dovere, sorrisi a questa novità e mi alzai dal letto, erano le sette e avevo dormito parecchie ore.
Mi guardai allo specchio e non intravidi nessuna occhiaia.

Mia madre sorseggiava caffè e nel vedermi così energico di prima mattina le fece strabuzzare gli occhi.
"Stai bene?"
Mi passai una mano nei capelli e sorrisi come un ebete. "Mai stato meglio."
Afferrai una mela al volo e uscii di casa per dirigermi alla fermata dell'autobus, socchiusi gli occhi per mettere a fuoco e vidi Izuku con il telefono tra le mani, seduto sulla panchina. Aveva ascoltato il mio consiglio, e si era presentato alla fermata giusta.

Lentamente mi avvicinai e lo sorpresi da dietro, facendolo sobbalzare.
"Ma che diavo-" si girò di scatto e appena mi vide sorrise. "Katsuki, ciao!" Feci il giro della panchina e mi sedetti al suo fianco, con le mani in tasca.
"Ciao Izuku." Dissi calmo e con un lieve sorriso in volto.
I suoi grandi occhi verdi mi scrutarono con attenzione. "Sei raggiante stamattina o sbaglio?"
"Senti...volevo chiederti scusa per ieri." Voltai il capo dall'altra parte leggermente imbarazzato ignorando la sua domanda. "Ti avevo detto che non ti avrei fatto male e invece..." iniziai a battere il piede sull'asfalto velocemente, in ansia.
"La rabbia ci fa compiere azioni che non faremmo mai. Non hai nulla di cui scusarti, sono stato io a invadere il tuo spazio e me ne sono preso le responsabilità." Si portò una mano al petto e sorrise, come un bambino. Le sue lentiggini si accentuarono e non potei fare a meno di incantarmi in quei smeraldi luccicanti pieni di gentilezza e bontà.

"Adesso almeno stai meglio?" Si avvicinò e fece toccare le nostre gambe e sussultai leggermente. "Si, dopo le parole che mi hai detto ho capito molte cose. E ti ringrazio." Guardai avanti e vidi l'autobus arrivare alla nostra fermata.

Lo feci passare avanti e lo seguii a ruota. "Prendi i posti in fondo." Afferrai il suo biglietto dalle mani per timbrare e lui fece come gli avevo ordinato.

Lo raggiunsi pochi secondi dopo e mi buttai di peso sul sedile, colpendolo al fianco."Forse non ti rendi conto che sei alto e grosso. Fai piano." Rise e mi spinse più a destra, così da non ingombrare il suo sedile.
"Tsk, non ti avevo visto sai, sei piuttosto piccino." Ironizzai per poi fargli la linguaccia.

Mi tirò un leggero pugno sul braccio, ma non sentii nulla. "E questo cos'era? Una carezza?" Mi piaceva il modo in cui reagiva alle mie provocazioni.
Forse così si creavano i legami, no?

Si portò le braccia al petto e fece il broncio.
"Metterò su massa muscolare, poi vedrai come mi vendico." Disse convinto e si battè una mano sul petto.
"Ne sono convinto, nano." Poggiai la testa sul finestrino, sorridendo.

Non ero arrabbiato, deluso e triste...ero felice. Questo suo modo di fare mi piaceva, mi intrigava a conoscerlo ancora di più e mi ero ripromesso di proteggerlo. Era simpatico e non capivo perché tutti ce l'avessero con lui.

"Sai Katsuki, mi piacerebbe davvero molto diventare tuo amico." Disse come a leggermi nel pensiero, lo guardai serio.
"È come firmare un patto con il Diavolo." Senza pensare risposi così, ero un ragazzo complicato e difficile da comprendere e avevo spesso sbalzi di umore.
"Prima il Diavolo era un Angelo, sai?"
Era incredibile come ogni sua risposta mi lasciasse senza una parola, a cosa voleva alludere? Non glielo chiesi e tornai a guardare fuori.
Sarebbe stato difficile, lo sapevo già.

2 settimane dopo

La professoressa di matematica stava finendo di spiegare un argomento a cui non ero molto interessato visto che lo sapevo già svolgere. Avevo preso comunque gli appunti, in modo da rinfrescarmi le idee.

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