Capitolo 5

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La neve cadeva piano piano imbiancando le vie del paese, la gente era allegra e le luci natalizie adornavano tutti i vicoli rendendo magica l'atmosfera.
I bambini correvano per la strada lanciandosi di tanto in tanto qualche palla di neve con annesse urla di gioia, un sorriso involontario fece capolino sul mio volto quando ricordai come anche io anni e anni prima facevo le stesse cose, quando ancora la mia vita sembrava degna di essere vissuta.

Io e Izuku stavamo camminando da un paio d'ore e non facevamo altro che parlare, conoscendoci sempre di più.
Mi fidavo di lui e stare al suo fianco mi rendeva meno burbero.
Mi coprii con la sciarpa fino al naso e mi sistemai la berretta, la neve mi piaceva ma il freddo lo detestavo.

"Andiamo al parco?" La sua voce risultava bassa e ovattata, anche lui come me era coperto fino al naso.
Annuii e pochi minuti dopo arrivammo a destinazione, nel parco del nostro quartiere.
Misi le mani in tasca e tremai leggermente.
"Katsuki?" Mi voltai e una palla di neve mi arrivò dritta in faccia facendomi barcollare.
"Piccolo stronzo che non sei altro." Mi pulii e senza pensarci lo ripagai con la sua stessa moneta, evitò il colpo e iniziò a correre per il parco.

"Hai una mira pessima!" Urlò mettendo le mani a coppa per farsi sentire.
Un sorriso perfido comparve sul mio viso, avevo quasi vent'anni ma non me ne importava nulla, tornai a essere il bimbo spensierato di una volta.

"Fatti prendere poi vediamo se ridi ancora!" Ero veloce e avevo anche una buona resistenza. Gli anni di corsa stavano dando il loro frutto. Izuku era molto tenace e grazie alla sua passione per l'oboe aveva più fiato di me, ma meno resistenza.

Tagliai per un sentiero che mi avrebbe portato dritto dalla mia preda, non si accorse del mio cambio di strada e lo sorpresi dinanzi a me, frenò di scatto e mise le mani avanti in segno di difesa. "Parliamone Katsu-" non lo feci finire che lo colpii in pieno volto per poi saltargli addosso, facendolo cadere di schiena. Ero sopra di lui e gli tenevo i polsi bloccati sopra la testa, si divincolava e rideva come un matto.
"Adesso non mi prendi più per il culo?" Con la mano libera iniziai a fargli il solletico da sotto alla giacca e si mosse frenetico. "Ti prego! Non ce la faccio più!" Le sue gambe sbattevano per terra e a volte cozzavano contro la mia schiena. Per concludere in bellezza presi un altro po' di neve e gliela misi dentro la maglia, urlò come una femminuccia e mi scansai per permettergli di alzarsi.

"Siamo pari adesso." Enfatizzai sistemandomi la giacca e i pantaloni.
"Prima o poi riuscirò ad averla vinta, riuscirò ad atterrarti e a vincere." Fece lo stesso e tornammo al punto di partenza.
"Mh dubito, però la speranza è l'ultima a morire." Alzai le spalle e gli feci il dito medio.
"Vedrai." Disse con sguardo deciso.

I raggi solari riflettevano sulla neve caduta e di riflesso socchiusi gli occhi, nascondendo metà faccia nella sciarpa.
"Sembriamo degli stalker" Eravamo seduti su una panchina a parlare del più e del meno, osservando il via vai della gente.
"È un parco giochi, al massimo ci scambiano per pedofili." Ironizzò accavallando una gamba sul ginocchio.
Lo guardai di traverso e gli diedi una spallata, ricambiò il gesto con più forza e per poco non cadetti dalla panchina, mi tirai su e scoppiò a ridere portandosi le mani sulla pancia. "Avresti dovuto vedere la tua faccia!"

Con un braccio gli afferrai il collo e me lo portai in grembo, strofinando con forza un pugno nei suoi capelli. "Sei un coglione." Le sue mani si posarono sul mio braccio senza stringere la presa, si stava divertendo, come me.
Mentre continuavo a torturarlo, alzai lo sguardo e mi bloccai nel vedere un padre sgridare il figlio, con l'intento di picchiarlo.

Chi ero io per intromettermi? Magari aveva le sue motivazioni per farlo, ma quel bimbo mi ricordava il me stesso di molti anni fa.
Izuku smise di dimenarsi e rimase con la testa posata sulle mie gambe. "Katsuki, che ti prende?" Disse notando il modo in cui smisi di stuzzicarlo, le sua mani rimasero bloccate sul mio braccio e lentamente si alzò puntando lo sguardo nella mia stessa direzione.

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