Capitolo 12

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Katsuki pov:

Le vacanze ormai erano finite, così come anche il nostro periodo di lavoro da Mario, ritornammo alla nostra vecchia routine e da lì a poco avremmo iniziato il quinto anno di liceo, l'ultimo.
Ero impaziente di concluderlo in modo da fare il test per accedere all'Accademia di Musica più prestigiosa del Giappone e fremevo di condividere questo mio sogno con Izuku.

Riprendemmo la nostra classica corsa mattutina, insieme a Fiamma che si era rivelata una vera e propria maratoneta.
Gli allenamenti si erano fatto più intensi, volevo mettere più massa muscolare in modo da risultare più grosso in modo tale da proteggere Izuku, portavo il mio corpo al limite e questo lui non lo sapeva. Era un segreto che mi sarei portato nella tomba ma volevo proteggerlo, proteggerlo dalla grinfie delle persone crudeli che continuavano a prenderlo in giro.
Detestavo vederlo triste o pensieroso, perché non sapevo mai cosa gli passasse per la mente...vederlo felice era il mio unico obiettivo...come faceva lui dopotutto.

Una settimana dopo.

Spensi la sveglia e mi alzai ancora con la testa nel mondo dei sogni.
Erano le cinque, mi vestii e battei una mano sulla coscia e subito Fiamma scese dal mio letto correndomi incontro, amavo quel cucciolone anche se non lo dimostravo apertamente.

Mia madre dormiva ancora e feci il più piano possibile, uscimmo di casa e misi la playlist in modo da caricarmi.
Correvo, correvo come se non ci fosse un domani, Fiamma accanto a me ansimava ma sapevo che non avrebbe mollato...era come me, non si arrendeva mai e dava sempre il massimo.

Diedi un'occhiata all'orologio e notai di come il tempo fosse passato in fretta.
Ero sudato fradicio, avevamo corso per un'ora e mezza e non mi sentivo più i muscoli, mi ripetei mentalmente che andava bene così.
Mi feci una doccia veloce e scesi in cucina per bere un caffè.
"Buongiorno." La calda voce di mia madre mi accolse. "Sei andato a correre?" Domandò retoricamente, io annuii e mi sedetti al suo fianco sorseggiando la bevanda.
"Ti stai allenando parecchio, hai per caso trovato una ragazza da compiacere?" Ammiccò e io per poco non mi strozzai.

La guardai schifato e negai. "Non mi interessano, lo faccio per me stesso." Dissi una mezza bugia, le ragazze non mi avevano mai attirato e mai avevo fatto pensieri perversi su di loro.
"Stavo scherzando, so bene che lo fai per Izuku." Disse di punto in bianco e io feci finta di nulla. "Quel ragazzo è una benedizione per te, da quando hai fatto la sua conoscenza sei più solare e radioso...sono felice che andiate così tanto d'accordo." Mi scompigliò i capelli e io non risposi, aveva ragione...la sua presenza mi rendeva felice.
"Vado a scuola, ci vediamo dopo."

Suonai il clacson e attesi che il verdino scendesse, decisi che d'ora innanzi saremmo andati a scuola così, evitando quelle facce ipocrite. Era riuscito a farmi tornare la voglia di guidare, avevo ritoccato la macchina in modo da renderla diversa ai miei occhi. Così da rimuovere il ricordo di mio padre da essa.

"Kacchan!" Ed eccolo, pimpante e sorridente, entrò in macchina e accese la radio alzando il volume.
"Ti va se entriamo alla seconda ora?" Domandò e strabuzzai gli occhi, non saltava mai le lezioni.
"Il piccolo Izuku sta crescendo." Mi tolsi una finta lacrima dall'occhio e mi diede un pugno sul braccio. "Smettila, voglio andare a fare colazione. Una volta ogni tanto che sarà mai." Alzò le spalle e guardò avanti a sè, accennai un sorriso e accelerai fino ad arrivare al bar.

Mancavano ancora venti minuti all'inizio della lezione e così decidemmo di andare sul tetto della scuola, così da non dare troppo nell'occhio.
Salimmo le scale uno accanto all'altro chiacchierando del più e del meno fino a quando alle nostre spalle non sentii delle voci fin troppo familiari.

"Ragazzi, guardate." Tre studenti della sezione C si avvicinarono a noi, mi voltai lentamente facendo cenno a Izuku di passare avanti così da difenderlo in caso di rissa. Salirono piano gli scalini per raggiungerlo, portai un braccio sul corrimano bloccando la via e rimasi in attesa.
Dietro di me il verdino era silenzioso ma avvertivo il suo stato di disagio.
"Tutti quei muscoli non ti renderanno più forte, lo sai vero? Rimarrai sempre il solito e insignificante ragazzino frignone."

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