Capitolo 23

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Primo giorno all'Accademia.

Ero euforico, non stavo più nella pelle di apprendere tutto ciò che mi mancava per diventare un musicista con i fiocchi. Condividere questo mio sogno con Izuku poi, era tutt'altra avventura. Sorrisi e non mi ero accorto di essere arrivato davanti casa sua, parcheggiai nel vialetto e lo andai a chiamare di persona, Inko mi fece entrare in casa e lo aspettai sull'uscio osservando le foto che erano appese sul muro.

Nel sentire i suoi passi raggiungermi lo guardai, la divisa gli stava una meraviglia...eccetto per la cravatta.
"Kacchan!" Mi saltò addosso e mi strinse in un abbraccio caloroso depositandomi un dolce bacio sulla guancia.
"Non hai ancora imparato ad allacciarti la cravatta?" Alzai gli occhi al cielo e si portò un braccio dietro la testa trattenendo un risolino.
Mi avvicinai e sotto il suo sguardo gliela sistemai in un attimo. "Ora sì che ragioniamo." Lo feci passare avanti e dopo aver salutato sua madre salimmo in macchina.

"Sono così eccitato Kacchan! Diventeremo dei musicisti, cioè in cinque anni, non subito." Battè i piedi sul tappetino e si accasciò sul sedile.
Decisi di punzecchiarlo, scrollai le spalle ignorando metà del suo discorso.
"Tu devi eccitarti solo con me." Schioccai la lingua e trattenni le risate nel vederlo arrossire.
"Ma sarai scemo?!" Mi tirò un leggero scappellotto che deviai al pelo. "Sto guidando non essere molesto, anche se...potrei farci l'abitudine." mi morsi il labbro inferiore divertendomi davvero tanto nel vederlo borbottare parole senza senso.
"Sei irrecuperabile." Incrociò le braccia al petto e poggiò la testa sul finestrino.

Posai una mano sulla sua gamba e gliela accarezzai piano. "Ei, scherzavo...voglio dire, non volevo dirlo così esplicitamente. È una cosa che penso e avrei dovuto tenerla per me...sono così impulsivo a volte."
Si girò e prese la mia mano tra le sue. "Non me la sono presa Kacchan, ti fai troppe paranoie." Si sporse baciandomi sulla guancia e tornai a respirare. "Sono solo leggermente preoccupato...sai, alle superiori venivo preso di mira facilmente e non vorrei succedesse di nuovo." Sospirò stringendo leggermente la presa, non mi ero preoccupato di questo suo problema...in questo lasso di tempo era cambiato con me. Agli occhi degli altri appariva timido, silenzioso o addirittura debole. Sciocchezze a parer mio.

"Dubito accadrà, ci sarà gente matura...almeno spero." Strinsi un pugno sulla sua gamba e il pensiero di ciò che aveva passato mi fece accelerare il respiro dalla rabbia. "In tal caso non avrò alcuna remora Izuku, come ho sempre detto ti proteggerò costi quel che costi." Ringhiai cambiando marcia e imboccai una strada sterrata, eravamo vicini all'accademia.

Mi fermai in una piazzola di sosta e lo guardai un attimo, aveva gli occhi lucidi e stava trattenendo le lacrime.
"Chiaro?" Gli accarezzai la guancia morbida, mi slacciai la cintura così da poterlo abbracciare forte...ricambiò subito e lo lasciai sfogare, lo sentì singhiozzare sulla mia spalla, con una mano gli accarezzai la base della nuca e giocai con i suoi ricci. "Shh...sono qui, sarò sempre qui per te." Lo baciai sulla tempia e mi staccai leggermente. "Non piangere..." Confessai togliendo le lacrime con le dita. "Mi rendi vulnerabile." Ammisi storcendo la bocca.
"E ti prego..." Lo anticipai sapendo già cosa volesse dire. "Non dire di essere un peso o una nullità perché non è vero."
Annuì e si asciugò le lacrime restanti con un fazzoletto. "E ora andiamo, vogliamo diventare musicisti no? Non perdiamo mai tempo noi." Gli lasciai un rapido bacio a stampo e ripartii.
"Grazie Kacchan..." deglutì e gli feci un lieve sorriso guardando la strada.

Dopo aver lasciato l'auto nel parcheggio della scuola ci avviammo verso l'edificio, eravamo in anticipo e avremmo potuto fare un giro nei dintorni per ambientarci.
"Wow, è immenso." Disse stringendosi le bretelle dello zaino tra le mani, guardava tutto con occhi sognanti.

Il cortile era pieno di studenti e li guardai con aria disinteressata.
Sentì Izuku afferrarmi una mano facendo intrecciare le nostre dita, strinse forte la presa e capii si sentisse a disagio.
Presi ad accarezzarne il dorso con il pollice piegandomi verso un suo orecchio. "Guarda, si stanno facendo tutti i cazzi loro." Tornai con la schiena dritta e avanzammo verso la nostra classe.

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