Capitolo 30

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Katsuki pov:

Mi stropicciai gli occhi quando i primi raggi solari fecero capolino dalla finestra di camera mia, guardai l'orologio che segnava le otto e trenta e sbuffai scompigliandomi i capelli.
Cercai di mettermi seduto ma accanto a me Izuku ronfava beato con le braccia a circondarmi la vita. Alzai gli occhi al cielo con un sorriso e mi girai su un fianco così da concentrarmi esclusivamente su di lui. Il mio unico punto debole.
Appoggiai il mento sul palmo della mano per osservarlo: i suoi capelli scompigliati sul cuscino, la bocca socchiusa con un rivolo di saliva che scendeva lungo il mento e il suo corpo avvinghiato al mio come se avesse timore di lasciarmi andare.
Percorsi con il pollice la linea della sua mascella fino a salire sulle guance morbide e costellate di lentiggini. I miei occhi si posarono sul suo collo pieno di lividi violacei dovuti alla passione della nottata precedente, mi morsi il labbro nel ricordare il modo in cui si muoveva e gemeva il mio nome avvolto dal piacere. Era mio e di nessun altro e soltanto io lo avrei visto in quella situazione.

Tra circa un'ora sarebbero iniziate le lezioni, le ultime prima delle vacanze natalizie e Aizawa ci avrebbe fatto sapere l'esito del concerto, ero imparziale ma desideravo vincere solo per vedere Izuku felice. Era questo ciò che mi importava.
Chinai il capo e iniziai a lasciargli leggeri baci su tutta la faccia per svegliarlo.
"Mh, Kacchan..." Mosse leggermente il corpo e mi strinse di più a sé, le mie labbra scesero lungo il suo collo e iniziai a baciare i segni lasciati dal sottoscritto.
"Che ore sono?" Biascicò portandosi a sedere grattandosi la testa, era adorabile con il viso ancora assonnato e i ciuffi verdognoli sparati qua e là.
Lo afferrai dai fianchi e me lo portai in mezzo alle mie gambe. "Quasi le nove, hai dormito bene?" Dissi strusciando il naso nei suoi capelli.
Sbadigliò e si sgranchì le braccia per poi accasciarsi sul mio petto e accarezzarmi le mani che erano incrociate sul suo addome. "Sì, molto. Sei sempre stato caldo e morbido." Sussurrò con voce impastata e sorrisi felice.

"A Natale venite da noi tu e Mitsuki?" Mi chiese mentre mi stavo lavando i denti, ormai era da anni che avevamo questa tradizione, Natale da lui e Capodanno da me.
"Puoi evitare di parlare con lo spazzolino in bocca? Non si capisce nulla." Mi rimproverò e scossi il capo per poi annuire.
"Sì, ci saremo, rompi scatole."
"Evvai! Non vedo l'ora!" Mi scoccò un bacio sulla guancia e saltellò fino alla stanza per vestirsi, non mi aspettavo tale reazione e lo guardai con un cipiglio divertito. Il mio piccolo nerd.

Arrivammo in classe in perfetto orario e il leggero tramestio degli studenti cessò non appena Aizawa e Mic entrarono in aula.
Accanto a me Izuku era un fascio di nervi, aveva lo sguardo dritto sui professori e attese con ansia che iniziassero a parlare.
"Buongiorno ragazzi, vi comunico che da dopodomani fino al dieci gennaio ci saranno le vacanze, continuate a studiare e non riducetevi all'ultimo." Disse Aizawa tenendo lo sguardo basso sulla cattedra, insolito da parte sua. "Voi siete il miglior corso che io abbia mai avuto in quasi dieci anni di lavoro...non voglio che questo cambi le cose, siete bravi e so per certo che farete scalpore una volta usciti da qui. Non voglio che un'azione sbagliata influisca negativamente sul vostro percorso perché dagli errori si diventa più bravi..." Sospirò massaggiandosi la fronte.
Da queste sue parole capii che purtroppo non ce l'avevamo fatta, battei la penna sul banco e con la coda l'occhio guardai Izuku che aveva sul volto un espressione delusa.
"A malincuore vi annuncio che la nostra Accademia è arrivata seconda al concerto tenutosi la sera precedente, abbiamo perso di pochissimi voti e non voglio che questo sia sinonimo di sconfitta o di incapacità. Siete stati lo stesso eccezionali e desidero che vi rimanga impresso nelle menti." Detto ciò ci lasciò la mattinata libera, gli altri rimasero in classe per chiacchierare mentre io e miei amici andammo in mensa presto, così da occupare i posti migliori; Izuku era silenzioso e aveva il capo chino, lo lasciai in pace perché si vedeva lontano un miglio che non voleva parlarne. Lui più di tutti era quello che non vedeva l'ora di partire, era uno dei suoi sogni e anche io stavo male nel vederlo così silenzioso.

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