Capitolo 6

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Seth

Quando udii quelle parole, la paura prese il sopravvento. Volevo scappare da tutta quella situazione, non riuscivo più a sostenerla; mi sentivo chiuso in gabbia.
Amavo Sam più di ogni altra cosa al mondo ma stava succedendo tutto troppo in fretta: io , Seth Rollins, un Casanova, che s'innamora dell'ultima ragazza di cui avrebbe immaginato. Io, abituato a cambiar ragazza ogni sera, a non aver legami, nel giro di un mese e mezzo mi ritrovavo innamorato, fidanzato, fedele e a dover diventar padre.
-"Scusa Sam. Ho bisogno di tempo" le dissi per poi fuggire, sbattendo la porta. Non ho idea del perché , ma sentivo di doverlo fare.

Passò qualche giorno dalla mia fuga, avevo provato invano a chiamare Sam. Ero pentito e dispiaciuto di quello che avevo fatto, era stato un momento di debolezza ed ora volevo solo tornare con lei. Andai a casa sua, saltai la staccionata, scalai l'albero , entrai dalla finestra e la vidi uscire dal bagno. Era appena uscita dalla doccia : la sua pelle era ancora bagnata, dai capelli scendevano perle d'acqua e, il suo sguardo...il suo sguardo se potesse uccidermi, l'avrebbe già fatto. Serrò le mani a pugno e chiese
-"Cosa cazzo ci fai qui Seth?".
-"Devo parlarti" risposi.
-"Sparisci! Non ti voglio più vedere!" disse con gli occhi lucidi.
-"Sam ti prego ascolta! So di aver fatto una cazzata, so di aver sbagliato scappando da quella stanza ma ti prego, ti supplico, ho capito il mio errore, perdonami!" feci una pausa e poi continuai
-"Ho avuto paura a causa delle migliaia di sensazioni che mi hanno sovrastato in quel momento. Non ero lucido, non riuscivo a pensare o ragionare. Ti prometto che non lo farò più". Mi avvicinai per prenderle un braccio ma, quando la guardai meglio negli occhi, vidi quanto le sue pupille erano rosse di pianto; non mi parlò, mi ammazzò con un'occhiata, come a dire 'mi hai ridotta tu così'. Non mi arresi e, nonostante il suo silenzio, continuai
-"Sam non puoi far finire tutto così. Tu aspetti mio figlio e io non rinuncerò ne a te ne a lui".
-"Non ho più tuo figlio" disse con voce rotta.
Spalancai gli occhi: cosa diavolo stava dicendo?
-"Che intendi?" chiesi.
-"L'ho perso Seth. Quindi ora non c'è nulla che ci lega. Vattene". I suoi occhi erano spenti, privi di sentimento. Ed io, io crollai a terra incredulo, scuotendo la testa e scoppiando in un pianto rumoroso. Ma Sam non mi consolò come al solito; non mi abbracciò, non mi disse nulla. Andò verso l'armadio, indossò il baby doll e si mise sul tetto a leggere un libro.
La seguii, mi sedetti vicino a lei e l'abbracciai. Era fredda , inerme e non reagiva alla mia presenza: l'avevo persa per sempre? Me ne andai senza dire una parola, guardandola , ma non alzò la testa nemmeno una volta. Mi faceva male ma dovevo rassegnarmi e lasciarla andare. L'avevo ferita così tante volte che, nonostante l'amassi, non ne ero degno.

Sam

Vidi Seth scappare dalla stanza e il sangue mi si raggelò. Rimasi in piedi in mezzo la stanza, fissando un punto dinanzi a me. Non potevo credere a quello che mi aveva fatto, non potevo crederci che , dopo tutto ciò che aveva detto e fatto, avesse potuto lasciarmi li, da sola. Chiamai un taxi e mi feci riportare a casa. Appena entrai in camera mia, scoppiai in un pianto , che andò avanti fino all'indomani. Non mangiavo, non parlavo, non uscivo ed evitavo le chiamate di Seth. Volevo solo dimenticarmi di lui.
Decisi di uscire a prendere un pó d'aria, percorsi la strada che portava al parco e mi sedetti sulla stessa panchina su cui, per la prima volta, incrocia lo sguardo di Seth. Bello, astuto, egocentrico, intenso. Era tutto ciò da cui volevo tenermi lontana, tutto ciò che per una vita avevo evitato, ma era tutto ciò che amavo. Rimuginai sulle cose passate , le parole, i gesti e i momenti belli vissuti insieme a lui. Due mesi incancellabili, i più belli della mia vita. Gli occhi si appannarono, mi alzai e mi misi a correre. Passai dinanzi il campetto da calcio e, dopo alcune urla, un pallone colpì in pieno la mia pancia con forza. Mi piegai in due dal dolore, soffocando un urlo e chiudendo gli occhi. Quando sentii qualcosa di caldo scendermi tra le gambe, li aprii immediatamente e, vedendo il sangue, avevo capito: l'avevo perso.
Un ragazzo mi corse incontro, inorridito e shockato da quella visione. Chiamò subito un'ambulanza e, una volta giunti in ospedale, mi diedero la conferma di ciò che pensavo. Due giorni dopo fui dimessa e tornai a casa.

Seth continuava a telefonarmi ma non ero pronta per sentirlo, nonostante sapevo di dovergli dire del bambino. Decisi di andare a farmi una doccia e, una volta uscita, lo trovai li. Il mio cuore accelleró i battiti, la rabbia prese il sopravvento e, se solo avessi potuto, l'avrei fulminato con gli occhi. Gli chiesi cosa ci facesse li , ma non riuscii ad ascoltare la risposta. La mia mente si assentò e , la mia bocca , pronunciò le parole senza che me ne rendessi conto.
-"Non ho più tuo figlio" dissi.
-"Che intendi?" chiese. Gli si poteva leggere tranquillamente il terrore sul suo volto.
-"L'ho perso Seth. Quindi ora non c'è nulla che ci lega. Vattene".
Lo vidi crollare a terra: ero combattuta nell'andare da lui per abbracciarlo e consolarlo ma, il fatto che lui mi avesse abbandonata quando ne avevo più bisogno, mi fece restare su i miei passi. Presi un libro e mi misi seduta sul tetto. Seth uscì, si sedette di fianco a me e, quando mi abbracciò, mi sentii lacerare dentro. Avevo tanto desiderato quell'abbraccio che, in quel momento, mi sembrava inutile riceverlo e quindi ricambiarlo. Lo vidi scendere, scavalcare la staccionata e sparire nella notte, in sella la sua moto.
-"Addio Seth" sussurrai nel vento.

Seth

Non riuscivo ancora a credere a tutto quello che era appena successo. Sam mi aveva lasciato, mio figlio non c'era più ed io ero rimasto solo. In un momento avevo perso tutto quello che avevo. Decisi di andare in bar per berci sopra.

-"Whisky senza ghiaccio grazie" dissi al cameriere. Lui si limitò ad annuire. Ne ordinai altri quattro e sentii l'alcool fare effetto.
-"Ciao straniero" disse una bella biondina. Aveva una voce familiare ma, la mia vista tremante, m'impediva di guardarla bene in volto. Puzzava d'alcol ed era palesemente ubriaca.
-"Ciao bambolina" le risposi. In quel momento mi venne in mente Sam. Chiamavo così anche lei.
-"Sai, sono sola. Ti andrebbe di farmi compagnia?" chiese.
Accecato dalla rabbia che provavo verso di me e verso Sam, la presi e la baciai senza freni, toccandola sotto quel vestitino nero. Dopo un pó si scostò dicendo
-"Andiamo a casa tua? Giochiamo un pó". La baciai in segno di risposta, salimmo nella sua auto e arrivammo da me. Aprii la porta e la buttai sul divano. Senza spogliarla, le sfilai solo le mutandine e feci ciò che mi riusciva meglio: scopare senza provare nulla.

La mattina dopo mi svegliai stordito, aprii gli occhi e vidi la sagoma di una ragazza intenta a cucinare. Mi alzai, infilai i box, mi avvicinai e, quando si voltò, il mio cuore perse un battito. Non potevo credere di averlo fatto veramente!

Scusate se ieri non sono riuscita a pubblicare ma ci sono stati un po di problemi. Ecco un nuovo capitolino e... Per domande e pareri bhe...commentate :D a presto amori <3

---> passate a leggere "una storia senza fine" di anda-nico
&
"La nostra stella" di crazyforlove00<---
Se Vi piace...stellinate :D

Un errore da rifare -Trilogia, libro 2-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora