1. The first day [Presente]

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C'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
-Fabrizio De André



OGGI
Presente


Non può piovere per sempre. Me lo ripeto ogni giorno.

Ho gli occhi puntati sul sole californiano che brilla all'orizzonte come una sorta di provocazione ai miei pensieri nuvolosi.

Oltrepasso i cancelli della Fort Sutter Istitute ancora con il naso puntato verso il cielo.

Non ha importanza quanto il sole splenda forte o il cielo sia sgombero da nubi quando la pioggia te la porti dentro al cuore.

Stringo tra l'indice e il pollice la piccola croce d'oro che tengo legata al collo mentre con i pensieri viaggio tra i ricordi burrascosi dell'ultimo anno trascorso.

Oggi è il primo giorno del mio penultimo anno di liceo e una strana agitazione mi attanaglia le viscere.

Mi guardo bene intorno, rispondendo ad ogni cenno di saluto che mi viene rivolto dai miei compagni di scuola, mentre attraverso in tutta fretta il vialetto costeggiato dai prati verdi e ben curati.

Ravvivo i miei capelli color caramello, aggiustando la gonna della divisa. Mi sento a disagio e una parte di me conosce il motivo. Non voglio incontrare la persona che è riuscita a stravolgere la mia vita.

«Buongiorno, Gaby!», esclama una voce allegra alle mie spalle facendomi sobbalzare.

Mi volto scontrandomi con i grandi occhi blu di una delle mie migliori amiche.

«Stef!» esclamo, stringendola in un abbraccio. Avere lei accanto mi fa sentire già più tranquilla.

Stephanie è alta su per giù quanto me e, anche se indossa la mia stessa divisa, lei ha un modo di portarla che difficilmente passa inosservato. Anche se si mettesse un sacco della spazzatura riuscirebbe a risultare provocante e ho da sempre invidiato questa sua caratteristica. Lei è bella, intelligente e con un fisico da mozzare il fiato. Nonostante da fuori possa apparire una ragazza superficiale in realtà ha un cuore grande ed è la persona più sensibile che conosca. Se mettessero noi due a confronto, io risulterei poco più che anonima.

«Niles ti ha lasciato a piedi?» chiede in una risata cristallina.

La mattina sono spesso in ritardo e di norma prego Niles - l'autista di mio padre - di accompagnarmi per non farmela a piedi.

«Papà aveva una conferenza fuori città... che vuoi farci...», sospiro, prendendole il braccio, mentre ci dirigiamo insieme verso le porte d'ingresso principali.

«Che orari hai?» le chiedo mettendo mano al calendario delle lezioni per confrontarlo con il suo.

Uno sbuffo di frustrazione mi scappa notando che molti degli orari non combaciano.

«Hai sentito Amy?» chiede lei con sguardo vacuo. Stephanie ha sempre avuto la capacità di staccarsi dal mondo reale con una facilità sorprendente.

Faccio segno di no con la testa.

«Eravamo rimaste d'accordo che ci saremmo incontrate direttamente a scuola» le ricordo, sperando che mi stia ancora ascoltando.

Sul portico, in cima alle scalette di marmo, individuo Rebecca e così affretto il passo impaziente di salutarla.

I corti capelli a coda di rondine di un castano chiaro ondeggiano quando Rebecca si volta nella nostra direzione, salutandoci con una delle sue più gioiose espressioni mattutine.

Come Rain or ShineWhere stories live. Discover now