4. Mental Breakdown [Passato]

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Amo la pioggia, lava via le memorie dai marciapiedi della vita.
-Woody Allen


🌧️

IERI
Passato


4 mesi prima


La suoneria del telefono mi riscuote dal torpore. Le palpebre lottano per aprirsi ma diamine se sono pesanti.

Un leggero mal di testa mi annebbia i pensieri e percepisco a stento le membra formicolanti.

Ho la nausea e l'impulso di vomitare. Il mio corpo si risveglia e, insieme a lui, si riaccendono tutte le emozioni che i farmaci provvedono a spegnere.

Eccolo qui, anche l'ormai familiare buco al centro del petto dove prima batteva il mio cuore.

La suoneria torna a disturbarmi.
Sono nella mia stanza. Nel mio letto. Al buio.

Allungo la mano per accendere l'abat jour e alzo la coperta alla ricerca del cellulare che non smette di vibrare. Appena lo trovo mando indietro la chiamata senza neppure accertarmi di scoprire chi mi sta cercando.

Sono sveglia ma vorrei non esserlo. Vorrei disconnettere di nuovo il cervello e tornare alla rappresentazione più vicina di morte cerebrale che abbia mai provato prima d'ora.

La vista torna a farsi definita e si concentra sul quel punto del mio corpo che riesce a farmi sentire morta insieme al mio gemello.

Seguo col dito la linea rossa dagli angoli frastagliati che parte dal polso e scende in verticale fino a metà avambraccio.

La cicatrice è ancora così fresca che mi fa male guardarla. Eppure non ho memoria del dolore fisico, né del momento esatto nel quale me la sono procurata.

Ho solo sprazzi di immagini: uno specchio rotto, vetri ovunque e sangue.

Di nuovo la suoneria. Questa volta guardo il display e leggo il nome di Thomas.

Mi stiracchio percependo i muscoli atrofizzati. Quado vado alla finestra e sollevo l'imposta, trovo due occhi scuri a restituirmi lo sguardo.

«Ce l'hai fatta, pulce. Iniziavo a temere di restare chiuso qui fuori tutta la notte».

Tom si intrufola dentro la mia camera e mi stringe nel suo abbraccio massiccio. Ha un fisico alto e slanciato, la pelle d'avorio e dei riccioli neri che gli danno quella perfetta aria da bello e dannato.

Poggia le sue mani fredde sulle mie guance e mi fa piegare il collo all'indietro per ispezionarmi il viso. Mi sfugge un verso lamentoso. Dio, quanto è alto.

«Hai la faccia sbattuta, pulce» mormora con occhi tormentati dalla preoccupazione.

Mi libero dalla sua presa ma solo perché inizia a dolermi il collo a forza di tenere piegata in su la testa.

«Hanno cambiato di nuovo il dosaggio, oggi» spiego emettendo un lungo sbadiglio. «Mi ha stesa. Una legnata sulla nuca sarebbe stata più piacevole».

Le sedute con la dottoressa Fletcher, o Wendy come lei insiste per essere chiamata, non mi stanno aiutando. Non riesco a parlarle di Michael con lei.

Il mondo ha ricominciato a girare, lasciandomi ferma e mi sento la sola ad essere rimasta in sospeso.

Dentro di me qualcosa si è rotto mandando in frantumi il resto della mia vita. Sono uno specchio fatto a pezzi che ha perso per sempre il suo riflesso.

Come Rain or ShineWhere stories live. Discover now