26. Paper Wings [Presente]

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So kiss me on the mouth and set me free
But please, don't bite


🌧️

Oggi

Presente




Oltrepasso i cancelli della scuola e il mio umore si fa ancor più nero. La Fort Sutter si staglia davanti a me, elegante e imponente.

«Gaby!» Becs mi affianca, agganciando il braccio attorno al mio collo. «Che ci fai qui di sabato?»

Metto il broncio. «Ieri la Lawyer mi ha messo in punizione per essere entrata in ritardo a lezione. Ci credi? Solo per dieci minuti, poi!» mi lamento. «Già è orribile dover venire qui tutti i giorni, adesso mi tocca anche il sabato!»

La risata cristallina che emette la mia amica non migliora il mio umore.

«Tu invece?» chiedo.

Si ferma, puntellando le mani sui fianchi. La guardo stranita, così compie un giro su se stessa.

«Andiamo, orribile giacca a doppio petto, custodia del flauto... ti dicono nulla?»

«Oh, hai le prove con la banda?»

«Din, din, din! Esatto, Gaby» ridacchia, tornando ad agganciarmi con il braccio.

Sospiro e mi lascio guidare dal suo entusiasmo fino alle porte della scuola.

«Ne ho approfittato per arrivare qualche ora prima e portarmi avanti con il lavoro al Fort News. Ah! Mi è venuta un'idea! A che ora finisce la detenzione?»

«Verso l'una, credo»

«Perfetto. Vieni da me, dopo?»

«Non lo so, Becs. Ultimamente non mi sento in forma, preferisco tornare a casa»

«Facciamo altri amigurumi all'uncinetto»

«Non devi tenermi occupata, sai? Sto bene»

«Certo che stai bene» concorda. «Ma staresti meglio con una bambolina in maglia nuova di zecca da infilzare con i tuoi enormi spilli inquietanti»

«Sei tu che hai voluto vedere come faccio»

Annuisce. «E per questo ho ancora gli incubi, Gaby»

Rimugino sugli ultimi pupazzetti fatti a maglia che ho finito per usare come bamboline voodoo. Non se la stanno passando affatto bene.

La prospettiva di Becs inizia ad apparire allettante.

«Passo al laboratorio d'arte a rubare un po' d'imbottitura, dopo le prove» Becs mi rivolge un occhiolino e mi spinge a sedermi al nostro tavolo della caffetteria.

L'ho seguita senza fare caso a dove stessimo andando e adesso mi ritrovo a guardarmi attorno con aria persa.

Oltre il bancone, cerco la capigliatura rosa del cameriere. Non so perché lo faccio. In realtà mi sento in difficoltà alla sola idea di rivederlo, consapevole di quanto sarebbe facile porgergli la mano e chiedere ciò di cui ho bisogno.

Avere una tentazione così forte a disposizione instilla nel mio sistema nervoso un sottile filamento di paura irrazionale. Deglutisco a vuoto quando lo vedo.

Il cameriere dai capelli rosa mi sta restituendo lo sguardo. Inclina la testa in una muta domanda.

«Tè?» chiede Becs, strappandomi dalla palude di pensieri in cui mi stavo perdendo.

Come Rain or ShineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora