Dennis Logan

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13 Giugno 1990, Dyersburg,  Tennessee.

Era successo tutto così in fretta: una serata da sballo a un locale, lenzuola fresche sulla nuda pelle, il test positivo e una lunga riflessione se tenere il bambino oppure no.

Riflessione che mise a dura prova i due giovani studenti universitari Natasha Miller e James Logan, persone troppo diverse tra loro che non avevano mai avuto in programma una vita di coppia e che in quel momento si erano ritrovati a fare una delle scelte più importanti della loro vita. Alla fine venne presa la tanto attesa decisione: tenere il bambino e diventare comunque genitori. Sarebbero stati genitori separati, ognuno per la propria strada, ma sapevano che entrambi volevano e avrebbero garantito di tutto per il loro bambino in arrivo.

Così alle tre e venti, dopo dieci ore di travaglio, venne alla luce il loro bambino, un maschietto con gli stessi polmoni forti della mamma che i due giovani decisero di chiamare Dennis Arthur Logan.

James assistette al grande momento con le lacrime agli occhi, quel momento che entrambi si erano immaginati era ormai diventato realtà, ora Natasha avrebbe davvero potuto vivere la sua vita da mamma.

Il parto, però, non fu semplice: Dennis infatti non si era girato al termine dei nove mesi, aveva mantenuto la sua posizione podalica e aveva rischiato di rimanere strozzato dal cordone ombelicale. Per fortuna l'ostetrica e le infermiere lì presenti avevano tenuto conto che poteva succedere e si erano mosse con le dovute precauzioni. Ora Natasha aveva sul ventre il suo bambino, che ciucciava dalla tetta sereno.

Dennis fin da subito si dimostrò un bambino piuttosto sveglio e intelligente, molto più di tanti altri bambini, ma dimostrò di avere anche un carattere piuttosto strano: dopo il suo primo anno di vita, infatti, sia Natasha che sua madre Jackie si erano accorte che difficilmente si avvicinava agli altri bambini, non era propenso né a condividere i suoi giochi né a chiedere quelli degli altri, ed inoltre, cosa ancora più strana da parte della nonna, il nipote sembrava non accettare la presenza di altre persone accanto alla mamma.

Difatti, Jackie non era mai riuscita a tenere in braccio il bambino per più di dieci minuti perchè Dennis cominciava subito ad agitarsi e a colpirla con le sue piccole manine in modo violento fino a che la nonna non lo rimetteva giù.

Ma lo stesso atteggiamento lo adottava nei confronti della mamma: quando Dennis era in compagnia di Natasha nessuno poteva anche solo provare ad iniziare un discorso con lei, Dennis continuava ad allontanare in modo violento chiunque ci avrebbe provato. Anche quando era in compagnia del padre era la stessa storia soprattutto nei confronti della sua fidanzata Tracy Grey.

Tracy aveva provato più volte ad avvicinarsi al bambino, ad aprire un rapporto con lui o a cercare di fare amicizia, ma Dennis aveva sempre avuto la stessa reazione che aveva con la nonna. Ma a parte questo strano modo di fare con la gente, Natasha e James potevano confermare il fatto che Dennis crescesse comunque sano e felice e non avesse nulla da invidiare agli altri bambini che invece avevano due genitori normalmente sposati.

Avevano deciso entrambi che per i primi anni di vita, Dennis avrebbe passato la maggior parte del tempo con Natasha e qualche weekend di tanto in tanto con James. Il bambino infondo era piccolo e si sa che i neonati, per i primi anni di vita hanno bisogno della mamma.

E così Dennis si stabilì con sua madre e sua nonna e ogni due weekend al mese James si presentava a casa sua per recuperarlo e portarlo in qualche posto per le vacanze. Le cose andarono avanti così per tre anni.


***


«Perchè Dennis fa così?»
«Così come mamma?»
«Così con gli occhi, guarda.» Jackie indicò alla figlia Dennis mentre era intento a guardare i cartoni animati alla TV, «Continua a strizzarli, come se non vedesse bene.»
«Non lo so, lo fa sempre in realtà, ma l'oculista mi ha assicurato che ci vede molto bene.»

Natasha smise di asciugare i piatti e ripiegò lo strofinaccio nel cassetto. Dennis era seduto per terra a guardare “Tom&Jerry” e mentre lo faceva, in effetti, strizzava gli occhi. Secondo James si trattava di un tic nervoso. Tutti hanno un tic nervoso: c'è chi si pizzica il lobo dell'orecchio, chi sbatte sempre le palpebre, chi tocca gli angoli appuntiti dei vestiti, Dennis strizzava gli occhi.

Natasha si avvicinò al figlio portando un bicchiere e una bottiglia di succo alla pera, si sedette accanto a lui e iniziò piano piano a conversare chiedendogli che cosa stesse vedendo, se gli stesse piacendo e se volesse guardarlo insieme a lei.

Jakie rimase a guardare la figlia perplessa, pensando a quanto sembrasse diverso quel bambino insieme a lei, le sue amiche raccontavano spesso di quanto i loro nipotini fossero buffi, sorridenti e mostravano spesso un sacco di foto al riguardo. Jackie vedeva sempre bimbi e bimbe sorridenti, con gli occhi vispi che sprizzavano gioia da tutti i pori e non poteva certo pensare o dire lo stesso per suo nipote Dennis.

Dopo una settimana di piogge infinite finalmente il sole sembrava aver deciso di tornare su Dyersburg. Mentre Natasha stava finendo di vestire Dennis per andare a fare la spesa insieme il telefono in cucina iniziò a squillare.

«Mamma! Puoi rispondere?» gridò la ragazza dal piano di sopra alla madre che si trovava in salotto. Jackie alzò la cornetta e, dopo circa una ventina di minuti, salì in bagno di sopra per chiamare Natasha e avvisarla che al telefono era James e che voleva chiederle una cosa.

«E cosa vuole?»
«Ha detto che vuole chiederlo direttamente a te.»
«Uff ok, puoi guardare Dennis e finire di aiutarlo a mettersi i pantaloni?»

Jackie guardò la figlia con uno sguardo torvo.

«Dai mamma, è solo un bambino, che cosa vuoi che ti faccia?»
«Sai bene come fa con tutti al di fuori di te, finisci di vestirlo tu e poi scendi.»

Natasha scese col bambino in braccio, raccolse la cornetta e rispose quasi nervosa: «Pronto dimmi.»
«Mica ti telefono sempre, almeno potresti dire “ciao” come ogni persona educata.»
«Ciao! Che vuoi?»
«Si sto bene grazie, e tu invece?»
«James! Arriva al punto ti prego, tuo figlio pesa.»
«Ok, ok.»

James chiese a Natasha se fosse d'accordo a lasciargli Dennis per tutto il mese. Stava ormai cominciando l'estate e suo figlio aveva ormai compiuto cinque anni, e da molto voleva e faceva di tutto per essere ancora più presente nella sua vita e iniziare ad integrarlo un po' di più. Pensando che Natasha avesse potuto avere da ridire sulla presenza di Tracy in casa, James la rassicurò che la ragazza era sempre molto premurosa nei confronti di Dennis e che non avrebbe ricevuto alcuna lamentela.

«Per tutto il mese? Sei sicuro? Tu non hai dimestichezza  coi bambini.»
«Ascoltami, è anche mio figlio, sono suo padre e voglio essere più presente per lui. Ormai è grande e due soli weekend non mi bastano. I patti erano questi ricordi?»

Natasha rimase in silenzio per un secondo, in realtà sapeva molto bene che quel momento sarebbe dovuto arrivare in ogni caso e James aveva ragione, essendo suo padre aveva tutto il diritto di passare del tempo con suo figlio, ma l'idea di separarsi da Dennis per così tanto tempo non le piaceva.

Le salì una sensazione di vuoto, per lei ormai era una sensazione sconosciuta quella di non avere bambini per casa. Guardò sua madre alle sue spalle che sembrava quasi implorarla con gli occhi di accettare la sua proposta. Jackie faceva sempre del suo meglio per aiutarla, ma per quanto a lei sembrasse un problema da niente, doveva riconoscere che Dennis era davvero terribile con sua madre, ne erano la prova i graffi che aveva sulle braccia.

«Ok va bene, quando vieni a prenderlo?»
«Settimana prossima, in questi giorni finirò di sistemare delle faccende e quindi, dato che passerò da quelle parti, ti avviserò.»
«Va bene, allora a settimana prossima.»

Natasha riattaccò la cornetta e guardò Dennis che stava giocando con una macchinina sulla sua spalla. La ragazza gli scompigliò i capelli castani e mossi che il piccolo insisteva a tenere lunghi e che ogni tanto gli finivano davanti agli occhi e gli sussurrò dolcemente: «Andrai da papà, sei contento?»

Sulle tracce di Dennis LoganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora