Liam Goddins

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Fu Chris a dare l'allarme alla polizia, subito dopo aver ricevuto il messaggio che Dennis aveva spedito dal telefono di Aaron.

Dopo quel tragico evento, il ragazzo aveva chiesto a James di accelerare le pratiche di vendita della casa e aveva subito fatto i bagagli. Coi soldi guadagnati aveva organizzato il funerale del suo ragazzo, affiancato dagli amici, colleghi e dai genitori.

Disse loro che aveva avuto intenzione di perdonarlo, di confrontarsi con lui e che voleva addirittura pianificare il loro matrimonio, ma adesso voleva stare solo ed elaborare quel forte dolore che gli era stato arrecato.

Anche Dennis e James parteciparono al suo funerale, il primo con la chiara intenzione di stare vicino a Chris, dargli conforto, sopratutto perché anche lui sapeva cosa volesse dire perdere l'amore della propria vita. Dennis invece era voluto venire per godersi la visione della tomba di Aaron, vedere la sua foto sulla lapide e sopratutto vedere la bara che veniva calata giù e sepolta.

Con la scusa che si trovava già al cimitero, andò anche a vedere le tombe delle sue vittime precedenti.

La prima che vide fu quella di Toby Jackson, poi trovò quella di Kayla Lobosca. Spostandosi verso il confine trovò le tombe di Nathan Wash e Ben Torton con le lapidi a forma di angeli e pupazzi posti vicino a un vaso di fiori, lapidi ormai vecchie di dieci anni, capibile dalle condizioni di sporco, ma comunque ancora graziose. Tornando verso il centro trovò la tomba di Michael Brenton, quella di Dimitry Bryce e, dal lato opposto al suo, trovò quelle di Mia Callum e Hannah Young con le lapidi a forma di cuore e frasi dedicate dalle loro amiche di scuola. I loro fiori erano molto recenti. L'ultima che vide fu la sua preferita, quella da cui era partito tutto, la sua vittima principale che aveva scatenato in lui la bestia che stava terrorizzando tutto il Tennessee: la tomba di Tracy Grey.

La sua foto, una bellissima ragazza sorridente, lo fissava dritto negli occhi, e davanti alla lapide erano presenti dei vasi di fiori freschi. Sapeva infatti che suo padre andava tutti i giorni a farle visita. Davanti alla sua lapide, Dennis non potè fare a meno di sorridere malvagiamente.

«È la prima volta che vieni vero?» suo padre lo raggiunse asciugandosi gli occhi, «Io non ho mai smesso da quando se ne è andata.»
«Lo so papà.»
«La mia Tracy, lei ti voleva davvero un mondo di bene, anche se la facevi disperare. Ma ti amava davvero.»

Dennis non disse nulla, fu come se quelle parole gli entrarono da un orecchio e uscirono dall'altro. Lui non aveva mai condiviso gli stessi sentimenti, verso di lei, anche ora, provava solo un eterno odio.

James gli diede una pacca sulla spalla seguita da una carezza prima di allontanarsi e tornare tra la folla.
Come si sta sotto terra, stronza?

***

Quella mattina, circa una settimana dopo, Dennis andò a fare colazione al bar vicino all'agenzia di suo padre.

La sua macchinetta del caffè si era rotta, e lui al mattino, come ogni persona adulta esistente sulla terra, necessitava di una tazza di caffè mattutina.

Fu in quel momento che, mentre finiva la sua brioches, assistette a una litigata tra tre camerieri: due ragazzi e una ragazza. Dovevano avere tutti e tre tra i venticinque e i trent'anni, i due ragazzi sicuramente più adulti e molto più esperti della ragazza, di pelle scura ma non troppo, esile come un fuscello ma molto aggraziata.

Da quello che Dennis riuscì a sentire, uno dei due ragazzi, quello con le spalle larghe e i capelli castani, stava prendendo in giro la ragazza perchè non riusciva a tenere in equilibrio il vassoio. L'altro ragazzo, biondo, leggermente più basso ma con la stessa corporatura, la stava difendendo, marcando il fatto che fosse il suo primo lavoro. In tutto questo la ragazza non faceva altro che urlare, tentava di alzare le mani sul primo e si liberava della presa del secondo, che invece cercava di calmarla.

«Hai rotto il cazzo Carson! Sei bravo solo tu qui dentro vero? Te la prendi con me perché sono nera, sei solo un razzista di merda!»
«Nera? Sei seria? Sei mulatta, cioè nè bianca nè nera.»
«Ma vattene a fare in culo!»

Mezzo locale stava fissando la scena, una parte dei clienti incuriosito dal trambusto e l'altra parte quasi divertita.

Anche Dennis guardava come tutti gli altri, ma senza curiosità nè divertimento, piuttosto con un velato fastidio. Le urla di quella ragazza gli stavano facendo scoppiare la testa.

«Dai ragazzi, adesso basta. Carson, finiscila di fare il coglione.» il ragazzo biondo si mise finalmente in mezzo ai due litiganti, apparentemente riuscendo a sedare la discussione.

Tutti e tre tornarono ai rispettivi compiti senza fiatare più, i clienti tornarono a concentrarsi sulle rispettive colazioni smettendo di conseguenza di muovere un solo muscolo.

Dennis finì di mangiare e andò alla cassa a pagare la sua consumazione, ad attenderlo c'era proprio il ragazzo biondo di prima. Premette qualche tasto sul registratore e attivò il lettore poss per il bancomat, dato che Dennis gli mostrò la carta tra l'indice e il medio.

«Spero abbia mangiato bene.»
«Sì, sorprendentemente sì.»
«Chiedo scusa per prima, Eva è alla sua prima settimana di lavoro e Carson è, be', un po' prepotente.»
«Lo vedo.»
«Non sono sempre così però, o almeno quando non sono insieme. Ma Diana e Arianne sono in malattia, perciò abbiamo bisogno di aiuto.»
«Comprendo. Arrivederci.»

***

Dei tre ragazzi che aveva visto quella mattina, uno solo lo aveva colpito.

Non era né quello arrogante, che sarebbe rimasto impresso nella mente di tutti, e nemmeno la ragazza mulatta, che aveva la sua invidiabile bellezza. Bensì era stato proprio quello che aveva sedato la lite, il ragazzo biondo e tranquillo che passava comunque inosservato.

Dennis aveva scoperto che si chiamava Liam Goddins, aveva ventinove anni e aveva lavorato subito dopo le superiori in ogni bar e ristorante esistente a Dyersburg. Da come aveva potuto vedere il lavoro di cameriere doveva piacergli davvero molto.

Scoprire il suo nome era stato abbastanza interessante: sulla targhetta aveva scritto solo “Liam” e così, in un momento di nulla facenza, Dennis aveva girato tutti i profili con quel nome su Facebook, finchè alla fine non lo riconobbe nella foto.

Come lui, Liam aveva una pagina Facebook davvero povera, non caricava quasi mai niente se non gli inizi del suo impiego in un nuovo locale. Non era nemmeno fidanzato. Ma che cosa davvero gli impedisse di uscire dalla testa di Dennis, il ragazzo proprio non se lo spiegava.

Tornò in quel bar un paio di volte ancora, perché la sua macchinetta era ancora rotta. E tutte due le volte Liam era proprio lì, al bancone a fare cappuccini, espressi, preparare piattini con brioches e far pagare la consumazione.

Dennis notò anche come le ragazze che entravano se lo divoravano con gli occhi, scrivevano i loro numeri di telefono nei tovaglioli che però poi, alla loro insaputa, finivano nelle mani dell'altro ragazzo.

Quando andò a pagare il conto, Dennis non potè non notare una piccola montagna di tovaglioli scritti in un vano sotto al bancone delle macchinette del caffè.

Anche Liam vide che il suo sguardo era fisso sempre lì e, comprendendo quale potesse essere la domanda, si affrettò a rispondere: «Immagino che tu abbia visto la scena, so che cosa pensi. Non lo faccio per cattiveria nei loro confronti ma io vorrei vivere una vera storia d'amore.»

«Cioè?»
«Cioè conoscere una ragazza, corteggiarla, portarla fuori a cena e comprare un anello per segnare il nostro amore per sempre, come ai vecchi tempi. Vorrei una ragazza per la quale ucciderei capisci?»
«Oh...» si fece scappare Dennis, un brivido su per le braccia che alzava le cicatrici, «Si fa presto a prendere il vizio.»

Pagò con una banconota da dieci dollari questa volta, prese lo scontrino, il resto e se ne andò.

Per tutta l'operazione Liam aveva sul volto un sorriso divertito, ovviamente convinto che il ragazzo avesse semplicemente fatto una battuta spiritosa, ignaro che invece, dentro quella frase, si nascondesse la più oscura delle verità.

Sulle tracce di Dennis LoganDonde viven las historias. Descúbrelo ahora