Aaron McKain

14 2 13
                                    

La voce gracchiante del telegiornale si interruppe bruscamente, lo schermo divenne nero e il telecomando volò pesantemente sul divano color verde scuro un po' sbiadito.

Dennis, con il portatile sulle ginocchia, stava eliminando tutte le mail spam che la sua posta elettronica aveva accumulato nel tempo. Non sapeva nemmeno come mai fosse così obbligato ad averla una mail.

L'unica volta in cui davvero ne aveva riconosciuta l'utilità era stato quando ne aveva creata una falsa per addescare Abby Deavon. Una mail con nome e cognome banali, credenziali inesistenti e un numero di telefono scritto con cifre a caso, anche quello irraggiungibile. Dopodiché, quella specie di cassetta della posta virtuale non era più servita a niente.

Chiuse il portatile e si preparò per andare al lavoro: quel giorno avrebbe dovuto aiutare suo padre ad accontentare due ragazzi che stavano vendendo la loro casa.

Da quello che sapeva era due coinquilini che avevano condiviso l'abitazione da quando studiavano al college, ma in seguito a un litigio e uno scontro di interessi, avevano deciso di prendere strade diverse.

Giunse al portone del palazzo e andò verso la sua macchina, una Ford Station Wagon di circa sei anni grigio scuro, parcheggiata proprio di fronte.

Era stata di suo padre un tempo, poi quando a diciassette anni aveva preso la patente, era diventata sua. Il traffico quella mattina presto non era fitto, anzi, in realtà passavano una o due macchine alla volta, e le strade erano di per sè vuote e deserte.

Arrivò all'agenzia immobiliare trenta minuti in anticipo e ne approfittò per prendere due caffè, uno suo e uno per suo padre. James lo prendeva rigorosamente pieno di latte, Dennis invece senza zucchero e senza latte. Nero esattamente come usciva dalla macchinetta.

***

«Ah che bello, un buon bicchiere di caffè prima di affrontare una coppia di mocciosi furiosi.» James prese il bicchiere e bevve un lighissimo sorso, leccandosi le labbra.

Dennis non sapeva ancora nulla di quello che sarebbero andati a fare, le uniche informazioni che aveva erano le età dei ragazzi, le motivazioni del perché erano lì e il fatto che avrebbero dovuto fare un sopralluogo della casa per capirne il valore e stipulare un prezzo. Gli venne già la nausea.

Un quarto d'ora dopo erano in una sala con quattro poltroncine bluette, un tavolino da caffè in mezzo, un tappeto chiarissimo sotto di loro e pareti così bianche da far impazzire il cervello. Il tutto illuminato da grosse finestre grandi come l'intera parete che faceva entrare una bianca luce di sole coperto dalle nuvole. Infine, giusto per dare un tocco di arte, piccoli quadri ritraenti case e castelli erano appesi sulle due pareti che si trovavano alle spalle delle persone. Dennis aveva dietro un quadro raffigurante le Torri Gemelle prima che venissero abbattute.

I due ragazzi di fronte a lui erano letteralmente uno l'opposto dell'altro, e quell'altro, sorprendentemente per lui, Dennis lo conosceva molto bene: era Aaron McKain, aveva frequentato le scuole medie insieme a lui, ed era sempre stato un ragazzino piuttosto infantile.

Era stato il tipico bulletto che si vedeva anche nei film e nelle serie TV, quello che tirava le mutande agli altri alunni, immergeva la testa nell'acqua del water e attaccava bigliettini alla schiena.

Da come poteva notare non era cambiato poi così tanto, nonostante fossero passati dieci anni e fosse ormai considerato adulto.

L'altro ragazzo invece non aveva idea di chi fosse: era ben pettinato, ben vestito ed era pure seduto composto a differenza di Aaron che indossava un pantalone della tuta grigio chiaro sformato, una felpa dello stesso colore aperta e una maglietta nera spiegazzata. Sopra la maglia intravide anche delle piccole macchie bianche, ma fu assolutamente sicuro di non voler sapere che cosa fossero davvero. Insomma, sembrava aver appena dormito sulla metropolitana.

«Allora.» iniziò James dopo aver finito di guardare le foto iniziali della casa, «Che cosa possiamo fare per voi?»
«Vorrei uscire da quel buco di matti!» la voce nasale del ragazzo composto rimbombò nella stanza, «Rischio di impazzire, o di compiere un omicidio!»

La pelle di Dennis ebbe un fremito improvviso, una piccola scossa elettrica che gli attraversò sopratutto le baraccia, ma ricacciò tutto in fondo al suo animo mantenendo un aspetto impassibile, quasi annoiato.

«Andiamo Chris.» disse Aaron con un tono cantilenante, quasi strafottente, «Sei stato tu a dirmi che ti dovevo un favore, e avevi anche bisogno di una sistemazione.»
«Però pensavo di vivere con una persona normale!»

James e Dennis si guardarono di sfuggita per incoraggiarsi a non ridere, la situazione stava diventando piuttosto imbarazzante perché i due ragazzi avevano cominciato a litigare di cose altamente personali.

Padre e figlio, nel corso dell'incontro scoprirono che Aaron faceva dispetti in continuazione a Chris insieme ai suoi amici, che non rispettava che fosse vegetariano e, cosa molto più importante, gli impediva di riposare al meglio la notte perché o spariva per ore intere o ballava coi suoi amici in salotto con la musica a tutto volume.

E per Chris, che lavorava per una grande multinazionale importante, il riposo era essenziale.

«Sembrate una coppia di fidanzati che litiga.» disse James quando, dopo qualche minuto di silenzio, finalmente tornò la calma, «Senza offesa ovviamente.»
«Be', signor Logan, è proprio quello che saremmo.»

Entrambi i Logan spalancarono la bocca increduli, Chris e Aaron erano fidanzati e stavano vendendo casa perché non si sopportavano più. Era chiaro che avevano appena assistito alla loro rottura.

***

Quando finalmente i due ragazzi andarono via, James andò nel suo ufficio insieme a Dennis per riprendersi dall'incontro e preparare l'occorrente per visitare l'abitazione.

Era evidente che Aaron non aveva riconosciuto Dennis, nonostante una volta da piccolo avesse tentato di renderlo oggetto delle sue marachelle. Dennis però gli aveva lanciato un'occhiata con due occhi stretti e affilati che Aaron aveva probabilmente deciso di cambiare idea.

Da come se lo ricordava, quel ragazzo era uno di quelli che, quando volevano ottenere una cosa, facevano di tutto per averla, anche a costo di esagerare, come se fosse loro tutto dovuto, e come aveva potuto vedere aveva esercitato questo suo modo di fare anche con il suo fidanzato senza pensare in alcun modo alle sue esigenze.

Come avesse fatto Chris a trovarlo affascinate e a decidere di condividere del tempo con lui proprio non se lo sarebbe mai spiegato.

James, davanti alla sua scrivania, scosse la testa: «Sarò onesto, non riesco proprio a immaginarmi due uomini che vanno a letto insieme.» iniziò mentre prendeva in mano il raccoglitore con le tabelle delle abitazioni, «Però quel Chris, cazzo, non ha fatto in bell'affare a stare con uno come lui. Insomma, con tutti i bravi ragazzi che ci sono nel mondo... bah!»

«Tu lo avresti mai immaginato?»
«Che stessero insieme?»
«Sì, uno dei due lo conosco, andavamo alle medie insieme, era davvero un ragazzino pessimo.»

James guardò suo figlio per qualche secondo, elaborando quello che gli era appena stato detto: «Allora quel poveretto farà bene a scappare il più veloce possibile. Certi soggetti, purtroppo, non cambiano mai.»

Dennis annuì in silenzio mentre seguiva con lo sguardo suo padre che usciva dall'ufficio. Poi entrambi di diressero verso la sua auto, pronti a raggiungere il bilocale destinato a finire all'asta.

James già si sentiva che, a giudicare dai due elementi appena incontrati, non poteva di certo aspettarsi una reggia pulita e ordinata, ma sperava che almeno si fossero presi la decenza di fare qualche facenda da rituale.

Dennis dal canto suo, oltre a non esserne granché interessato, sapeva in fondo che quello che a breve avrebbero visto era sicuramente peggio di una discarica.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now