Waylon Mark

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Stava ritornando a casa dopo aver concluso finalmente quell'ultimo, e stressante, compito. Lo stavano attendendo delle ferie arretrate per via degli straordinari, una moglie e due bambini piccoli pronti a creare un vero esercito di pupazzi di neve, ma qualcosa ovviamente doveva andare storto.

Waylon Mark stava viaggiando sulla liscia e deserta autostrada della mattina presto, quando la sua macchina sembrò iniziare a fargli i dispetti: l'abitacolo cominciò a ballonzolare su e giù, il motore a perdere giri e tutte le luci decisero di impazzire, stile albero di natale. Si stava verificando un grave malfunzionamento.

Cercò l'autogrill più vicino e riuscì a parcheggiare la macchina negli appositi spazi prima che l'auto si spegnesse del tutto e lo abbandonò definitivamente.

Provò ad accenderla un paio di volte di fila, finchè al terzo ed ultimo tentativo non picchiò le mani sul volante, disperato e molto arrabbiato. Prese il telefono, almeno per avvisare la moglie del suo imprevisto e chiamare un meccanico, ma la batteria decise di bastare solo per mandare un veloce messaggio, prima di spegnersi del tutto anche quello.

Adesso era lì, seduto in una macchina che non sarebbe mai più ripartita e senza possibilità di avvisare per chiedere aiuto.

Poteva solo scendere e avventurarsi dentro all'autogrill alla ricerca di qualcosa da mangiare e magari, con un po' di fortuna, acquistare un caricabatterie, prima di trovare anche una presa elettrica, ma anche se ci fosse riuscito avrebbe comunque dovuto aspettare prima di poter utilizzare di nuovo il telefono.

Quando moriva in quel modo, era necessario che riacquistasse un po' di carica prima di riaccendersi ancora.

Una volta uscito dal locale cercò qualche automobilista per chiedere un passaggio o un telefono, ma purtroppo come aveva potuto vedere anche prima, il parcheggio era praticamente deserto. Si sedette sul marciapiede in attesa di qualcosa, non sapeva bene nemmeno lui cosa, ma non aveva molto da fare, e stava anche perdendo le speranze finchè, in lontananza, una macchina non si fermò per fare il pieno.

Appena il guidatore scese, Waylon si alzò e corse verso di lui: «Hey! Hey aspetta!»

Il proprietario del veicolo, un ragazzo più giovane di Waylon con lunghi capelli scuri, si voltò di scatto appena sentì quel grido.

«Scusami! Scusami. Ecco, mi è morta la macchina e anche il telefono. Lo so che potrei chiederti molto, ma potresti darmi un passaggio? Va bene anche alla città più vicina.»

Il ragazzo lo guardò per un istante, tempo nel quale i suoi occhi si strinsero fino a diventare due fessure, prima di finire di riempire il serbatoio e fargli cenno di salire, mentre pagava alla cassa self service.



***


«Grazie, grazie davvero. Pensavo che sarei rimasto su quel marciapiede per tutta la vita.»
«Figurati.»
«Cazzo... ma guarda te se la mia macchina doveva rompersi proprio adesso. Mia moglie sarà così preoccupata, le ho a malapena detto che avrei tardato.»
«Perchè?»
«Oh giusto, anche il mio telefono mi ha abbandonato.» Waylon rise nervoso, quasi vergognandosi della situazione, «Non avevo immaginato proprio così l'inizio delle mie ferie arretrate.»

Il conducente della macchina rimase in silenzio, fissando la strada di fronte fermo come una statua di gesso. E questo suo comportamento spinse Waylon a tacere per qualche istante, aiutandolo a perdersi nei campi smisurati che correvano ai lati della strada.

La sua mente in quel momento iniziò a viaggiare nei suoi ricordi più lontani, all'epoca dell'infanzia, e di quanto adorasse i lunghi viaggi in autostrada perché, così facendo, poteva giocare con la sua fantasia per ore intere senza essere costretto ad ascoltare i suoi genitori parlare.

Non era mai stato bravo a rimanere concentrato, riconosceva che fosse il suo peggior difetto, e anche sua moglie glielo faceva notare spesso.

«Senti ma, visto che manca ancora un po' alla prossima città, posso sapere il tuo nome? Insomma, vorrei poterti chiamare per nome, potrei essere tuo fratello maggiore, ah e posso darti del tu?»
«Quante domande.»
«Almeno non te lo chiederò più tardi giusto? Allora?»
«Puoi darmi del tu.»
«Molto bene, così è meno imbarazzante no?»
Il conducente non rispose.
«E... come ti chiami?»
«Dennis.»
«Bene Dennis! Io sono Waylon, Waylon Mark e, come ti ho detto prima, sei il mio salvatore.»

Di nuovo calò il silenzio, e i due ragazzi tornarono uno con la mente sui campi rigogliosi e l'altro sulla strada ancora deserta, nonostante l'ora.

Alcune ciocche ricciole di capelli scuri di Dennis volavano su e giù a causa dell'aria che proveniva dal finestrino leggermente abbassato, gli solleticavano le labbra e ogni tanto le allontanava con le dita secche. Ed erano proprio quelle ciocche che catturarono per un momento l'attenzione di Waylon, e ancora una volta la sua mente gli riportò un nuovo ricordo sepolto, buffo ma quasi dimenticato.

Anche lui da giovane, nei tempi del liceo, desiderava avere dei bei capelli lunghi, biondi e lisci, come le celebrità, ma dopo che sua madre gli fece assistere al momento in cui sua sorella, che invece li aveva molto lunghi, dovette pettinarli bene lui rinunciò a questo progetto.

Non si sarebbe mai più scordato delle espressioni di dolore della ragazza, di quanto la madre stesse tirando quei nodi quasi arrivando a strapparli, e il pensiero che un giorno sarebbe potuto capitare a lui. 

Così rimase coi suoi capelli ben tagliati, a pompadour, facili da curare e pettinare, proprio a prova di nodo. Era proprio così che aveva conosciuto sua moglie, a un appuntamento dal parrucchiere, e lei era una tirocinante che si occupava degli shampoo.

«Senti Dennis, tu hai una fidanzata? Una moglie? Una famiglia insomma?»
«No, sono solo.»
«Solo? Così giovane e così solo? Non hai nemmeno una cotta per qualcuno?»
«Tu sei sposato invece.» fu più un'affermazione che una domanda.
«Oh sì, ho una bellissima moglie e due adorabili figli. Hanno cinque e tre anni, e sono due terremoti. Ti piacciono i bambini?»
«Preferisco non rispondere.»



***


Ancora una volta nella macchina calò il silenzio. Waylon faceva davvero fatica sia a stare zitto, sia a conversare con Dennis.

Il ragazzo a differenza sua non era uno di molte parole, sicuramente non aveva una lunga storia di marachelle scolastiche da raccontare.

Waylon ricordava molto bene quante volte le maestre e i professori avessero cercato di trovare un banco perfetto per farlo stare zitto, impedirgli di parlare e sussurrare per almeno dieci minuti di lezione con il compagno o la compagna, ma non c'era stato verso.

Waylon aveva il potere di far chiacchierare anche l'alunno più silenzioso. Ma a quanto pare questo potere non funzionava con Dennis, che invece ignorava le sue parole come se nemmeno venissero pronunciate.

Aveva voglia di parlare, non aveva mai apprezzato il silenzio, così cercò un argomento carino con cui poteva coinvolgere il suo compagno di viaggio: «Allora, Dennis, posso sapere quanti anni hai?»
«È importante?»
«Sì, per me lo è. Così posso anche sapere di che cosa parlare con te.»
«Perchè vuoi così tanto parlare con me?»
«Be', perchè il silenzio è così noioso. Invece parlare è così bello, si possono raccontare tante cose, sia buffe che tristi. È per passare un po' il tempo capisci?»

Dennis sospirò pesantemente, prima di rassegnarsi ad accontentare Waylon: «Ok... a Giugno ne faccio ventiquattro.»
«Oh ottimo! Ventiquattro, bellissima età. Sai io a ventiquattro anni sono diventato padre per la seconda volta, ora ne ho ventisei e mi sento già vecchio, buffo no?»
«Sì, davvero buffo...»
«Inoltre ricordo anche che, sempre alla tua età, ho organizzato la mia prima vera vacanza fuori dall'America. È stato incredibile.» guardò fuori dal finestrino, perdendosi a fissare le striature dei campi ancora bagnati dalla neve ormai sciolta, «Ogni giorno è un'avventura, bella o brutta. Sei d'accordo?»

Dennis fece un cenno lieve con la testa, e ancora una volta la conversazione cadde. Waylon rimase a ricordare il momento in cui, con sua moglie e i suoi figli, aveva messo il piede sul primo gradino per imbarcarsi sull'aereo e assaporare la loro prima vera vacanza di famiglia.

Sulle tracce di Dennis LoganDove le storie prendono vita. Scoprilo ora