Confronto

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Dopo che la notizia della morte di Dimitry e del suo furto finito male fece il giro dei telegiornali, Natasha decise di affrontare faccia a faccia James e non più davanti ad un giudice.

Ci aveva provato qualche tempo prima, quando si era sparsa la voce che un pedofilo affamato di vite innocenti si aggirava per la scuola alla ricerca di vittime ignare, convinta che potesse risultare un pericolo per suo figlio. Solo che quella volta, inaspettatamente, il giudice non accolse la sua richiesta di affidamento esclusivo spiegando che le circostanze non erano sufficienti per dimostrare che Dennis fosse in pericolo sotto la custodia del padre.

Inoltre giocò un grande svantaggio il fatto che la situazione economica di Natasha stava facendo acqua da tutte le parti, pertanto il bambino era rimasto sotto la custodia di James e le condizioni dell'affidamento erano rimaste invariate.

Questa volta la donna decise che era arrivato il momento di posare le armi e pensare a quello che realmente importava, cioè il benessere di Dennis e l'assicurazione a donargli una vita il più possibile serena. Sia Natasha che James avevano subito dei tragici episodi nelle loro vite, e spesso erano stati usati per ferirsi a vicenda, ma questa volta dovevano trovare un dialogo, un punto d'incontro che andasse bene a tutti e tre.

La donna raggiunse James e suo figlio a casa dell'uomo e, stringendo in un forte abbraccio Dennis che la accolse con un sorriso elettrizzato, si potè assicurare che stesse bene.

Di quello che era successo due settimane prima erano rimasti solo dei segni più scuri e ruvidi sulla sua pelle.

Mentre Dennis se ne andò in giardino a godersi il pomeriggio soleggiato di quel venerdì ancora molto freddo, i suoi genitori si spostarono in cucina per discutere con calma il da farsi.

James offrì a Natasha un caffè ma la donna rifiutò secca: «Sai che non sono venuta per una visita di cortesia.»

«Come sempre alla fine.»
«James, la situazione è seria lo capisci?» per tutto il tempo che fino a quel momento era stata lì non aveva mollato la borsa nera vellutata che aveva in spalla, ora stava stringendo la cinghia a forma di catena dorata con forza, «Si tratta del benessere di nostro figlio.»
«Dennis sta bene, perché continui a non fidarti di me?»

Natasha strinse ancora più forte la borsa. Non avrebbe mai saputo rispondere con certezza a quella domanda, sentiva solo che il suo istinto di madre le imponeva di prendere in mano la situazione.

James rimase a guardarla in attesa che parlasse, diede anche una sbirciatina veloce al giardino per vedere cosa stesse facendo Dennis e poi tornò a concentrare la sua attenzione sulla donna.

Quando capì che quel silenzio sarebbe potuto durare in eterno riprese: «Hai sempre avuto dei dubbi. Ogni volta che ti chiedevo se potevo tenere Dennis più di due giorni, voglio sapere perché.»

«Il tuo dipendente, James, ha cercato di uccidere nostro figlio!»
«Il tuo ex fidanzato lo ha abbandonato a casa da solo quando era solo un bambino ti ricordo, aveva cinque anni!»
«No, non lo fare!» Natasha agitò un dito, dritto e lungo, contro l'uomo che stava diventando paonazzo a causa della conversazione, «Non contringermi a diventare una vipera ok? Non userò la morte di quella povera ragazza per avere ragione!»
«Con il giudice lo hai fatto.»

Calò un forte silenzio, dove i due a fatica si guardavano in faccia.
«Si, è vero, ma solo perché tu non eri in grado nemmeno di badare a te stesso, figurati di un bambino.»
«Mi hai portato via mio figlio!»
«Questo non è vero!»

James si alzò come punto da una scarica elettrica infastidito dall'insistente negazione della donna. Come faceva a dire che non era vero? Per tre mesi non aveva nemmeno potuto telefonare per sapere come stesse Dennis, perchè secondo i medici avrebbe potuto interferire sulla terapia che stava seguendo, e dopo quei tre mesi era potuto tornare a vederlo solo nei weekend e nemmeno in giornate piene. Natasha pensava di avere sempre il coltello dalla parte del manico.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now