Scomparsi ad Halloween

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Dyersburg, Tennessee, 31 Ottobre 2012.

Avrebbe dovuto essere la solita parata di Halloween, con tutti i bambini vestiti da mostri e con secchielli a forma di zucca pieni di dolci. E così era stato, fino al fatidico momento in cui, come se avessero risposto a un segnale segreto, quattro operatori diversi del numero di emergenza ricevettero la stessa identica denuncia di scomparsa, nello stesso momento.

Quella sera, all'oscuro di tutti gli altri che festeggiavano Halloween come sempre, quattro ragazzi scomparvero nel nulla: Tom Hollywood, Andrea LaShein, Jack Creed e l'italiano Mirko Teresini. Quattro ragazzi perfettamente sconosciuti, con nessun legame tra loro, scomparsi nello stesso istante senza lasciare traccia.

Quel caso, dopo la notizia dei Cinque di McMinnville diventò l'annuncio di persona scomparsa più famosa del Tennessee.

Tom era un ragazzo di ventisei anni che lavorava in un bar molto frequentato all'orario di colazione, Andrea era una ragazza appassionata di musica che sognava di diventare cantante e chitarrista, Jack era un collezionista accanito di modellini di aerei da guerra e Mirko, l'unico non del posto, era un ragazzo in viaggio-studio in America.

A chiamare furono le famiglie e gli amici degli scomparsi che, dopo essersi accorti della loro assenza, avevano subito dato l'allarme. La prima ad essersi accorta della scomparsa di uno di loro fu la sorellina piccola di Jack, Brenda Creed, di nove anni, che era uscita con suo fratello per fare dolcetto o scherzetto insieme.

Inizialmente aveva pensato che fosse andato incontro a qualche amico riconosciuto tra la folla, ma dopo che, passati più di quindici minuti, non l'aveva più raggiunta, la bambina era corsa a casa e aveva allertato la famiglia.

«911, sono Bob, qual è la sua emergenza?»
«Mio figlio Jack è scomparso!» gridò la madre di Jack dalla cornetta, mentre la figlia piangeva accanto a lei e il padre i due altri fratelli che provavano a consolarla.
«Si calmi signora, mi racconti cos'è successo. Quando avete visto vostro figlio per l'ultima volta?»
«Circa un'ora fa. È uscito con nostra figlia più piccola per fare dolcetto o scherzetto, e poco fa la bambina è tornata dicendo che non lo trovava più!»
«La bambina sta bene?»
«Sì.» la donna diede uno sguardo alla figlia seduta sul divano, «Sì, sta bene, ma è molto spaventata.»

L'operatore di emergenza fece altre due domande dove chiedeva se fosse consuetudine che Jack sparisse così all'improvviso e se avessero già provato a chiamarlo al telefono.

In entrambe le risposte la donna negò, il figlio era un bravo ragazzo, e il suo telefono lo aveva la sorellina nel cestino a forma di zucca, dato che il costume da Super Mario che indossava aveva la tasca della salopette finta.

A quel punto la chiamata finì e la famiglia Creed potè solo rimanere in attesa e sperare.

***

Anche le conoscenze più stette degli altri tre ragazzi provavano la stessa paura.

In tutte e tre le altre chiamate, amici, madri o altri parenti urlavano isterici di trovare i cari scomparsi, di fare di tutto perché tornassero a casa sani e salvi.

Ma la mattina dopo la sera di Halloween, il primo di Novembre, dei quattro ragazzi scomparsi ancora non si sapeva nulla. In giro per la strada ormai deserta, erano stati ritrovati degli oggetti appartenuti a loro che però, come avvolti da una coltre oscura, rimanevano muti alle milioni di domande che la gente si stava ponendo.

Uno di quegli oggetti fu la molletta per capelli a forma di nota musicale che la povera Andrea portava quella sera, travestita da chitarrista rock, ed era stata trovata che giaceva nel mezzo del marciapiede, quasi dimenticata.

Per tutto il giorno successivo, sia su internet che sui giornali viaggiavano le richieste delle famiglie che i loro ragazzi tornassero a casa, o pregavano chiunque sapesse qualcosa di parlare. In Italia, per le strade Pesaro, si era anche celebrata una fiaccolata in onore di Mirko, augurandogli di tornare presto tra le braccia della sua famiglia. Suo padre apparve anche nei telegiornali americani, in una qualche notizia speciale internazionale, piangendo e pregando suo figlio di farsi vivo o chiedendo al responsabile o al suo rapitore, qualsiasi cosa fosse davvero successo, di liberarlo o dire la verità.

Tutti sul web scrivevano parole di conforto a tutti i familiari feriti da quella vicenda così pesante e tragica, ma continuavano a tenere viva la speranza pregando per loro.

In un momento, anche i poliziotti credettero di trovarli vivi quando, con grande sorpresa, il cellulare di Tom si era collegato a una cellula di segnale in una zona appena fuori da Dyersburg, ma fu solo un altro buco nell'acqua. Il cellulare era stato acceso da un uomo gia arrestato in precedenza per piccolo furti che aveva trovato gli effetti personali dei ragazzi e aveva deciso di tenerli.

Quella fu solo l'unica prova che forse erano tutti insieme, magari prigionieri da qualche parte, ma comunque i detective e la polizia erano ancora speranzosi in un grande salvataggio miracoloso.

Speranza che però, proprio il giorno dopo ancora, si spense del tutto quando i loro corpi furono infine ritrovati da un signore che viveva vicino a una zona boschiva e che stava rimuovendo tutte le decorazione di Halloween per riporle al loro posto.

I corpi dei ragazzi erano stati impiccati a un grosso albero coi rami che si sviluppavano verso l'esterno, non avevano segni di lotta e i loro costumi erano perfettamente integri. Anzi, i quattro cadaveri ondeggiavano quasi timidi e silenziosi davanti all'abitazione, probabilmente appesi lì gia dal giorno della loro scomparsa.

L'uomo raccontò di essersi prima incuriosito perchè, convinto che si trattassero di manichini di ferro e silicone, gli sembravano davvero molto realistici, ma quando si era finalmente avvicinato per vederli meglio, si era accorto che non erano affatto bambole, ma veri corpi umani, e sul loro viso, sulla guancia sinistra, giaceva fiera la sigla DL che tutti ormai conoscevano.

***

I detective, però, rimasero terribilmente disorientati dal metodo utilizzato dall'assassino per ucciderli.

Era chiaro che il colpevole era lo stesso per via delle lettere incise sui volti, fatte per forza dalla stessa mano mostruosa che aveva inciso quelle lettere sui petti delle cinque vittime precedenti, ma quello che non combaciava era il fatto che i ragazzi fossero stati uccisi in quel modo.

Chiunque fosse stato il colpevole, anche questa volta, aveva agito solo perché sentiva il desiderio di farlo, quei poveri ragazzi erano rimasti vittime di un terribile mostro annoiato.

La scientifica cercò, nel corso dell'autopsia, qualcosa che accomunasse gli omicidi, ma tutto quello che scoprirono era totalmente diverso: i ragazzi non erano stati drogati, erano stati colpiti alla testa con qualcosa e successivamente impiccati all'albero e lasciati lì a morire. Secondo la scientifica, immaginando la mente sadica del colpevole, chiunque fosse aveva aspettato che le sue vittime riprendessero conoscenza dal colpo precedente prima di appenderli, così facendo si sarebbe goduto la scena della loro morte.

Le famiglie delle vittime furono devastate, si riempirono la testa di domande sul perchè fosse successo tutto questo proprio ai loro cari, perché chi fosse stato aveva scelto proprio loro e cosa stava cercando.

Tutte domande che però non avrebbero mai trovato risposte, solo la certezza che il colpevole voleva a tutti costi far ricordare loro che la mano usata per compiere quell'orrore era la sua. Per tutti questo era tutto quello da sapere al riguardo.

Gli effetti personali furono sequestrati e analizzati, ma troppe tracce estranee furono ritrovate sui cellulari, portafogli e altre oggetti personali. Il colpevole, era ovvio, non era interessato a rubare quello che possedevano, e la loro morte non era il risultato di una rapina finita male se si escludeva la sigla sulle guance, né tantomeno poteva trattarsi di un delitto passionale.

«Siamo tutti molto addolorati.» aveva detto il tenente Wallace, colui che si era preso in mano gli omicidi di quel misterioso killer, «Voglio ringraziare tutti coloro che ci hanno aiutati nelle ricerche. Tutto il corpo di polizia si stringe alle famiglie delle vittime, promettiamo che faremo tutto il possibile per assicurare il mostro che ha agito così alla giustizia. Nessuna vittima verrà dimenticata. Noi tutti faremo il possibile, ci impegneremo, perchè il colpevole venga arrestato e paghi per le sue colpe. Il suo caso non si chiuderà mai.»

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now