Nonna Jackie

14 2 10
                                    

«Oh Dennis, vedo che almeno una volta all'anno ti ricordi di me. Mi sento onorata.»

Una delle poche abitudini che rendevano Dennis una persona normale era andare trovare, una volta all'anno, sua nonna Jackie, la madre di sua madre.

Non avevano mai avuto un vero rapporto affettivo, anzi, i due si parlavano con estrema freddezza, come fossero due estranei costretti a frequentarsi.

La donna lasciò entrare Dennis che la salutò solo un lieve cenno del capo, poi andò in cucina a finire di lavare le grosse tazze nella quale doveva aver appena finito di bere qualcosa, forse tisana: «Posso offrirti qualcosa?»

«No, non sono qui per cortesia.»
«Ah certo, come sempre no?» Jackie pose le tazze a sgocciolare nel tappetino di gomma vicino al lavandino.

Si asciugò le mani con lo straccio dei piatti e andò a sedersi barcollante, verso la poltrona in soggiorno. Dopo la menopausa, la donna aveva inziato ad avere dolori alla schiena che non la facevano dormire bene.

In realtà, per quanto ne avesse memoria, la donna non aveva mai dormito bene dopo la nascita del nipote: da piccolino Dennis non aveva mai dormito la notte e quando, una volta cresciuto, Natasha aveva iniziato ad uscire di nuovo con le amiche, il bambino le rendeva la notte impossibile urlando, scappando per tutta la casa e a volte anche in giardino a notte fonda.

Ora che era quasi adulto la situazione non era granché migliorata, Jackie voleva molto bene a Dennis, non poteva negarlo, in fondo era comunque suo nipote, ma più volte aveva spesso desiderato fare a cambio con qualcun'altro, uno più affettuoso e più normale. Non si parlavano né si vedevano mai, solo una volta all'anno, un rituale successivo al compleanno di Jackie. Natasha dava al figlio un regalo comprato da lei per dargli una scusa per farle visita, un metodo innocente per far durare il loro legame a dir poco inesistente.

«Vediamo un po', cosa spedisce tua madre questa volta? Eppure le avevo detto di non spendere soldi.»
«Credo che sia un'altra tazza.» rispose Dennis allungandole la scatola incartata che aveva in mano.
«Bene, in fondo mi mancava proprio una tazza. Beata figlia mia.»

Mentre Jackie scartava il pacchetto, che conteneva davvero una tazza, Dennis iniziò a camminare per la casa, guardando qualsiasi cimelio presente.

C'erano un sacco di piccolissimi vasi panciuti posti sulle mensole, fotografie appese sia al muro che appoggiate su ripiani, quadri astratti e un porta ombrelli vuoto a forma di gatto eccessivamente allungato.

Le foto ritraevano diverse persone: Jackie con suo marito, Jackie con Natasha neonata, Natasha in diverse fasi di età, Natasha incinta e Natasha con Dennis appena nato tra le braccia mentre sui ripiani c'erano le foto di Dennis da piccolino che giocava sul divano, che mangiava una torta al cioccolato, che dipingeva la faccia di sua madre con le mani sporche di vernice. Guardandole, il ragazzo fece quasi fatica a ricordare che quel bambino era lui un tempo, e ovviamente non era difficile immaginare che quel sorriso che aveva rivolto a chi guardava, era una volta rivolto alla madre dietro alla fotocamera.

Nessuno avrebbe mai detto che quel bimbo felice, un giorno, sarebbe diventato il terrore del Tennessee.

***


«Il nonno non l'ho mai visto.»
«Lo so, è morto prima che nascessi tu, forse un mese prima.»
«Che fortuna.» Dennis si sedette sul divanetto a due posti di fronte alla poltrona della nonna, «Come mai hai tutte quelle foto di me?»
«Sei sempre mio nipote, e io ti voglio comunque bene, anche se tu non lo condividi.»
«Non sprecare lo spazio, tanto non mi offendo.»

Jackie lo guardò rialzarsi e tornare a guardare i soprammobili. Ne approfittò per riflettere su quante cose, nella sua vita, fossero cambiate e si fossero riempite di sorprese.

La prima sorpresa fu proprio Dennis: sua figlia era partita per il college promettendo di laurearsi presto, con il massimo dei voti magari, e che avrebbe trovato un grande lavoro e sarebbe diventata ricca. Un gran bel progetto, finchè Natasha non tornò a casa a notte fonda, una sera, gridando come una dannata che aveva bevuto, che aveva dormito con un ragazzo e che era rimasta incinta.

Dopo alti e bassi, tra scene infantili e ripicche assurde, alla fine James e Natasha avevano deciso di mettere al mondo loro figlio.

La situazione familiare che avevano adottato era a dir poco assurda, con tanti errori e tante cose sbagliate, e uno degli errori principali fu proprio Dennis. Le faceva male pensarlo, soprattutto ripensando alla gioia di Natasha quando era finalmente diventata mamma, ma non poteva negare a sé stessa che si sarebbero potute fare scelte migliori. Aveva sempre pensato che James e Natasha non fossero masi stati pronti ad asserendo genitori, che quel bambino non avrebbe mai potuto portare un di più positivo in quella famiglia, forse addirittura era meglio che la figlia abortisse, dato che di famiglia c'era proprio poco.

Ma avevano fatto la loro scelta, e Jackie da madre poteva solo dar loro tutto l'appoggio possibile.

Dennis tornò al divano, dopo aver girato e rigirato i vasetti panciuti almeno tre volte, e la donna tornò ancora più indietro coi ricordi, scrutando per bene il suo viso. In passato non avrebbe mai saputo dire a chi somigliasse di più, a volte ci vedeva James, e a volte ci vedeva Natasha, ma ora che ci rifletteva bene dato che era cresciuto, ci vedeva suo marito. Aveva lo stesso volto ovale leggermente squadrato del padre di Natasha, Endrik, lo stesso taglio degli occhi anche se erano stati leggermente assotigliati dai geni di James.

«Allora Dennis.» iniziò Jackie per rompere il silenzio che si era creato, «Come sta andando il lavoro? So che tuo padre è molto contento.»
«Tutto bene.»
«Hai intenzione di farti un viaggio? Si sta avvicinando Natale in fondo.»

Dennis guardò di sfuggita il calendario, notando che a Natale mancava davvero poco. Non ci aveva più fatto caso da un bel po' di tempo, da quando ormai aveva smesso di essere un bambino e di aspettare Babbo Natale che scendeva dal camino di suo padre. Finita quella favola, anche la sua attesa alle festività era svanita.

«Si o no?»
«Non lo so, non ci ho pensato.»
«Be', potresti. D'altronde sono gli anni più belli i tuoi, dovresti divertirti e sfruttarli, a stare a casa a rimbambirti avrai tutta la vecchiaia.»

Dennis rimase un istante in silenzio, poi si alzò dal divano e si diresse verso la porta d'ingresso, era arrivato il momento di andare via.

Jackie lo seguì, anche lei silenziosa, indecisa se dargli un abbraccio o lasciarlo andare via senza dire una parola, quesito che si creava ogni volta che lo vedeva.

Proprio in quel momento, mentre Dennis apriva la porta, la donna si mosse come da sola, mettendoli una mano sulla spalla e accarezzandola come faceva sempre a sua figlia: «Ci vediamo al prossimo anno allora.»
«Sì, buona giornata nonna.»

Mentre la porta d'ingresso si chiudeva, nel soggiorno riecheggiava ancora quella parola, pronunciata con freddezza, ma con un bel significato.

Anche se non era mai stato il nipote migliore del mondo, quando Dennis la chiamava nonna a Jackie faceva molto piacere, un piccolissimo gesto per ricordare soprattutto a loro stessi che condividevano un legame di sangue impossibile da eliminare.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now