Cosa successe quella notte

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Dopo il ritrovamento dei cadaveri dei cinque ragazzi scomparsi, la polizia iniziò a valutare diverse ipotesi sullo sconosciuto killer che aveva fatto quell'errore.

C'era chi ipotizzava che i responsabili fossero più di uno, in questo modo si sarebbe spiegato come mai, nonostante le droghe nel loro corpo, gli ostaggi non avessero tentato la fuga dopo che venne ucciso il primo ragazzo. Altri invece ipotizzavano che il responsabile era un mostro fuori di testa e che quella sigla incisa sui corpi altro non fosse che un simbolo a caso, altri ancora erano fermamente convinti che quelle due lettere fossero la firma diretta del colpevole, le iniziali del suo nome.

Quello che ancora nessuno sapeva era che il responsabile di tutto era Dennis, ed era uscito indisturbato dal luna park senza che nessuno destasse sospetti o si accorgesse di lui.

Ciò che precedette la sua fuga silenziosa era un inferno che pochi sarebbero stati capaci di immaginare: dopo che i cinque ragazzi si allontanarono dal lui, Dennis decise di seguirli in silenzio, sfruttando la folla di gente e nascondendosi spesso dietro a giostre o bancarelle.

Dopo un po', quando due di loro si fermarono per riprendersi dal sedicesimo giro di autoscontri, Dennis si era avvicinato simulando un ragazzo confuso ed agitato, chiedendo se per caso avessero visto la sua fidanzata, persa di vista circa mezz'ora fa.

Nessuno dei cinque poteva fornire lui dei dettagli, ma guidati dal loro buon cuore si erano offerti di aiutarlo nelle ricerche perchè, come avevano detto, più erano e più facili sarebbe stato ritrovarla.

Avevano girato mezzo parco divertimenti senza alcun risultato, finchè Dennis, ormai sicuro che la folla confusionaria fosse troppo lontana, decise di portarne uno alla volta dietro la giostra della casa stregata. Le urla finte dell'attrazione avrebbero coperto quelle delle sue vittime e lui avrebbe potuto agire indisturbato. Aveva portato con sé anche diverse confezioni di Xanax che sua madre aveva nell'armadietto del bagno, iniziate ad usare dopo la morte di Michael e che ancora oggi andava avanti.

A quel punto, quando ormai la fiducia dei ragazzi era completamente sua, a turno li portò dietro alla giostra e li riempì di farmaci per intontirli, infatti uno degli effetti di quel farmaco era una grande sonnolenza e per questo motivo nessuno dei cinque si rese completamente conto di quello che stava succedendo.

Poi, Dennis andò non troppo lontano a prendere una lamina di ferro tra un mucchio di pezzi di giostra buttati a vanvera, probabilmente rotti e inutilizzabili, e un grosso sasso che avrebbe usato per fare pressione sui polsi dei ragazzi.

E fu proprio in quel momento che iniziò l'inferno: il primo a cui furono tagliate le mani fu Justin Baker, il ragazzo era troppo intontito per capire bene fino in fondo quello che stava succedendo, Dennis lo fece sdraiare, gli prese il primo polso, e con una forza atroce picchiò con il sasso la lamina di ferro che infine tranciò la mano del povero ragazzo che a quel punto urlava disperato.

Per impedirgli la fuga, il suo carnefice gli diede un'altra po' di Xanax e poi riprese a tagliare l'altra mano.

Finito quel lavoro, infine, usò la lamina di ferro per tagliarli la gola e ucciderlo del tutto. Stessa sorte toccò a tutti gli altri che, uno alla volta, finirono sotto le mani di quel pazzo che li aveva trascinati lì.

***

Secondo la ricostruzione dei detective, il taglio delle mani aveva l'unico scopo di far capire che l'artefice di quegli omicidi era una sesta persona, è non uno di quei cinque come a primo impatto si poteva pensare.

La sigla però dettava ancora diversi sospetti, non si poteva ancora decifrare con certezza se si trattasse di un nome reale o inventato, e se così non fosse, probabilmente era la sigla del nome di una setta di pazzi killer che girava per il paese. Fu solo constatato che si trattava di un'unica persona per via dei tagli alla gola, che erano tutti identici. Stessa pressione e stessa direzione del taglio, da destra a sinistra.

Dopo lo sviluppo delle indagini, il Detective Elijah Wallace, che si prese il compito di risolvere il caso, venne intervistato per sapere meglio i dettagli dell'accaduto.

«Purtroppo non abbiamo ancora nè un nome nè un volto del colpevole, ma sappiamo solo che, chiunque sia, vuole a tutti costi dirci che questo lavoro è solo opera sua.»
«Che cosa pensa riguardo al tipo di persona che possa essere questo killer?»
«Be', direi prima di tutto un pazzo. Un essere mostruoso che uccide solo per il gusto di farlo oppure uno spietato malato di mente invidioso. Quei poveri ragazzi erano come angeli scesi sulla terra, buoni e gentili con tutti. Solo un essere senza coscienza potrebbe macchiarsi della loro morte.»
«Avete trovato le armi del delitto?»
«Purtroppo no, abbiamo solo la certezza che si tratti di strumenti trovati lì nei dintorni. Temo però che l'assassino se li sia portati via e li abbia gettati da qualche parte per non farsi trovare.»

La cittadina era a dir poco sconvolta, pensare che in un luogo dove avrebbe dovuto regnare soltanto il divertimento si fosse consumato un crimine tanto atroce metteva tutti in allarme.

Le famiglie soprattuto iniziarono a sorvegliare i figli in maniera meticolosa ai parchi giochi, restavano nei dintorni quando i figli adolescenti uscivano con gli amici e, per chi aveva figli della stessa età delle vittime, mandavano regolarmente messaggi per assicurarsi che fosse tutto a posto.

Per quanto riguardava invece Dennis, il vero colpevole della vicenda, l'idea che il suo nome stesse terrorizzando la gente fino a quel livello lo rendeva fiero di sé. Sentire la paura  che aleggiava nell'aria lo eccitava come non mai. Ma la cosa che più gli piaceva fare era ricordare tutto quel sangue che era schizzato via dai polsi dei ragazzi quando le loro mani si erano staccate dalle braccia.

Non era comunque stato attento a dove fossero finite, non gli era importato granché, forse qualche cinghiale era uscito rassicurato dal silenzio e ne aveva fatto la sua cena.

Ciò nonostante, mentre tornava a casa, il suo pensiero si rivolse alle armi che aveva gettato nel fiume affluente del Tennessee River prima di riprendere la strada di casa quella sera: sia la lamina di ferro che il sasso erano finiti un fondo all'acqua, lontani dagli occhi della gente e, se un giorno sarebbero mai stati ritrovati, le sue impronte non sarebbero più rinvenute, perché il fiume avrebbe cancellato ogni sua traccia.

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now