I falsi killer

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Dopo gli omicidi avvenuti ad Halloween, un grande caos generale si sparse per quasi tutto il Tennessee. La gente aveva iniziato ad avere paura ad uscire di casa, sia che fosse da sola o in compagnia, perché era ovvio ormai che quel pazzo assassino non si facesse scrupoli.

In quel periodo però, le indagini della polizia vennero ostacolate da altri tipi di crimini che riportavano la stessa firma. Il problema era che i responsabili non era affatto il colpevole che stavano cercando, ma altri criminali dilettanti che pensavano di farla franca usando la firma di Dennis.

Uno di loro si chiamava Roy Pabborn, un uomo di appena trent'anni già conosciuto dalla polizia per furto.

Roy aveva rubato due auto in due occasioni diverse e, tenendo in ostaggio i proprietari, si era fatto consegnare carta di credito e bancomat con il codice e ne aveva svuotato il conto in banca senza ostacoli. La terza volta, forse avendo agito con troppa spavalderia, era stato fermato e arrestato.

Dopo essere uscito di prigione, Roy non aveva abbandonato la sua vita criminale, ma aveva deciso di non occuparsi più di auto, così i suoi furti vennero effettuati a casa di pensionati indifesi e soli, di ragazzini lasciati soli perchè i genitori lavoravano o addirittura approfittando delle vacanze che la gente faceva.

Quella volta decise di fare proprio così: approfittò del fatto che un'anziana coppia fosse andata a trovare i parenti in Florida per entrare in casa loro e rubare. I due signori non avevano nessun cane da guardia e la loro abitazione era situata in una zona dove difficilmente passava qualcuno, quindi avrebbe avuto tutto il tempo che voleva per entrare, rubare e uscire.

L'unica cosa che non aveva tenuto conto era il sistema di allarme che i proprietari avevano saggiamente installato prima di partire.

Quando Roy mise piede nell'abitazione un forte suono stridulo echeggiò per tutta la casa il criminale, preso dal panico, si gettò fuori dalla finestra rompendola in mille pezzi. Prima di lasciare la casa però, decise di incidere sulla porta la firma di Dennis, convinto così di farla franca.

Quando la polizia giunse sul posto, non ci mise molto a fare due più due e capire che chi aveva scritto quelle lettere sulla porta non era il misterioso assassino, così raccogliendo le innumerevoli tracce lasciate da Roy, lo arrestarono subito e lo interrogarono.

Roy, seduto nella sala interrogatori, si guardava intorno cercando di sembrare innocente e confuso.

«Roy Pabborn giusto?» chiese un uomo rivelandosi poi il tenente Wallace.
«Sì signore, sono io. Che cosa ci faccio qui?»
«Non lo so, me lo dica lei, signor Pabborn.»
«Ah non saprei. Vede io stavo facendo visita a un amico tutto tranquillo e all'improvviso vedo due poliziotti che mi trascinano in macchina.»
«Ma certo, capisco il disagio.» Wallace tirò fuori due foto ritraenti la porta incisa e la finestra rotta, «Ma vede signor Pabborn, io penso che questo lavoro sia solo opera sua.»

Roy guardò le foto e scosse la testa cercando di mantenere la sua messa in scena, ma era ovvio che il tenente Wallace non avesse ancora finito con la sua spiegazione.

«Signor Pabborn, è inutile che nega o fa finta di niente. Abbiamo comparato le sue impronte digitali con quelle sulla porta, e inoltre la calligrafia della firma non è affatto la stessa.» Wallace tirò fuori la foto della firma originale di Dennis, «Vede? La "D" in questo caso è quasi storta, mentre la sua è praticamente dritta. Inoltre la "L" è troppo grande qui sulla porta, mentre in questa foto come può vedere è leggermente più piccola.»

Roy fece un piccolo colpo di tosse imbarazzato, chiaramente non era la stessa mano che aveva inciso le lettere sulla porta.

«Signor Pabborn, penso che un giorno di fresco per tentato furto, violazione di domicilio e vandalismo la aiuterà a capire che ostacolare le infagini è molto pericoloso.»

Sulle tracce di Dennis LoganWhere stories live. Discover now