6 • UNO DI NOI

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La corrente torna in quel momento esatto ma nessuno, alle mie spalle, parla o si muove. Eppure, nella stanza, echeggiano respiri affannosi e ansimanti.

Devo raccogliere tutto il mio coraggio per costringermi a voltarmi.

Nessuno è nella stessa posizione in cui si trovava quando tutto si è fatto buio. Danny non è più vicino alla libreria. Zoe non è seduta sul pianoforte. Fox non è appoggiato alla finestra. Non c'è più una finestra, anzi. Al suo posto c'è solo il nero del cielo e una raffica di vento gelido che penetra nella stanza attraverso un vetro disintegrato.

Aveline. Raisa. Paul. Gerald.

«Dov'è Suzy?» domando, con la voce che mi trema, ma nessuno mi risponde.

Io non ci volevo neanche venire, a questa stupida festa. Avrei preferito, piuttosto, carbonizzare un'altra cartata di biscotti da rifilare a Luigino nella cucina lilla della nonna oppure, ancora meglio, starmene spalmata sul divano con Delphine a sgranocchiare noccioline davanti a una puntata di Bridgerton. Quello sì che sarebbe stato d'ispirazione.

Ma le mie riserve erano dovute al timore che Suzy, dopo tutti questi anni, mi avesse invitata per sbattermi in faccia tutti gli strepitosi successi della sua vita: la laurea, Richard, la villa, le decine di amici affettuosi pronti a gioire con lei per ogni suo traguardo. Non certo alla possibilità che la serata potesse finire in tragedia.

Perché, anche se, in questo momento, pensieri e sensazioni angoscianti si rincorrono nella mia mente stentando ad assumere una forma precisa, di una cosa sono assolutamente certa: uno, tra le varie decine di amici affettuosi pronti a gioire con lei per ogni suo traguardo, ha appena spinto Suzy giù dalla finestra.

In preda a un singhiozzo incontrollabile, mollo la presa dalla maniglia della porta e scatto verso la finestra. Ma qualcuno mi acchiappa alle spalle e mi immobilizza prima che possa giungere a destinazione.

«Fermati» mi intima Fox, bloccandomi per le braccia. «Non toccare niente».

«Lasciami!» urlo, cercando di divincolarmi dalla sua presa e sperando di trovare sostegno negli sguardi degli altri che però, invece, rimangono distanti e vacui.

Qualcuno, al piano di sotto, deve essersi accorto di quello che è successo. Perché dalla finestra rotta, insieme al gelo e alle tenebre, cominciano a penetrare delle grida.

«Sta' calma. Fa' come ti dico» dice ancora Fox. «Ti ricordo che sono un poliziotto. Fidati».

È vero. Lui è un poliziotto. E io, in fondo, so bene di non avere neanche la metà del coraggio che mi servirebbe per guardare di sotto.

Mi blocco, ma fatico a respirare. Zoe prova a venire ad abbracciarmi ma io la scaccio e lei non insiste.

Ho gli occhi puntati fissi in quelli di Fox. Non voglio incrociare lo sguardo di nessun altro. Lui, in questo momento, rappresenta l'autorità. Anche se siamo tutti coetanei è come se lui fosse l'adulto a cui rimettere le faccende troppo complicate o troppo dolorose.

La urla dal piano terra aumentano di numero e di intensità. Fox lancia un'occhiata di sotto e si porta il telefono all'orecchio, pallido in volto.

«Sì, sono io, Fox Davies» dice, passandosi una mano leggermente tremante sul viso. «Dovete venire subito. Servirà anche un'ambulanza. Sì, alla villa degli Ellis».

Non riesco a crederci. Deve essere un incubo. Le orecchie mi stanno fischiando e le ginocchia minacciano di cedermi da un momento all'altro. Il cuore batte all'impazzata e sento un sudore freddo cominciare a imperlarmi la fronte.

«Sì, è per Susan» sta dicendo Fox. «Temo che abbia... deciso di togliersi la vita».

Mi ridesto tutto insieme. Cosa ha detto?

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now