19 • I COLORI DELL'ARCOBALENO

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«Grazie per avermi accompagnata» dico, quando Danny ferma il pick-up davanti a casa di mia nonna. «Fammi sapere quando posso passare a riprendere la Volvo. Ha scelto il momento peggiore per piantarmi in asso, con questa pioggia incessante».

«Devo solo sostituire la batteria» risponde. «Conto di riuscire a sistemartela per domani».

Non ho per niente voglia di scendere da questa macchina.

«Danny» sussurro, «ma perché Suzy avrebbe fatto tutto questo? Cioè, lei è sempre stata un po' stronza ma non... non così».

«Ammetto di non essermelo chiesto, Peppa».

Non faccio domande perché non voglio dare l'impressione di dubitare delle sue parole. Ma mi sembra tutto così... strano. Che Suzy avesse un disperato bisogno di soldi? Eppure, a giudicare dalle dimensioni della sua villa, non mi aveva dato l'impressione di passarsela poi tanto male. Ci sono ancora troppi dettagli che non tornano. Credo proprio che approfitterò dell'invito della signora Ellis e mi recherò alla villa quanto prima.

È tardi e sarebbe ora di rientrare. C'è, però, ancora una cosa che vorrei sapere da Danny. Una cosa molesta e inopportuna, certo. Ma è più forte di me.

«Danny, senti» dico. «Il tuo litigio con Peter... riguarda quello che è successo con Molly?»

Lui, stavolta, non si stranisce.

«Non proprio» risponde.

«Dai, dimmelo» piagnucolo.

«Preferirei di no» risponde. «Non voglio infamare il tuo ragazzo».

«Peter non è il mio ragazzo» gracchio, con troppa fretta. «Siamo stati insieme solo quella sera. Non ci siamo più visti e non credo ci rivedremo».

«Ah» dice Danny, stupito. «Mi sembrava che fossi molto presa da lui».

«Beh, sì, lo ero» rispondo, piccata. «Non lo sono più. Anzi, credo che mi piaccia un altro, se proprio lo vuoi sapere».

«Fox» conclude, non si sa sulla base di cosa. «Piace a molte».

«No» gli dico, avvicinandomi molto lentamente al suo viso. «Tu».

Va bene, basta. Mi sono repressa fin troppo, per i miei gusti. Copro i due centimetri di distanza che ci separano e mi avvento sulla sua bocca.

Le sue labbra si schiudono immediatamente contro le mie, mentre le sue braccia corroborate dal duro lavoro di campagna e dalle passeggiate all'alba e da quelle varie altre cose che adesso non riesco a ricordare ma che in genere temprano i veri uomini dello Yorkshire, si stringono intorno al mio corpo e le sue mani grandi e callose mi agganciano i capelli dietro il collo.

«Peppa...» ansima dopo qualche istante, contro la mia bocca, proprio mentre comincio ad avvertire l'urgentissimo bisogno di strappargli di dosso i vestiti. «No, aspetta...»

«Che c'è?» gli domando, stranita, quando mi poggia le mani sulle spalle per allontanarmi da lui.

Ma che problema hanno gli uomini da queste parti?

«Non fa niente, lascia stare» aggiungo, prima che lui possa rispondermi. «Non volevo saltarti addosso, scusa. Non ho neanche l'iperlassità dei legamenti dell'anca, del resto».

«Peppa, ma... eh?»

«Ma anche tu potresti evitare di essere così sessualmente attraente, se non vuoi scatenare certe reazioni delle persone che hai intorno. I calli sulle mani, la tuta da meccanico calata, tutte quelle docce che ti fai, i capelli bagnati, il muschio bianco» continuo, a ruota libera. «Per non parlare dello skateboard, la chiave inglese e quei maledetti pitosfori...»

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now