23 • EFFLUVI

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«Non sono convinta» dico, mentre Aveline sta risalendo il vialetto del casale di Gerald per andare a suonargli. «Potrebbe essere soltanto un caso?»

«Non credo» mi risponde Danny, con lo sguardo fisso sul portone. «Ci sono troppe stranezze».

«Sì, è vero» ammetto. «Il fatto, per esempio, che mi abbia chiesto aiuto la sera dell'incidente. O il messaggio che mi ha lasciato dietro la foto... tu credi che Richard volesse sbarazzarsi di lei?»

«Se vuoi sbarazzarti di qualcuno non gli insegni a cadere in piedi. No, anzi, io credo che lei e Richard fossero d'accordo».

«D'accordo?»

«Sì. Che volessero inscenare un'aggressione» risponde. «E che qualcosa che non avevano previsto sia andato storto».

«Inscenare un'aggressione? Ma a quale scopo?»

«Non lo so» ammette.

«Quindi secondo te... Suzy, alla fine... si è davvero buttata di sotto?»

«È una possibilità che devi iniziare a valutare, Peppa».

«Ma non ha senso! Non ti butti di sotto sfondando una finestra chiusa! Sopratutto se non vuoi davvero morire! Cioè, tu correresti il rischio di reciderti la giugulare giusto per fare scenografia?»

«Sì, se il mio fine fosse inscenare la mia aggressione» risponde, calmo.

Aveline e Gerald ci hanno appena raggiunti, camminando affiancati, quindi chiudiamo il discorso e riprendiamo la nostra lunga passeggiata verso casa di Fox.

Di tutta la nostra squadra di calcio a otto, Gerald è quello che ho inquadrato meno. È alto, biondo, bello e, a giudicare dalla sua casa e dal modo in cui si veste, molto ricco. Ama i cani, è educato e cordiale e sembra sempre rilassato e composto e molto più adulto della sua età reale. E questo è anche esattamente ciò che ricordavo di lui. Come quando, ad esempio, quella volta al gioco della bottiglia, non ha battuto ciglio nonostante sia stato costretto a baciare prima Fox e poi Zoe — non sarei in grado di stabilire chi dei due lo terrorizzasse di più, all'epoca — , mi ha consolata con misurata eleganza dopo che Paul si è dato alla macchia pur di non baciarmi e poi, dopo l'inaspettato lancio della bottiglia di Raisa, si è messo a raccogliere i vetri con la scopa mentre tutti gli altri discutevano e si agitavano.

Ma, al momento, tutte queste informazioni non sono più sufficienti.

«Ehi, Gerald» dico, e trotterello accanto a lui, approfittando della fitta conversazione in cui sono immersi Danny e Aveline.

«Ehi, Peppa» risponde, sorridente. «Ho visto male o ti stavi tenendo per mano con Danny, prima?»

«No, hai visto bene».

«Sono contento» annuisce, con l'aria soddisfatta di un ottantacinquenne davanti a un buon bicchiere fumante di paracetamolo e fenilefrina. «Ha sempre avuto un debole per te. Fin da prima che partissi».

«Davvero?»

«Assolutamente» sorride. «Devi credermi, ho un intuito portentoso per queste cose. Allevo cani da ferma ma, certe volte, ho un fiuto degno di segugio per piste di sangue».

Cioè, sta forse insinuando che, da adolescente, quando amavo follemente Danny... ero ricambiata? Sento i muscoli della faccia contrarsi in un sorriso che mi sforzo di soffocare subito. Freniamo un attimo l'esaltazione. Cioè, stiamo parlando di Gerald. E, poiché mi pare evidente che l'amore disperato che Aveline nutre nei suoi confronti sia sfuggito per tipo quindici anni al suo sorprendente naso da segugio per piste di sangue, non sono poi tanto convinta di potermi fidare del suo portentoso intuito.

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now