26 • INTO THE WOODS

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Credo che la telefonata con Simon sia il momento più catartico e surreale di tutta la mia vita.

La sua voce calda e familiare mi fa subito sciogliere in lacrime e, tra un singhiozzo e l'altro, cerco malamente di stilargli uno sconclusionato elenco degli eventi più salienti dell'ultima settimana. Gli racconto della festa e dell'incidente, della mia falsa testimonianza alla polizia, dell'ospedale, delle mutande con il gufo e del mio atroce amplesso con Peter Potato.

Poi, senza soluzione di continuità, gli vomito addosso tutti gli indizi che sono riuscita a raccogliere, gli parlo dell'incidente dei genitori di Gerald, di Belinda, di Danny, di Tender Molle, del gancio della nonna e dei pitosfori e, infine, gli faccio un resoconto dettagliatissimo della nostra ultima riunione collettiva.

Simon ascolta tutto il mio flusso di coscienza senza mai proferire parola poi, quando finalmente mi zittisco, si schiarisce la voce e, anche se non posso vederlo, so che si sta allentando il nodo della cravatta.

«Risolviamo tutto, Posy» dice. «Non preoccuparti».

«Davvero?»

«Ma certo» risponde lui. «Sta' tranquilla».

«Simon...» piagnucolo, dopo un attimo di silenzio. «Mi dispiace tanto per... tutto. Perdonami».

«Dio, Posy» risponde, abbassando il tono della voce. «Dovrei essere io a scusarmi, non tu. Ero convinto che mi odiassi».

«Perché mai avrei dovuto odiarti?» domando.

«Per averti lasciata sola in un periodo difficile come quello del lockdown, per esempio» risponde. «Per averti tradita con un'altra persona. Per averti inflitto quell'umiliazione».

«Non mi hai inflitto nessuna umiliazione» lo contraddico. «Non pensarlo neanche. Ero solo spiazzata. Non sapevo cosa fare e quindi, come sempre, ho finito per non fare niente».

«Grazie» sussurra. «Sai che non è stato per te che...»

«Lo so» lo interrompo, perché non voglio che sia costretto ad ammettere che l'unico problema che alleggiava sulla nostra coppia era il fatto che io non fossi un uomo. «Lo so benissimo».

«Bene, non parliamone più, allora» dice, e avverto il suo sollievo fin da qui. «Ti richiamo il prima possibile per la faccenda di Suzy, ok?»

«Sì, grazie... scusami» farfuglio. «Non volevo disturbarti... sarai impegnato, immagino».

«Sono nel pool di legali di un personaggio importante, sono uno dei tanti» risponde. «Potranno fare a meno di me per un giorno o due».

«Peppa!»

Aveline, che mi ha raggiunta vicino al mucchione insieme a Raisa, sembra sconvolta. «Danny è scappato».

«Che cosa?» domando, sbigottita.

«Peppa, mi dispiace... mi dispiace, non so che dire...» singhiozza. «Mai, mai, avrei potuto dubitare proprio di lui».

«Ma non siamo ancora sicuri che sia stato lui!» la corregge Raisa.

«Ah, eccovi» esclama Fox, che, insieme agli altri, ci ha raggiunte correndo. «Direi che abbiamo il nostro colpevole, quindi».

«Dobbiamo trovarlo!» dice Zoe.

«Non dobbiamo fare proprio niente, potrebbe essere pericoloso» la corregge lui. «È arrivato il momento di chiamare la polizia. Ci penseranno loro».

«No, per favore!» starnazzo. «Cerchiamolo! Magari... magari c'è una spiegazione!»

«C'è di sicuro» mi dice Paul.

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now