14 • GUARDRAIL

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Quando, dopo un lungo, complesso e increscioso giro di parole, riesco a confidare a Delphine della mia nottata con Peter, un raglio straziante e disarticolato mi costringe ad allontanare la cornetta dall'orecchio.

«Ti senti male?» le domando, sconvolta, perché non sono abituata a manifestazioni di entusiasmo tanto intense da parte sua. Ma neanche meno intense, a dire il vero. Delphine è più il tipo che, nel mezzo della peggiore crisi isterica che la sua coinquilina, appena lasciata dal fidanzato gay, abbia mai passato, gira per casa a piedi nudi con i capelli sciolti sulle spalle e il corpo flessuoso temprato da anni di yoga avvolto solo da una tunica di lino bianca, accendendo candele e bruciando incensi.

«No, ma... insomma, Posy... Peter Potato! È praticamente il tuo idolo!»

«Lo so, lo so» la interrompo, perché la sua balbuzie mi destabilizza. «Cioè, lui è stupendo...»

Delphine, dall'altro lato del telefono, smette di agitarsi tutto insieme.

«Ma?» domanda, tornando alla sua solita voce. Ora non sembra più un'amica esaltata ma, piuttosto, il moderatore di uno di quei patetici gruppi di auto aiuto.

«No, niente... ecco...»

«Posy» mi dice, con la voce calma e decisa. «È un ragazzo come un altro. Se non ti piace puoi interrompere la frequentazione senza sentirti di aver sprecato un'occasione».

«Non è che non mi piaccia» sussurro. «Mi piace, lui è...»

Cioè, come dire... è Peter. Non è solo bellissimo, sensibile, ricco, famoso... insomma, non è solo Peter. Si è anche dimostrato un ragazzo attento e gentile, premuroso al punto giusto. Se non fosse per quel dettaglio...

Oh, per la miseria, che accidenti vado a pensare? Sul serio sto facendo la difficile? Peter è perfetto, sotto ogni punto di vista. Beh, sì, sotto ogni punto di vista tranne quello. Ma non è neanche detto che sia obbligatorio trovare la giusta intesa già dalla prima volta. Ci vuole anche tempo per conoscersi e imparare a capire cosa piace all'altro, no? Per esempio, sono quasi certa che Peter non mi riproporrebbe nuovamente il vibratore con lo scroto dopo il carpiato che gli ho fatto fare giù dal soppalco. Certo. Il lancio di quello spregevole fallo gigante è stato sicuramente il primo di una lunga serie di passi che faremo insieme lungo la tortuosa strada della reciproca comprensione.

«Ma?» incalza Delphine. «Non ti è piaciuto a letto?»

«Beh, in un certo senso...» farfuglio. Non posso credere a ciò che sto dicendo. Stiamo parlando di Peter Potato e io sto davvero qui a lamentarmene.

«Posy» mi richiama Delphine. «Che cosa è successo? Si è comportato male?»

«Male? No di certo... ma, ecco... si è comportato...» rispondo, «...hai presente tua zia Maud quella volta che ha mischiato il whisky col diazepam?»

«Peppa?» mi domanda la nonna, comparendo sulla porta della mia stanza. «Oh, scusa, sei al telefono?»

«Non ti preoccupare» mi affretto a rispondere.

«C'è la tua amica Aveline» dice la nonna. «Sei pronta? O la faccio accomodare?»

«Falla accomodare un secondo» le rispondo, sperando che, nel frattempo, non le offra dei biscotti o qualche altro maligno prodotto partorito dal suo forno dalle resistenze compromesse. Dobbiamo fare una cosa importante, oggi pomeriggio. Non abbiamo tempo di finire all'ospedale.

«Senti» dico a Delphine, appena la nonna si è richiusa la porta alle spalle. «Non voglio dire che non sia... bravo. Cioè, non ho avuto abbastanza uomini per dirlo. Dico solo che, forse, non fa per me. Non è quello che voglio».

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now