18 • DUE ETTI DI LONZA

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«Vuoi fermarti a cena?» mi domanda Danny, quando anche l'ultimo dei nostri compagni di sventura ha lasciato il suo capannone.

«No, grazie» gli rispondo. «Sto ancora aspettando una risposta da te. Voglio sapere che motivo hai di mentire. Questa riunione è stata completamente folle, te ne rendi conto? Stavano tutti recitando».

Ora che siamo rimasti soli, il capannone sembra tornato alle sue consuete dimensioni esagerate.

«Fox aveva paura che qualcuno lo registrasse» risponde Danny. «E, probabilmente, anche gli altri».

«Gerald, però, ha avuto un momento di...»

«Me ne sono accorto» mi interrompe lui, sopra il casino scrosciante della pioggia. «Ma è stato, per l'appunto, solo un momento».

«Potrebbe significare che non è stato lui» lo incalzo.

«Oppure potrebbe significare che è stato proprio lui» mi contraddice.

«Ma ammettiamo che non sia stato lui» insisto. «Che ragione avrebbe di mentire? E tutti gli altri? E tu, soprattutto?»

Danny sospira, si avvicina una sedia di plastica e ci si lascia cadere sopra.

«Io posso parlare solo per me» dice. «Ma prima voglio chiedertelo: sei sicura di volerlo sapere?»

«Sì, certo» rispondo, decisa.

«Bene, allora» sussurra. «Lei mi ricattava»

«Ti ricattava?» domando, sconvolta. «Suzy? Ti chiedeva dei soldi?»

«Sì» risponde. «Continuamente. Pensavo che assecondandola una volta avrebbe smesso. Invece è andata sempre peggio».

Non so cosa rispondere, quindi avvicino un'altra sedia di plastica alla sua e mi siedo accanto a lui.

«Quando poi è successo il fatto, lì per lì, ho pensato che fosse meglio lasciar gestire la questione da chi sembrava più lucido. Perché io, in quel momento, non lo ero».

«Fox?» gracchio. «Sarebbe Fox quello più lucido?»

«Sì» conferma. «In quel momento lo è stato».

«Credi che sia stato lui a spingere Suzy di sotto?» domando, con un filo di voce.

«Non lo so» risponde, scuotendo appena la testa. «Li conosco tutti da moltissimi anni. Nessuno di loro è un assassino, te lo assicuro. Non fraintendermi, non voglio certo giustificare il gesto. Ma Susan, lei... riesce a portare le persone a un tale livello di esasperazione, che...»

«Senti» sussurro, «ma perché ti ricattava? Puoi dirmelo?»

Impongo a me stessa di non soffermarmi a pensare che quest'aria turbata lo rende più sessualmente attraente del solito e gli poggio delicatamente una mano sul braccio.

«Eh, Danny?»

«Lo farei» sospira. «Se fossi sicuro di potermi fidare di te».

Ritraggo subito la mano. Non ho capito. Ora, in questo gruppo di frantumatori di ossa dei propri stessi amici e di potenziali assassini, sarei io quella di cui non ci si può fidare?

«Scusa, non volevo offenderti» si affretta ad aggiungere, quando si accorge del mio sgomento. «Se riguardasse solo me ti direi tutto, credimi. Ma non è così. Non posso rivelarti informazioni con cui, se volessi, potresti danneggiare anche altri».

«Io non voglio danneggiare nessuno!» esclamo, saltando in piedi. «Io voglio solo scoprire chi è stato a spingere Suzy dalla finestra!»

«Anche io» risponde, e si alza lentamente in piedi a sua volta. «E sono pronto ad ammettere tutte le mie colpe, ad assumermi tutte le mie responsabilità e a pagarne le conseguenze. Ma gli amici, per me, sono la cosa più importante».

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now