16 • EX

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Insomma, sarebbe dovuto essere un incontro all'insegna della ricerca del più minuzioso indizio sul caso Suzy. Invece si è trasformato in una specie di lesbodramma tardo-adolescenziale.

Il pomeriggio, tuttavia, non si è rivelato del tutto inutile. Infatti, nonostante tutto, sono entrata in possesso di informazioni che prima non avevo e che mi forniranno utilissimi spunti per la trasformazione del mio librodimerda erotico trash in un librodimerda mystery trash, in cui la mia protagonista Ronja, tra un modesto amplesso con Percival Parker-Potato e l'altro, si ritrova a indagare sul brutale omicidio della sua ex migliore amica, Missie Mouflon.

Non so se e come una o più di queste informazioni potranno risultare proficue anche per la mia indagine sul caso della mia ex migliore amica Suzy. Quello che, però, so per certo è che, quando fermo la Volvo davanti a casa di Aveline e lei saluta e scende, io rimango in macchina da sola con Raisa e mi pento all'istante di averle offerto un passaggio.

Perché, ora, mentre guido sotto il diluvio per la brughiera verso casa sua, sono talmente in imbarazzo che non so cosa dire.

«Scusa per prima» dice, all'improvviso, con la faccia quasi del tutto sprofondata dentro la grossa sciarpa di lana. «Non avrei dovuto fuggire via così. Non sarei proprio dovuta venire. Sapevo che, di martedì, potevo rischiare questo incontro».

«Non ti preoccupare» le rispondo, sorpresa.

«Non sono una che scappa di fronte alle difficoltà, in genere» si giustifica. «Ma la storia con Wendy è una ferita ancora aperta».

«È finita male?» mi azzardo a chiedere. «Anche lei non sembra passarsela benissimo, comunque».

«Malissimo» conferma. «Era una relazione in cui avevo investito davvero tanto, Peppa. Tutto, si può dire. Ho sfidato i miei genitori e li ho delusi. E poi sono dovuta tornare strisciando da loro. Che considerazione pensi che abbiano di me, adesso?»

Sto per risponderle che, se fossi in lei, non mi starei a preoccupare più di tanto dell'opinione di due esseri che si arrogano il diritto di sentirsi delusi dall'orientamento sessuale della figlia, ma lei mi precede:

«Lo so cosa stai pensando. Vivi a Londra da tanto tempo, lo capisco. Ma qui le cose sono molto diverse. La mentalità è molto diversa. Non credo che tu possa capirlo».

«Invece lo capisco molto bene, purtroppo» dico, e lei si volta a guardarmi. «Il mio ex ragazzo, Simon... mi ha lasciata per mettersi con un altro uomo».

«Ah» ribatte, sorpresa, «mi dispiace. Deve essere stato molto doloroso, per te».

Non rispondo. Piuttosto, continuo:

«Anche i suoi genitori l'hanno presa malissimo. Suo padre, in particolare, lo ha praticamente ripudiato».

Ho bisogno di aprire uno spiraglio del finestrino e prendere un grosso respiro, prima di riuscire a continuare.

«Hanno anche perso il lavoro. Tutti e due. Sia lui che il suo ragazzo».

Raisa scuote la testa, disgustata, e io stringo più forte che posso le mani intorno al volante. Non capisco perché, proprio adesso, dopo più di tre anni, mi stia improvvisamente venendo da piangere.

«Stai bene, Peppa?» mi chiede. «Vuoi accostare un momento? Posso guidare io, se vuoi».

Accolgo il suo suggerimento e accosto a bordo strada, in mezzo alla brughiera buia e bagnata.

«E sai qual è stata la cosa peggiore?» le domando, con la voce ridotta a un sussurro che, però, mi esce comunque strozzato. «Che non sono stata capace di fare niente per aiutarlo».

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now