10 • IL GUFO

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Ma di problemi, in realtà, ce ne sono tre.

Il primo è che, non avendo previsto di fermarmi nello Yorkshire più a lungo di oggi, non ho più cambi.

Il secondo è che, se anche mi fossi organizzata per un soggiorno più lungo, non avrei mai e poi mai previsto di finire a cena con Peter Potato e quindi, in ogni caso, non avrei avuto una mise adatta per l'occasione.

Il terzo è che continua a piovere e fare freddo. Incessantemente.

«Puoi mettere questo, Peppa» mi dice la nonna, porgendomi un terrificante completo color cachi. «Era di tua madre, dovrebbe starti, anche se lei era un pochino meno abbondante di seno...»

Quando il sole sorgerà a occidente e morirà a oriente, quando i mari si seccheranno e le montagne voleranno via nel vento come foglie morte, allora, e solo allora, andrò a un appuntamento con indosso un twin set vintage color cachi della taglia sbagliata che puzza di naftalina.

Ma comunque, volendo, il vestito è un problema secondario. Ciò che veramente mi impensierisce, costringendomi in un'agonia atroce e silenziosa, è ciò che va messo sotto al vestito, cioè l'intimo.

Per farla breve, attualmente, le possibilità che mi si prospettano davanti sono tre:

1) Un'orrorifica culottona rosa di cotone con il gufetto davanti.
2) Lavare e asciugare con il phon il perizoma che indossavo alla festa, suscitando domande, disapprovazione, sdegno e rancore da parte della nonna.
3) Andare senza biancheria.

Dunque, a malincuore, afferro la mutanda col gufo. Non ha importanza, in fondo. Stiamo parlando di Peter Potato, non devo farmi troppe illusioni. Oddio, non mi sembra vero. Ho un appuntamento con Peter Potato!

«Posso accompagnarti a comprare qualcosa, se vuoi» prova la nonna. «Possiamo prendere la macchina del nonno».

Per carità. Conosco bene le boutique di questo paese e, piuttosto, mi tengo ben strette le mutande col gufo.

«Non è necessario. Però, piuttosto...» mi ricordo, folgorata da un'illuminazione improvvisa. «Mi hanno detto che c'è un centro estetico qui in zona».

«Ah sì. Ma a te non serve niente del genere» dice la nonna. «Sei già bellissima».

Ma ormai ho deciso. Cioè, non nutro davvero la speranza di finire a letto con Peter. Né ho intenzione di concedermi la prima sera.

Certo che no.

Ma, se per puro caso dovesse capitare, sarei più tranquilla se Peter non badasse al gufo, magari perché irretito da tutto il resto. Mi precipito giù per le scale e irrompo in soggiorno.

«Mi accompagni in paese, Gino?» domando.

Ma Luigino non c'è. Il divano è vuoto e, ben più strano, il televisore è spento.

«Peggy!» urla il pappagallo dalla sua gabbia. «Peggy

«Che ne hai fatto di mio fratello, Peggy?» le domando, scrutandola con sospetto.

«Sono qui, idiota» dice lui.

È in piedi vicino alla porta, tutto ben vestito e pettinato.

«Che stai facendo?» domando, incredula.

«Esco» risponde lui, come se fosse una cosa normale.

«Esci? E con chi?»

«Con Edison» risponde, sistemandosi i capelli davanti allo specchio del soggiorno, poi si dirige verso la porta e afferra le chiavi della vecchia Volvo del nonno dalla cassetta di legno appesa al muro. «Ci vediamo».

MUDDY PUDDLE Where stories live. Discover now