VI.

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"Non avresti dovuto dirlo." Yoongi era seduto al Café Blanchet, mentre sorseggiava del caffè nel bel mezzo della mattinata. "Prego?" ed Emma era lì con lui.

"Non avresti dovuto dirlo." ripeté.

Emma andò su tutte le furie.

Come trasformare una bella mattinata di sole trascorsa al Marais in una di litigio: manuale a cura di Min Yoongi. E di fatto, il suo caro amico andò a stuzzicare Emma proprio là dove la ragazza dai capelli rossi più avesse da ridire.

"Tornassi indietro lo rifarei." lo sfidò, e lo guardò coi suoi occhi azzurri cristallini dritto in faccia.

"Pensaci, Emma." detestava quando in un discorso tanto paternalistico la chiamassero per nome, come a volerle dire di smetterla di battersi per tutte quelle sue idee.

"No, mi dispiace. Non ci penso affatto." posò la sua cioccolata sul tavolo. "Gli direi ancora una volta, davanti a tutti, che è stato un coglione!"

"Ma è scortese!" Yoongi poggiò il gomito sul tavolo, e con la mano si venne a posare sul sopracciglio. Si vergognava, perché Emma alzava progressivamente il tono.

"Che importa della scortesia! Non posso certo dire ad un ragazzo Oh, tesoro sei stato davvero bravo a scommettere dei soldi sulla mia migliore amica." Emma accavallò la gamba con un movimento veloce. Per poco le calze di lana non le si impigliarono al ferro lavorato del tavolino.

"D'accordo." Yoongi s'accese una sigaretta. "Ammettiamo che tu abbia ragione." ed iniziò a fumarla nel modo in cui tutti francesi erano soliti farlo.

"Io ho ragione." precisò Emma.

"Ammettiamo che tu abbia ragione ad avergli detto che è stato un coglione per aver fatto quel che ha fatto." Yoongi non lo nominò nemmeno. Forse paura di dire, forse di ricordare. Il fatto: tempo addietro, Emma aveva gridato in faccia ad uno della loro stessa compagnia di essere stato un emerito imbecille, per aver scommesso soldi sul riuscire a portarsi a letto una ragazza. E si dava il caso che quella ragazza fosse una delle amiche più care di Emma. "Ciò non significa che tu avresti dovuto dirgli in piena Rue des Archives che è un coglione..."

"Imbecille, stronzo, misogino, sessita, omofobo, bifobico, stupido, cretino e beota." Emma concluse.

"Grazie, Emma. Senza il tuo riassunto non avrei mai ricordato quella memorabile piazzata."

E allora lei sorrise orgogliosa. "Puoi dirlo forte." stendendosi sullo schienale della seggiolina raffinata in ferro e scivolando senz'ottenere la posizione comoda.

"È stato orribile da vedere." affermò Yoongi.

"Come avrei dovuto dirglielo?" inclinò il collo, contratta, sull'orlo della rabbia di nuovo. "Simpatica e cordiale? Sai che non è il mio modo."

"A proposito di modi..." ma non s'azzardò a spingersi oltre, perché Emma divenne dello stesso colorino fumante dei suoi capelli.

"Per caso eri coinvolto nella scommessa?" aggrottò un sopracciglio.

"Cosa- no! Emma, ma che stai dicendo-"

"Lo stai praticamente difendendo." osservò lei. Solo una sensazione, e si ritirò su seduta. "Il fatto è che lui ha scommesso denaro su di un corpo in modo non consensuale, lo ha sfruttato come un oggetto, dimenticandosi che la persona in questione oggetto non è." riprese a bere la sua cioccolata. "E io l'ho solo difesa. Era in lacrime quando me lo raccontava..."

"Il fatto è anche che tu glielo hai detto mettendolo in imbarazzo."

Era impossibile. Impossibile trovare un punto d'incontro fra i due: Yoongi si scrollò la sua chioma nera rimasta tutta attorcigliata in un dolce codino; Emma poggiò i gomiti sul tavolo, e puntandoli così da far capire all'interlocutore il suo punto di vista. Persino coi gesti.

MelRose | VKWhere stories live. Discover now