II.

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Il codice Hanky* nacque negli anni 70', impiegato come pratica di segnalazione da uomini gay in cerca di sesso occasionale.

Per Taehyung, cinquant'anni dopo, divenne semplicemente moda.

E di fatti, non mancava occasione che uscisse di casa sempre con un fazzoletto annodato sulla spalla destra: il campo arancione, decorato di piccoli fiorellini rossi e blu scuri.

E quei colori stavano ad indicare le sue pratiche preferite.

Lo faceva per puro divertimento, amava adornarsi di perle culturali a quel modo. E chi ne sapeva, o chi lo conoscesse bene, era sicuro che tale fosse una semplice e mera fissazione, simbolo del proprio legame con il mondo della rivoluzione di genere.

Taehyung era legato alla storia dell'attivismo francese, a quella dei moti di Stonewall, a come le femministe italiane s'impegnarono nel far approvare la legge sull'aborto dopo il collasso del fascismo; s'imparava i discorsi di Ngozi Adichie, i saggi di Rebecca Solnit, Simone De Baeuvoir e Judith Butler.

Soprattutto l'ultima, da cui, in quanto avesse inclinazione non binaria, si diramavano le sue riflessioni personali che divenivano saggi oggettivi. Taehyung era una delle voci più conosciute ed ascoltate al Marais, se non in tutta Parigi.

Si svegliava la mattina e cercava di domare quel suo ciuffo color menta che splendeva metallico sotto i raggi freddi dalle finestre in camera sua.

S'infiocchettava, imbellettava; prima Bonjour per il personale di casa propria, annyeonghaseyo per sua madre che lo attendeva sempre a tavola davanti ad un caffè fumante.

"Come hai dormito, tesoro?" le gambe incrociate, mentre sorseggiava la sua ambrosia ed una lunga sigaretta alla francese nella mano destra.

"Très bien, merci Maman." e tutte le mattine si ripeteva la stessa zolfa.

S'alzava dal letto, indossava le sue pantofole leopardate, e si spingeva - talvolta controvoglia, talvolta leggiadro e contento - fino al suo piccolo atelier.

Si guardava allo specchio, accarezzava i fili lucenti e li sistema così che fossero ordinati. Si lavava e vestiva di tutto punto, e scendeva fino al salotto dove sua madre l'aspettava.

Era ricco, non solo benestante; faceva parte di quella fetta di borgeoisie francese perfettamente in linea con le mode e coi tempi.

Era ricco poiché scrittore affermato; ma la sua istruzione, fino a pochi anni prima, era dipesa dalle facoltose tasche dei genitori, specie del padre che lavorava in una delle più importanti aziende di marketing di Parigi.

E non si era mai sognato di muoversi da casa: per certi versi, quello era il suo nido felice, un nido lontano dall'incontro con la realtà, che non avrebbe voluto vivere di persona qualora fosse grigia come quella che da un paio di anni aveva sperimentato.

Un torpore, una certa flemma che gli costringeva il fiato, così che il vitale Taehyung aveva lasciato spazio all'ordinario ragazzo la cui faccia spiccava su ogni locandina, manifesto di attivismo o giornale del Marais.

"Hai piani per oggi?" sua madre.

"I soliti di ieri, e gli stessi di domani." sorrise, e mescolò la panna montata nella cioccolata calda. Il servito di porcellana risplendeva nelle sue bordature dorate.

Un servito ad hoc, un ambiente curato nel minimo dettaglio, accompagnato dall'argenteria, che donava, nelle stanze immacolate della casa, un tocco di freddo, con la luce che inondava il dentro da fuori.

Vista dall'alto, Parigi pareva un centro operaio antico: svaniva lo scintillio - l'unico che vi rimaneva era quello cangiante della torre detestata dai suoi abitanti -, e si sentiva il camminare silenzioso degli amanti che si concedevano alla fuga sui tetti.

MelRose | VKTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon