XXVIII.

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"Prendi Miri." gliela porse con così tanta grazia, che Jeongguk non fece in tempo a rispondere al movimento veloce di Taehyung: gliela porse con entrambe le mani, tenendola per la sua parte più soffice. Ouch! Fra le mani di Jeongguk che ansimava affannosamente così come fanno i cani di piccola taglia. Morbida, pelosetta e piacevole al tatto: tale la rendeva il suo pelo, ed all'artista pareva di aver con sé un bambino bisognoso di cure. "Tae, stai meglio?" dopo averglielo detto, dopo avergli raccontato, anzi accennato per il dolore del ricordo, tutto ciò che Marcel gli aveva commesso, e come tale ebbe effetto sulla sua psiche.

"Vieni, ho bisogno di un po' d'aria." affidargli Miri era affidargli una parte di sé, del suo corpo: prendi la mia parte materiale, prenditene cura, la mia anima e il mio spirito hanno solo bisogno di un po' di tregua. Gli fece cenno di seguirlo, di andare con lui fino al terrazzino del suo salotto, e lì starvi insieme, anche in silenzio, solo per prendere un po' d'aria, come lui desiderava. Jeongguk lo seguì e si poggiò sullo stipite della porta, nello stesso modo in cui Taehyung si poggiò allo stipite della porta. C'era distanza: uno guardava verso la piramide del Louvre, che a malapena si intravede al di là della Senna da Rue de Bac, mentre l'altro fissava perso la sagoma di uno scrittore artista, che nel momento di massima nevrosi, si perdeva fra le sue paure ed insicurezze. Quel sapere, il suo sapere logico razionale, si era annullato del tutto, quella razionalità con cui aveva cercato di darsi dei perché: l'evasione per mezzo della spiegazione concreta aiutò Taehyung, per tutti quegli anni, a spostare il suo dolore da sé, per trasportarlo e generalizzarlo, in modo che tutti un po' potessero condividerlo.

"Credo di aver vissuto degli abusi da parte di Marcel." fermo e statico; una sentenza detta con freddezza, come se non l'accettasse, come se non la capisse fino in fondo, e nemmeno la credesse. Duro da ammetterlo, ma Taehyung lo aveva sempre saputo, sempre accantonato in quei tre anni, e da ultimo difficilmente realizzato. "Psicologici credo, ma non ero nemmeno del tutto convinto quando facevo sesso con lui." si voltò a Jeongguk, ora con gli occhi dritti verso di lui, e acuti, e pungenti.

L'aria di Parigi smosse i capelli di Jeongguk ed il pelo molle di Miri, una volta insieme sul terrazzo: solo il soffiare dolce, ma inquieto del vento, così come il sentire di Taehyung, animava una conversazione che avveniva, se non a sguardi, a percezioni emotive, gesti compresi e tocchi mancati. Fra di loro c'era distanza, ed a Jeongguk andava bene così; come se Taehyung si fosse liberato del suo essere solito: niente più sorrisi, niente più baci desiderati, tocchi o mani nelle tasche posteriori dei pantaloni. Taehyung era diverso: con Jeongguk, mentre lui accarezzava il suo piccolo e docile animaletto, era puramente essenza, senza fronzoli, cose o gesti che a lui piaceva avere e che costruivano la sua personalità tutta. Taehyung era solo essenza.

"Ho scritto libri, ragionato su cosa significasse vivere in un sistema oppressivo che non permettesse alla nostra soggettività di non essere identificata- ho plasmato la sessualità di molte persone... Dio! Lo sto facendo ancora! Non sto parlando di me stesso, perché muoio dalla paura di dirlo!"

Jeongguk pose Miri sul pavimento. Delicato, come solo le sue mani d'artista sapevano fare: strano caso che quel dolce cagnolino, dall'acuta sensibilità, capisse quando e con chi Taehyung si sentisse a suo agio. Sebbene Taehyung instaurò distanza anche con lei, sebbene Jeongguk l'avesse rispettata, ella non emise un gemito di disapprovazione; restò del tutto accucciata fra le braccia del giovane artista.

"A volte il gesto più semplice, è il migliore." sembrava una frase così fatta e costruita, ma in quel momento per Taehyung donava sulle labbra di Jeongguk. Alzò gli occhi verso di lui, e lo vide porgergli la mano, con quella stessa distanza già decretata, mai violata.

"Non riesco, e non riuscirò mai a pensare che bello, sono libero è una frase da stupidi, ingenui... e magari lo fossi! Non mi sarei arrovellato per così tanto tempo, non avrei mai permesso né alla paura né ai sensi di colpa di appropriarsi della mia vita."

MelRose | VKTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang