XVIII.

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Non era una novità quel profilo; Jeongguk se l'era salvato fra le ricerche della sua cronologia di Instagram al momento in cui aveva fatto la conoscenza di Thym G.K. Nuætì.

Stava lì, insieme a tutti gli account di ragazze carine che, dall'incontro con Taehyung s'era salvato in memoria: spesso cliccava su quella x di fianco ai profili senza nome (e senza senso), ma la barra che indicava il nome del famoso scrittore, p...

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Stava lì, insieme a tutti gli account di ragazze carine che, dall'incontro con Taehyung s'era salvato in memoria: spesso cliccava su quella x di fianco ai profili senza nome (e senza senso), ma la barra che indicava il nome del famoso scrittore, pur da ultimo, rimaneva indisturbata nella sua cronologia. La evitava, la ignorava: la lasciava lì, come una sorta di fantasma, uno scheletrino nell'armadio con cui ben presto avrebbe dovuto fare i conti. L'occasione gli si era presentata, spesso (addirittura cercata), ma, o per sua scelta o paura, l'aveva mandata in malora.

Jeongguk, in equilibrio sul dirupo della verità, doveva metterci un punto: passare del tempo con Taehyung e capirlo. O meglio, capirsi: era molto, ma molto molto, certo del fatto che, se avesse passato un po' di tempo con lui, se ne sarebbe proprio tolto la voglia; capire se, dunque, il bisogno di fama e di essere amico di quel tipo così particolare fosse solo semplice brama.

Ma l'artiste, sebbene in superficialità voglia negare la sua intelligenza a favore di una omologazione, sempre in sé si conosce. Jeongguk nascondeva alla mente vigile l'attrazione per Taehyung, e non un'attrazione per motivi d'utilità, fatto oltremodo comprensibile; ripiegava sé stesso ad un voler per forza essere come tutti gli altri, nell'aspetto, nel cuore e nella mente, per così far parte di un gruppo, lui, senza radici.

Jeongguk si fece un immenso coraggio a mandar quel messaggio: premeva un po' che non gli rispondesse, così che se ne andasse da quella panchina col semplice rimorso di non avergli chiesto di raggiungerlo quel giorno. Ma una parte di lui, lo voleva e tremava all'idea (sentiva qualcosa di strano nella pancia) che presto fosse, o che gli chiedesse di vederlo molto presto.

A risvegliarlo dalla riflessione intensa dei suoi pensieri, un lieve trillo del telefono.

Fa' che sia Mamma, fa' che sia Mamma... e così l'attesa avrebbe aumentato il desiderio.

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MelRose | VKDove le storie prendono vita. Scoprilo ora