XV.

132 20 6
                                    

I giorni mortiferi che dividono l'anno vecchio da quello nuovo sono pervasi da un senso di caldo e familiare. Taehyung li amava; aspettava l'arrivo dell'anno con lunghe passeggiate nelle piccole strettoie di Parigi, fermandosi alle luminarie, e osservando le vetrine chic di ogni negozio per la casa: cuscini a tema natalizio; copriletti a quadri su poltrone imbottite; plaid di pelo grigio; e lucine gialle e bianche che dessero l'idea dell'oro sulla neve.

Quello stesso Taehyung che, ora, vagava per il lungosenna, si prendeva tutto l'umido dell'aria gelida e polare che arrivava dal nord: Parigi è una delle città più fredde d'Europa in inverno, e più calde in estate.

Barcollava sul Quai Mitterrand con un clima che minacciava il nevischio; il cielo grigio e nuvoloso, proprio delle feste magiche. Ed era uscito con un semplice giacchettino di jeans sopra di un maglione accollato ed una maglia termica sotto: si stringeva nelle spalle e metteva le mani in tasca perché dannazione che non ho messo guanti e piumino!

Incerto; era trascorso molto tempo, ma il suo bisogno lo aveva trascinato fin lì. Due ore all'addiaccio fino alla porta dei leoni, ma non entrò nella corte del Louvre; due ore all'addiaccio per poi entrare quando fu davanti alla piramide di cristallo: il vetro era del tutto appannato per il caldo che veniva da dentro ed il vento freddo che spirava dal fuori.

Taehyung era nella corte avanti il Louvre, là dove finissero i giardini di Lussemburgo ed iniziasse lo strato di ghiaia, davanti l'arco. Si voltò verso il verde, verde tutto l'anno perché il comune di Parigi - lo stato francese - teneva quello come sicuro patrimonio. Ma quel verde e colorato che si prospettava di vedere nei giardini era coperto dalla stessa grigia foschia che dalla Senna correva fin lì. Si voltò; una e due volte: meglio andarsene. Erano le feste natalizie ma quello stralcio di mondo era del tutto desolato, non cupo, solamente magico e preannunciatore di qualcosa inaspettato: meglio rintanarsi.

Si voltò, allora, verso la piramide, ed il calore da sotto le vetrate lo attirò fin dentro, con la prospettiva di star meglio: Taehyung moriva di freddo.

Il Louvre pullulava di gente, di tutta quella gente che aveva scelto Parigi, casa sua, per trascorrere le vacanze. Taehyung non se ne andava mai, perché quello il suo posto; ed il posto anche in cui avrebbe voluto trascorrere la festa più bella dell'anno. Per la notte di San Silvestro, si metteva con Maman in salotto si sgrufava Capodanno a New York, con Zac Efron, perché - a detta di lei (e sua) - era proprio un bell'uomo. Niente roba rossa o che fosse di buon auspicio: il seguente era semplicemente lo stesso del prima, ma rintanarsi con Marion, con quelle lucine calde che brillavano nei barattoli di vetro, lo rendeva più speciale.

Fu solo nel primo anno di fidanzamento con Marcel che cambiò radicalmente le sue tradizioni, e si sentì tremendamente in colpa per aver abbandonato sua madre: l'anno in cui lo obbligò ad indossare un tanga rosso coi merletti, perché - secondo Marcel - lo rendeva incredibilmente più femminile. E fu lì che si ripromise: mai più niente di rosso, e mai più niente Marcel per la notte di San Silvestro.

Giunse, camminando a piccoli passi, fino all'entrata, e si trovò nell'atrio, con la piramide che pendeva sulla sua testa. Lì, dietro l'angolo, il luogo in cui avrebbe voluto correre già da tempo. Ma per troppo i suoi impegni, Marcel, e quella sua dannata insicurezza non lo avevano reso abbastanza incosciente da darsi anima e cuore ad una tale e pazza follia.

Solo un semplice cinnamon swirl, come prendi sempre, Taehyung. Niente di diverso.

S'incamminò fino allo Starbucks (quello Starbucks), seguendo la sfitta fila delle ore non di punta, e mentì che l'unica cosa volesse mangiare, assaggiare (e leccare!) fosse la pastina di zenzero.

Taehyung camminava pian piano lungo la striscia del bancone; si fermava ad osservare quel che era rimasto nella vetrina dei dolci, e, guarda caso, c'era proprio l'ultimo cinnamon swirl in bella vista: voglio quello. Ogni scusa, oggetto caricato, era buona per inventarsi che dovesse fare altro rispetto a ciò che s'era proposto nell'inconscio: Taehyung era lì... per cosa? Per cosa sono qui?

MelRose | VKWhere stories live. Discover now