XXIV.

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"Sono soddisfatto- molto soddisfatto, se devo essere sincero... Galimard ha fatto pochissime correzioni al manoscritto- può darsi che stia diventando anche un bravo editore..."

Sugli Champs Élysées. Taehyung parlava con un non so che di certa sicurezza; apprezzava il suo stesso lavoro e si elogiava per tutta la fatica, le notti di lavoro in bianco, e quei cambi e consegne dell'ultimo minuto per Galimard. "...resta solo il problema di- chi sarà ad apporre una prefazione? Facciamo scrivere una prefazione o scrivo io una postfazione- Ah! Non sono adatto alle postfazioni- mi sembra di cantarmela e suonarmela."

Sugli Champs Élysées, a far quel monologo nell'attico di Marcel. Lui, a malapena, lo ascoltava; si dondolava sulla sedia girevole dell'ufficio alla sua scrivania, mentre Taehyung spiegava, gesticolando, il piano per il suo saggio ormai in via di pubblicazione: la sua bozza, già corretta da Galimard, contornata da una serie di post-it tutti colorati, ed ordinati per temi ed argomenti. Fra le mani di Taehyung, solo una penna, che picchiettava sul pacco dei fogli rilegati.

"Taehyung, non puoi decidere anche della prefazione!" gli disse Marcel; nemmeno gli aveva dato quella poca relazione in cui Taehyung aveva sperato, ora seduto davanti a lui, che, impegnato, provava a far valere la sua voce così come quando era con Jeongguk. Nemmeno lo aveva ascoltato, perché Marcel era geloso di lui: Taehyung, così splendente, prima una macchina per soldi, poi solo un motivo di invidia, rancore, odio per lo scrittore che fosse migliore e più apprezzato di lui. Marcel non accettava il fatto che Taehyung lo avesse surclassato, ed avesse consegnato, a sua insaputa, il manoscritto a Galimard, senza nemmeno parlarne prima con lui. Sfuggiva al suo controllo.

"È il mio libro, Marcel. Non sei... un letterato, sei un editore- hai una laurea in economia aziendale, non in letteratura." Taehyung, con la sua solita gentilezza, dolcezza, che via via nei giorni si trasformava in rabbia vitale e spirito di ribellione, venne a conoscenza, in quei mesi caldi, quasi estivi, di quanto Marcel lo odiasse: diceva che lo amava, e nemmeno era una bugia che non fosse vero, perché per Taehyung, ora cosciente, l'amore si mostrava sotto tutt'altro aspetto.

"Taehyung, ti ho detto che non puoi decidere! Sarà la casa editrice a dire chi farà la prefazione-" ma lo interruppe, consapevole del suo rischio e del suo pericolo, rinchiuso in quella stanza, confinata all'ultimo piano, al di sotto del tetto spiovente che finiva sulle finestre luminose, da cui si vedeva tutto il boulevard.

"Sarà Galimard a decidere, o... sarai tu?" Taehyung strinse le labbra, e s'aggrappò nervoso con le dita alla scrivania, all'apparenza irremovibile. "Di' la verità Marcel... avevi detto che volevi riprovarci." e poi chiuse i pugni: i segni di quella rabbia, passione e vitalità, che gli aveva infuso l'amore di Jeongguk, emergevano ad ogni imposizione, ad ogni muro ed ostacolo gli ponesse Marcel. "Non mi sembra che tu voglia riprovarci..." ma cauto, pacato e totalmente razionale, perché era così che Taehyung era.

"Certo che voglio riprovarci, mon petit!"

Mon petit, che schifo. Taehyung era del tutto disgustato delle sue avances, ma si era ripromesso che avrebbe stretto i denti, fino all'uscita del suo libro: quel riproviamoci di Marcel, Taehyung non lo intese mai in senso romantico. Riproviamoci, semmai civilmente, per costruire un rapporto di collaborazione, e non d'amore, perché per Taehyung l'amore era, ormai, qualcos'altro. "Tae... ma... devi solo capire che non puoi decidere tu chi sarà a scrivere la prefazione del libro."

"Del mio libro." del.mio.libro. "Vorrei fosse Marin a scriverla- lui lavora nelle scuole dell'obbligo, è insegnante, vive a contatto con quel pubblico a cui io stesso mi rivolgo. Voglio farla scrivere a lui, se accetterà, e non da uno dei tuoi boriosi scrittori altolocati che spepperano in giro quella cazzata della teoria gender." stupidi cattolici radicali, ma fosse quello il problema! Taehyung, un angelo in gabbia: tarpare le sue ali, colpirlo là dove nascesse la sua arte, la comunicazione scritta, significava renderlo impotente, non riuscire a farlo brillare. Proprio ciò che Marcel tentò di portare avanti in quei mesi: il ritardo della pubblicazione, il fatto che Taehyung non potesse decidere cosa fare del suo libro, soprattutto il farlo sentire in colpa nell'opporsi alle scelte imposte dal suo manager padrone.

MelRose | VKWhere stories live. Discover now