Ringraziamenti.

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Cara Michela,

in questi giorni ho pensato ad un brillante incipit per questa lettera di postfazione e ringraziamenti, ma me ne sono totalmente dimenticata; per cui, eccomi con un inizio tanto brutto e mediocre. Il genere dei ringraziamenti, alla fine di un libro o di una tesi, purtroppo non costituisce ancora un genere: interessante sarebbe studiarli, vedere quali, fra i tanti, seguono le stesse regole e quali se ne discostano. Questo, intanto, lo scrivo sottoforma di lettera, una lettera che, in realtà, non è una vera e propria lettera, sebbene possa trasparire la mia gratitudine per te, ma un semplice resoconto razionale di quel che ho scritto in MelRose, dopo trentuno strazianti e lunghi capitoli.

Nasce come storia d'indagine sul rapporto fra l'uomo e l'arte, ma tale occupa solo una piccola parte fra le sue componenti più varie. Se The Amorist racconta il rapporto fra la persona e la morte, Late Night Academy quello fra la persona ed il sesso, MelRose racconta il rapporto di questa medesima con l'arte. Ma non solo l'arte è protagonista: è dal rapporto con l'arte che si coglie l'occasione per virare verso la figura dell'intellettuale nel mondo contemporaneo. Ho raccontato cose banali e scontate, un tantino impegnate, che troppo si discostano dall'immagine di scrittore che la generazione X ha contribuito a creare: l'autore cinico, che vuole essere mediocre, e che parla della sua vita assolutamente mediocre. Io non sono così, perché il mio tipo di scrittura (quindi, di arte) è nettamente impegnata. Come Sarte? Forse sì, forse no, forse è sempre impegno, ma forse un impegno diverso. Il fatto che una letteratura di questo genere non sia ancora sugli scaffali delle librerie è perché gli autori come il Kim Taehyung, dai capelli menta, sono ancora troppo giovani per vincere il premio strega. Ma non sono una leggenda, esistono!

Dire cose estremamente scontate, semplici e raccontarle sottoforma dell'affettivo è ciò che attrae il pubblico: se parlassi delle "armi" senza gli "amori", raccontare di arte e di questione di genere impegnate sarebbe una palla colossale. E l'ho capito qualche giorno dopo la fine di Late Night Academy: signore dell'età dei miei genitori mi hanno apertamente ringraziato sui social per avergli insegnato il sesso ed avergli risolto i problemi a letto col marito, quando semplicemente ho detto loro a proposito le due cose più vecchie del mondo. Che il sesso debba essere consensuale e protetto, ovviamente banale, ma forse cosa che non viene mai ripetuta abbastanza. Così come dire che l'artista, pittore, scultore o poeta che sia, è un emarginato visionario, che sta a metà fra la condizione dell'allucinato e della genialità (mi chiedo spesso se io stessa sia geniale o semplicemente pazza), vivente di frustrazione per la sua opera che il mondo - e l'editoria - o non capisce, o capisce in ritardo o gli vende sul mercato a due soldi (ringraziamo Baudelaire!).

Vivere di arte e letteratura nel post-moderno dove tutto è stato detto, ridetto e stradetto è oggettivamente difficile, ma ciò non significa che sia inutile. Dopo la critica d'arte, le loro opinioni e teorie astratte, Taehyung e Jeongguk, due artisti destinati al mondo del progresso e disprezzo del loro lavoro, si trovano a riflettere in quel di Parigi, in un museo (luogo dove l'arte, persino quella più naïf, diviene tradizione), sul mondo in cui vivono, e su come in questo, quello del progresso e dell'iper-tecnologia, possano realmente trovare spazio. Due posizioni diverse: Taehyung crede solo nella razionalissima saggistica, non del tutto funzionante, perché poi in fondo lui nato poeta; Jeongguk, invece, che ancora crede nell'arte come mezzo d'espressione e di vita. Una delle frasi, di un dialogo amicale con Namjoon, porta il senso del loro pensare: i poeti... loro sì, che sono immortali! L'arte crea modelli - e spesso viene ribadito da Taehyung -, modelli immortali che rimarranno nel tempo, anche cento anni dopo che l'autore stesso sarà passato, mentre un lavoro mediocre, quegli stessi che svalutano l'arte (il ruolo dei genitori di Taehyung), muore con la morte della persona stessa. La sola verità sul corpo è che esso muore, il resto sono tutti giudizi di contorno, ma non se è il corpo di un'artista, perché questo continua a vivere, insieme al suo pensiero, al di là del tempo. Non voglio dividere il mondo fra nero e bianco, anche se così sarebbe più facile conoscerlo, perché spero vivamente che prima o poi ci sia un letterato che s'intende di matematica ed un economista che legge Dostoevskij.

MelRose | VKWhere stories live. Discover now