XXII.

124 24 6
                                    

"Dimmi cosa è successo?"

"Lisé, non- non lo so!"

"Come non lo sai- si tratta solamente di qualche sera fa..."

Ti prego. Taehyung la guardò con gli occhi dolci, inclini al pianto; già lucidi, e vitrei, segnati dalla stanchezza: non ci aveva dormito su per tre giorni.

"Sì, ma..." Lisé lo guardò con un sopracciglio alzato: facile eh, per te, che non devi mettere in fila tutti i fatti.

Taehyung aveva accettato di andare a casa della ragazza, per stare insieme, Tete, così mi racconti un po', perché Lisé già s'immaginava che qualcosa non andasse, o meglio, che qualcosa a lei non andasse a genio: che Taehyung non le avesse telefonato per i giorni addietro, così come tutti i pomeriggi, alle cinque, all'uscita dal lavoro, l'aveva fatta insospettire. O lui chiamava lei, e la pregava di un... un cicchino insieme, per favore, o lei andava da lui, senza nemmeno chiederglielo, perché tanto gli scrittori lavorano di notte ed il giorno si riposano.

"Ma...?" dondolava sui suoi piedi appoggiata allo stipite del terrazzino del suo salotto: Lisé stava appena fuori Parigi, e Taehyung non si peritava mai a prendere il metrò per raggiungerla. Devo stare con Lisé, devo chiacchierare un po' con Lisé, devo prendere il tè con Lisé, perché Lisé era Lisé, la sua amica del cuore o sorella separata alla nascita: Taehyung in lei trovò quell'unica confidente, sempre, anche quando, come spesso gli ricordava, alla fine del suo percorso di studi, aveva paura di non riuscire a diventare scrittore. A lei sola piagnucolò sulle ginocchia. "Taehyung..." gli disse, allora. "...se non me lo racconti, io non posso sapere cosa ti sia successo."

Taehyung scosse la testa, ma non a volerle negare una risposta; si scosse per sé, perché desiderava raccontarle l'accaduto, quell'accaduto che faceva fatica a ripetere a parole: "Sabato sera mi sono ritrovato Marcel in sala che discorreva con Maman- lo aveva invitato lei." trovò il suo coraggio.

"Quel deficiente ha fatto cosa?!" Lisé spalancò gli occhi. Il taglio felino, azzurrino, perse le sue forme e questi si trasformarono in cerchi rotondi, fiammeggianti, soprattutto arrabbiati. Le si vedevano, queste poche volte, al di là della stecca spessa dei suoi occhiali neri.

"Lisé, per favore- non ti alterare." lui le mise le mani davanti, come per calmarla dalla furia di rabbia che lì, davanti a Marcel, qualche sera fa, aveva persino lui contagiato.

"Che cazzo dici, Taehyung?! Non ti alterare, cosa?! Cosa non ti alterare?!" sbraitò davanti a lui, i passanti al di sotto si fermarono per capire a chi appartenessero quelle grida tanto furiose; s'infilò le mani nei capelli platino sparati, poi l'idea di accendersi una sigaretta dal nervoso.

Solo dopo riabbassò il suo tono: Taehyung restava con la testa bassa, a guardare per terra. "È un delinquente-"

"Lisé, per cortesia..." lo scrittore, adesso, sofferente, e con le mani al petto nell'atto di stringersi il cuore che pian piano gli scappava da quell'agonia. "Fa male, vederti così."

"Hai ragione!" si corresse lei, di nuovo nel pieno dell'ira. "Non un delinquente- un sano figlio del patriarcato- quelle cose che dici tu quando parli di affermazione omosessuale." sì, Lisé. Adesso, l'ho capito. "Cazzo, vieni qui." s'avvicinò a lui; gli mise le mani attorno al collo, con la sigaretta, che per poco non spiattellò al muro per avere la foga di Taehyung stretto, vicino, così che non potesse perderlo. Suo fratello.

"Lis... ti voglio bene."

Taehyung l'abbracciò; la cinse lente lente per i fianchi e giunse le mani dietro la sua schiena, così che appoggiasse il suo mento sulla sua spalla. La sua spalla: Lisé, da sempre la sua spalla; adesso, la spalla su cui poter piangere un inferno da cui Taehyung non riusciva a trovare fuga.

"Anche io te ne voglio." non poté fare a meno della sua sigaretta: ne prese un tiro e fece divenire tutt'attorno fumoso. Non poté far a meno, nemmeno di commuoversi al sentire Taehyung che mugolava di disperazione. Lisé ingoiò di botto tutta la saliva di tabacco giù per la gola, e finse di non piangere: "Non riesco a vederti così, Tete... per favore..."

"Scusa, scusa, scusa, scusa-"

"Scusa per cosa, Taehyung- sai quel che penso riguardo tu e Marcel- ah, che schifo sentire i vostri nomi nella stessa frase!" quel che schifo, solo un modo per reprimere ancor di più la compassione che le suscitava Taehyung. "Non è colpa tua."

"No, non è colpa mia, Lisé, ma... ma, non so come venirne fuori." si staccò da lei, la prese a quattr'occhi, e ancor di più s'accorse di quel che sospettava fin da prima che l'aveva abbracciato: Lisé aveva nascosto il suo pianto, e Taehyung si sentì ancor più afflitto. La razionalità, la fermezza e tutto ciò che l'aveva lasciato in piedi fin lì erano crollate insieme, in quei giorni di riflessione, di costruzione, in cui non aveva scritto nemmeno una riga da mandare a Galimard.

"Devi venirne fuori tu stesso! Devi sapere dire di no!"

Lisé gli prese il volto fra le mani: morbido, caldo, paffuto, come quello di un bambino, nonostante rasentasse i trent'anni.

"Non ci riesco! Ho troppa paura!" era arrossato, bagnato dalle lacrime che scendevano lente lente, come la presa di Lisé su di lui; era caldo, lei poteva sentirlo, e pulsava di rabbia, paura, sensazioni in contrasto, che uscivano senza controllo, dopo tempo che le aveva accantonate.

"Devi farcela, Tae- e per te stesso... continuerai a farti fare del male inutilmente, e... continuerai a fare del male anche a lui."

Aspetta, lui chi? L'unico attimo di lucidità in quella tempesta di contrasti. Taehyung smise di piangere in quel frangente; si strusciò il naso moccicoso e bagnato, gli occhi lucidi per il pianto: "M- Marcel...?"

"No, Tae..." Lisé prese un respiro: provocò la psiche esausta di Taehyung con quel nome. Non me ne frega proprio un cazzo di Marcel. "Di Jeongguk, Tae... di Jeongguk... più andrai avanti e più starete male entrambi."

"J- Jeongguk?" Taehyung balbettò.

"Sì, Jeongguk... Tae!" Lisé gettò la sua sigaretta giù dal balcone: povero colui e colei che sarebbe passato per strada. E fra le mani, il volto paffuto dell'amico: "Jeongguk- Jeongguk- sì, Jeongguk!" lo ripeté all'infinito, come se quel nome di Jeongguk, terapeutico, potesse in qualche modo guarire Taehyung.

"Jeongguk..." allora, lui fece un respiro forte, si calmò, fra le braccia di Lisé, dove poteva trovare il suo porto sicuro. Ci pensò per un attimo: chiuse gli occhi, mentre ancora lei lo fissava così che metabolizzasse le sue parole, le capisse e sentisse quella sensazione calda, salvifica, di ristoro, come un viandante che si ferma alla prima capanna durante una tempesta. "Jeongguk."

"Tae..." con gli occhi chiusi, sembrava essere ora in contro ad una sensazione di calma, in un eden lontano, in cui confluissero il calore dell'amicizia e la sicurezza dell'amore.

"Huh...?"

"Tae... dimmi cosa ti fa star bene?" Lisé lo interpellò in quel breve sogno, così da distaccarlo dalla sua realtà edenica, e da allontanarlo dalla figura di un piccolo principe che danzava di nuovo nella sua mente, e che gli comunicava grazia, calma, tranquillità.

"Stare con Jeongguk." tre parole di verità.

"Jeongguk..." Lisé ripeté ancora. "Più andrai avanti, più lo ferirai- e più andrai avanti, più Marcel ti farà del male, Tae. Vivi una situazione di oppressione da tre anni ormai- a me quello non è mai, mai, mai, mai piaciuto." lo baciò sulla fronte, gli accarezzò i capelli: Taehyung si era rimesso a piangere, commosso per il tanto amore che riceveva, commosso da come lui stesso avesse tanta forza quanta gliene servisse per fuggire. "Non ti ho mai visto così bene, da quando- da quando passi del tempo con lui."

"D- davvero?"

"Sì... non ti vedo così da quando venivi in università con quel cestino di ricci neri pettinati a fatica." Taehyung sorrise, in quell'unico momento di leggerezza. E, dunque: "Per favore, Tete- ribellati, salvati." Lisé lo guardò con occhi dolci, dolcissimi, con ancora fra le mani il suo volto: fissò lo sguardo in lui, e lo supplicò per farsi del bene. Fallo per te stesso.

"Hai ragione... ci proverò."

nda: Lisé pare commettere un leggero victimblaming, ecco la cosa è voluta perché, per quanto bene voglia a Tae, comunque è una profana su questo genere di argomenti.

MelRose | VKOnde histórias criam vida. Descubra agora