▫️3. Cesare Ferrante

741 66 239
                                    

°•°••°•°

«Virginia!»
La voce squillante di Umberto si insinua nella mia testa facendomi esplodere il cervello.
Sbuffo (sì, mi piace farlo).
Non lo sopporto.
Men che meno oggi, dopo gli avvenimenti di stanotte mi risulta davvero difficile mantenere la calma e passare oltre alle manacce dei clienti che si insinuano ovunque.

Ad ogni modo mi avvicino a lui, di malavoglia, se ne sta seduto dietro la cassa, sta masticando un chewing-gum con la bocca aperta con tanto di schiocco della lingua, sembra uno scimmione che mangia delle noccioline.
Faccio una smorfia.

«Che c'è?»
Mi guarda per un istante con gli occhi azzurri ridotti a due fessure.
«Il signor Bianchi mi ha detto che lo hai trattato male. Si può sapere che cazzo ti prende stasera?»

Troppo difficile da spiegare a un ottuso come te.

Sotto quei chili di gel che tirano all'indietro i suoi capelli biondi non c'è nulla, il vuoto cosmico.
«Scusa» vomito quasi.
«È che sto...»
Fa un gesto con la mano così vicino alla mia faccia da farmi venire voglia di spezzargli le dita una alla volta.
«Alt! Te l'ho chiesto? No. Quindi non mi frega un cazzo dei tuoi problemi. Quando entri da quella porta...» Fa segno verso il grosso cancello rosso che è più simile all'entrata di un magazzino.
«Devi lasciare fuori tutta la tua merda. Qui si sorride, si mettono in mostra culo e tette...»
Mi guarda dalla testa ai piedi.
«... Anche se il tuo davanzale è piuttosto scarso.»
Mi raddrizzo e molto lentamente anch'io lo guardo dal basso verso l'alto.

«Scarso come il contenuto delle tue mutande? Scommetto che se mi abbasso i pantaloni ho le palle più grosse delle tue.»
La faccia è un mix di colori non esattamente identificabile. Qualcosa che vira dal bianco al rosso e via discorrendo.

«Che cazzo hai detto?» scandisce stringendo i pugni e gonfiando il petto, pompato marcio di steroidi, così tanto che ho paura di vederlo esplodere da un momento all'altro. Si alza in piedi fronteggiandomi. Ha le spalle e le braccia grosse come montagne, ma non arriva al metro e settanta di altezza.
C'ho non toglie che sia ugualmente temibile, se mettiamo in conto che io sono più bassa di lui.
Per me resta un omone e io ammetto che forse ho esagerato un po'.
Anche Lidia si mette in mezzo arrivando alle mie spalle.

«Hey, basta state dando spettacolo!»
«Tu sta zitta, troia!» sbraita contro la povera ragazza, poi si rivolge nuovamente a me.
«Ripetilo se hai davvero queste palle.»
Quando mi provocano, quando mi offendono si accende dentro di me una miccia che arriva fino al cervello e boom. Quando esplode mi dà alla testa come una sbronza colossale.

«Ho detto...» mi lecco le labbra. «...Che hai il cazzo talmente piccolo da sfogare le tue insicurezze su chi è più debole di te, denigrando e offendendo cosicché tu possa gonfiare il tuo ego fino a farlo esplodere, esattamente come fai con i tuoi muscoli.»
Visto che ha una scarsa comprensione, glielo spiego nella sua lingua.

Per tutto il tempo i miei occhi non lasciano i suoi. Rossi e dilatati pare che stiano per uscirgli fuori dalle orbite.
Ho usato la sua stessa arma contro di lui e dato che non è in grado di formulare frasi di senso compiuto, che non racchiudano almeno un insulto, mi aspetto che si prenda la sua rivincita con altri mezzi.
Ho paura? Sì.
Sono una stupida? Anche.
Ma se proprio deve calpestarmi che sia io a scegliere il motivo.

Tanto lo avrebbe fatto comunque, soprattutto dopo che abbiamo attirato l'attenzione dei più curiosi, non può certo sfigurare davanti a questa fantastica folla. Il suo ego smisurato non può essere calpestato e divorato da una donna.

«Sei solo una puttana.»
Eccolo col primo insulto.
«Dovresti inginocchiarti e baciarmi le scarpe perché ti do da mangiare.»
Vai col secondo.
«Sei una troia ingrata!»
Ringhia riempindomi il volto con gli schizzi della sua saliva. Reprimo un conato di vomito.
«Vai Umbè, falle vedere chi comanda!»
Sento urlare tra i presenti. E come un leone incitato dalla folla, Umberto, non può che sottomettersi al suo istinto primordiale.
Alza la mano pronto a darmi il ceffone più soddisfacente della sua vita.

I'm Not YoursWhere stories live. Discover now