▫️24. Non sai giocare a questo gioco

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Appoggio la schiena al tavolo lasciandomi andare a un sospiro appagato. Quando toglie le dita dal mio corpo, una volta che l'orgasmo è scemato, un senso di vuoto mi parvade.

Probabilmente ho palesato la mia frustrazione senza rendermene conto perché mi chiede:
«Che cosa c'è, Alina?»
Si premura di sistemare  accuratamente le mutandine fradice. Ho ancora un po' di pelle d'oca, il suo tocco è sempre gradito.

Alzo i gomiti e sollevo la testa quel tanto che basta per guardarlo. Alcune ciocche non troppo lunghe ricadono sul suo viso donandogli un aspetto diverso dal solito, meno elegante, più adatto hai suoi ventisette anni.

«Abbiamo combinato un macello» cerco di non fissarlo come se fosse l'uomo più bello sulla faccia della terra, preferendo indicare i cocci sparsi sul pavimento.

Fa un piccolo sorriso.
«In effetti Zia Maria ci tiene particolarmente alle sue ceramiche» afferma sbilanciandosi dalla sedia e allungando un braccio per raccogliere l'elastico da terra.

Sgrano un poco gli occhi.
«E lo dici con questa tranquillità? Piuttosto cerchiamo di nascondere le tracce, altrimenti ci becca di sicuro.»
Lui non sembra tanto preoccupato infatti si dedica con molta calma ai capelli. Li tira all'indietro e li lega ritornando ad essere l'impeccabile Cesare Ferrante.

Lo guardo affascinata ma perplessa, allora decide di rivolgermi la parola.
«Tu pensi che io adesso perda tempo a spazzare?»

Alzo le spalle.
«Certo che no, Cesare Ferrante non spazza, lui scopa» dichiaro forse un po' troppo stizzita,  purtroppo la conversazione che ho avuto su Azzurra, mi frulla ancora per la testa.
«Perciò ci penso io» aggiungo più calma facendo leva sulle braccia per scendere dal tavolo, ma veloci le sue  mi afferrano per la vita portandomi su di sé.

«Lo trovi divertente?» gli chiedo vedendo che sorride mentre le sue braccia mi stringono al suo corpo solido.
È frustrante pensare a quando stia bene stretta nel suo abbraccio.

«Ti ho già detto quanto siano discutibili le tue battute?»

«Credo di sì. Stai sorridendo per compassione, quindi?»

«Posso dirti una cosa con la speranza che la dimenticherai?» mi domanda concentrato a portare una ciocca dei miei capelli dietro l'orecchio.
È assurdo come riesca a togliermi il fiato anche con un gesto così banale.
Soprattutto con un gesto così banale.

Annuisco per rispondere alla sua domanda.

«Sto quasi imparando ad apprezzarle.»

Le sue parole mi fanno sorridere. Accarezzo distrattamente il suo petto in punta di dita.

«A sì?»
Lo guardo da sotto le ciglia abbassate.

«Mh-mh. Quasi quanto apprezzo…» si avvicina al mio orecchio scostando un'altra ciocca di capelli. «… il suono dei tuoi gemiti quando godi.»

Stringo il tessuto del maglione tra le dita, mentre le sue scivolano sulla mia schiena.
Brividi di puro piacere mi percorrono da capo a piedi, mi struscio un poco sul cavallo dei jeans, lì dove la sua erezione scalpita ancora insoddisfatta.
Prontamente le sue dita premono sul mio fianco.
Non dice niente l'ammonimento è chiaro anche così.

«C'è qualcosa che posso fare per te?» sussurro allusiva, con un'aria sfacciatamente innocente.

«Sì. Smetterla» mi ammonisce lanciandomi uno sguardo severo.

«Perché?» mi sistemo meglio sulle sue cosce, così facendo ho la sua erezione proprio sotto la  mia parte più sensibile.

Le sue dita risalgono verso il collo fermandosi dietro la nuca e spingendo la mia fronte alla sua.

I'm Not YoursDonde viven las historias. Descúbrelo ahora