▪️8. Nessuna esitazione

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«Ripeti con me, Cesare: non doveva esattamente andare così

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«Ripeti con me, Cesare: non doveva esattamente andare così.»

Sfido il mio riflesso allo specchio a replicare il contrario. Passo una mano tra i capelli infradiciati d'acqua e mi viene dal ridere al pensiero che neanche una doccia fredda nel bel mezzo di dicembre sia riuscita a scaricare la tensione che ho in corpo.
Convivo con una sensazione di eccitazione costante, e no, le femmine per risolvermi il problema non mi mancano.
Il fatto è che non risolverebbero proprio un cazzo, perché è il mio cervello il fottuto problema.
Viene tutto da lì.
E da un paio di occhi da gatta che mi guardano come se volessero uccidermi e l'attimo dopo come se volessero che le saltassi addosso per impartirle un po' di sano sesso, che mi pare non abbondi nella sua vita.
Mi riempio i polmoni d'aria per poi buttarla fuori più lentamente che posso.

«È stato solo un momento di debolezza. Non ricapiterà più» scandisco bene sempre al mio riflesso, che mi osserva annuendo soddisfatto.

Non mi sono mai fatto incartare dalle donne, mi è sempre piaciuto corteggiarle, trattarle come principesse e chiudere il cerchio portarndomele a letto. Non ho mai sentito il bisogno di approfondire la conoscenza. Ho sempre agito con il massimo della razionalità senza mai perdere il controllo o lasciar prevalere l'istinto. Con lei invece ho agito come un ragazzetto in calore e questo, per l'uomo adulto di ventisette anni che sono oggi, è imperdonabile.

Non è troppo tardi per fare un mea culpa, ma a cosa servirebbe?
Sono stato fin troppo indulgente con lei finora e ho come la sensazione che qualsiasi cosa dica o faccia non la spaventerebbe abbastanza, la sua mente trasformerebbe tutto in qualcosa di estremamente sessuale.
Scuoto la testa.

L'idea di sfiorare quel corpicino pieno di curve balena ogni due per tre nella mia testa. Ho già constatato quanto la sua pelle sia liscia come seta, quanto siano morbide quelle labbra che non la smettono mai di parlare, se solo fosse stata zitta e non mi avesse fatto sentire come una bestia priva di raziocinio, le avrei assaggiate senza la minima esitazione.
Mi chiedo quando tempo ci metterebbe a capitolare.
Faccio un mezzo sorriso, ma poi ritorno serio.

No, non devo pensare a questo. Devo ricordare che ho dei piani ben precisi per lei. Devo pensarla come l'arma adatta che utilizzerò per portare un po' di scompiglio nella mia famiglia.
Usarla per i miei scopi è un male necessario per vincere la mia battaglia.
Solo questo conta.
Nient'altro.

«Per quanto tempo ancora pensi di rimirare il tuo riflesso allo specchio?»
Sposto lo sguardo alla porta dietro di me, dove un paio di occhi azzurri mi fissano maliziosi attraverso lo specchio.

«Hai rovinato l'atmosfera. Adesso non ne ho più voglia.»

Mi volto verso mio fratello, appoggiando il culo al lavandino ghiacciato.
Questo si che mi fa seccare le palle.

«Wo, rinfodera il manganello, vengo in pace.»

L'indice e il medio di entrambe le mani formano un due che agita a destra e sinistra come se stesse sventolando una bandiera bianca.
Sorrido e mi copro con la prima asciugamano che trovo.
Sono contento di vederlo un po' più su di morale, ma dirglielo potrebbe causare l'effetto contrario e poi io non sono mai stato il tipo da esternare i propri pensieri.

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