▫️19. Ti ho spaventata, verginella?

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Il modo sorpreso in cui si volta a guardarmi potrebbe pure farmi sorridere se non fossi così inspiegabilmente agitata.

«Perché me lo chiedi?»

«Lo sai che non si risponde a una domanda con un'altra domanda?»

Soffia dal naso.
«No. Non ho una fidanzata.»

Con lui dovrei imparare a studiare il linguaggio del corpo. Da totale inesperta posso dire che mi sembra abbastanza tranquillo, forse potrei credergli.

«Ora mi dici perché vuoi saperlo?»

Alzo le spalle. Già, perché voglio saperlo? Di certo non ci stiamo frequentando con l'intento di fidanzarci, sposarci e avere dei figli. La mia pseudo gelosia è immotivata. È stato abbastanza chiaro con me, vuole solo scopare senza mettere in mezzo quegli stupidi sentimenti. Ma io non sono come lui. Io rimugino, mi faccio mille problemi e s'è necessario mi tiro indietro anche all'ultimo secondo. Osservo il suo profilo perfetto, non ho mai sognato il principe azzurro e mettendo lui nel mio cammino la vita è stata piuttosto coerente.
È proprio il tipo da cui quelle come me dovrebbero stare alla larga.

Accorgendosi del mio prolungato silenzio ancora una volta i suoi occhi incontrano i miei.
«Qualcosa non va?»

«È tutto okay» dico nel modo più leggero possibile.

Fa mezzo cenno del capo.
«Siamo arrivati.»

«Oh.»
Non mi ero neanche accorta che abbiamo oltrepassato il cancello e ora ci troviamo in direzione del garage.

«Io poso l'auto in garage, tu nel frattempo puoi entrare.»
Si sporge un poco verso di me aprendo il vano porta oggetti dal mio lato. Il suo profumo speziato mi investe come una zaffata violenta, portandomi a deglutire con forza.

«Tieni…» Mi porge un mazzo di chiavi, ma io rimango immobile, in questo momento sento solo il mio cuore battere a velocità sostenuta.
La sua vicinanza improvvisa ha bombardato il mio intero essere. Cerco di concentrarmi sui prossimi movimenti da compiere.

«Okay…» mormoro prendendo le chiavi con gesti esitanti. Le nostre dita si sfiorano e i nostri occhi salgono a guardarsi.
Schiude le labbra come se volesse dirmi qualcosa e io in attesa automaticamente mi sporgo un poco verso di lui, c'è così poca distanza tra di noi.
Dimmi che hai sentito anche tu la stessa cosa, gli dicono i miei occhi.

«È questa la chiave» invece mi dice prendendo la mia mano e mettendoci il freddo pezzo di metallo.
Mi sta solo mostrando delle chiavi e io sto già salivando. Ma il suo tocco è così bello, così caldo e invitante.
Mi illanguidisce facendomi contrarre il basso ventre.
No, mi ammonisco. Sa benissimo l'effetto che mi fa e io non voglio pendere letteralmente dalle sue labbra.
È un calcolatore, perciò voglio essere quel calcolo che non gli riesce.

Gli lancio una lunga occhiata, poi distolgo lo sguardo e ripeto: «Okay» aprendo la portiera e uscendo dall'auto.
Metto il guinzaglio a Macchia e lo faccio scendere, sento i suoi occhi ancora puntati addosso, ma io non lo degno più di uno sguardo.

Mi avvio verso la stradella che porta all'entrata e mi sembra strano aprire una porta che non sia quella di casa mia.

«Facciamo i bravi Macchia mi raccomando.»
Gli dico tenendo il guinzaglio vicino alle mie gambe.
Una volta dentro l'atrio è semibuio, l'unica luce proviene dal salotto in cui mi ha accompagnato Gabriele l'altro ieri. C'è un lieve chiacchiericcio, in cui distinguo le voci di quest'ultimo e di Enea.

Macchia inizia ad annusare tutto l'ambiente con fare da investigatore.
«Si può?» busso alla porta anche se è aperta, Macchia appena li vede inizia ad abbaiare tutto contento.

I'm Not YoursWo Geschichten leben. Entdecke jetzt