▪️12. Piccola e pericolosa

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«Mmh…»Cerco di aprire gli occhi ma un mal di testa martellante mi costringe a tenerli socchiusi

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«Mmh…»
Cerco di aprire gli occhi ma un mal di testa martellante mi costringe a tenerli socchiusi.
«Cazzo» borbotto già di malumore.

«Mmh... buongiorno» una voce sensuale, dal marcato accento argentino, proveniente dal lato sinistro del letto mi ricorda di non aver passato la notte da solo. Il mio intero corpo mi ricorda, invece, che non è praticamente servito a nulla.

Soffio dal naso e mi volto quel tanto che basta a mettere a fuoco la figura sinuosa coperta dalle lenzuola di seta.
È stesa di lato con un gomito sul cuscino e la mano a sorreggere un viso anonimo incorniciato da lunghi capelli neri.

Nella penombra della camera e con la faccia schiacciata contro al cuscino il suo aspetto è stato piuttosto fuorviante, ma alle prime luci dell'alba mi rendo conto che a parte i capelli neri non ha niente di simile alla gatta che mi ha quasi mandato a dormire con le palle indolenzite.
All'affiorare di tale consapevolezza il malumore si ingrandisce, quasi quanto il mio uccello che si mette sull'attenti al pensiero di quella verginella incosciente.

L'occhio vigile della signorina balza in mezzo alle mie gambe e come un falco le sue dita scivolano sotto le lenzuola per afferrare la loro preda.
Appiattisco le labbra in una linea sottile.
No, non so dell'umore giusto per una sveltina.

«Puoi andare, Wanda. Grazie per la serata.»

Le sue labbra gonfie si stirano in un sorriso, poi si avvicinano al mio orecchio per sussurrare:
«È sempre un piacere, Cesare.»

La mano indugia un altro paio di secondi, ma poi capisce lei stessa di non riuscire a farmi cambiare idea, perciò si riveste e se ne va senza darmi il minimo disturbo.
Se c'è una cosa che apprezzo in chi mi gira intorno è la discrezione e il rispetto.

In ogni caso ormai non riuscirei a riprendere sonno neanche se mi colpissero dietro la nuca con una spranga, perciò mi alzo e mi dirigo in bagno per fare una doccia.

Devo ancora parlare con mio fratello. Ieri quando sono tornato in auto si era addormentato.
Certo io ero intento a fare altro nel frattempo, ma non potevo lasciare il mio operato incompiuto.
Appoggio le mani alle mattonelle, chino il capo e chiudo gli occhi, godendomi la carezza bagnata dell'acqua tiepida che scivola lungo la mia schiena.

Non sto perdendo di vista i miei obiettivi, ma quegli occhi allungati e quelle labbra impertinenti, che si zittiscono solo se vengono tappate dalle mie, popolano i miei pensieri come un fottuto tarlo di cui mi libererò esclusivamente quando mi sarò scopato la loro proprietaria, in tutti i modi che conosco.

Non provo particolare attrazione per le donne sprovviste di esperienza, richiedono troppo dispendio di tempo per chi come me non ne ha da sprecare.
Ma lei… il modo reattivo in cui risponde al mio tocco mi fa sentire il bisogno di esplorarla in profondità, fino a scoprire ogni suo più intimo desiderio. Voglio entrare nella sua testa e fotterle il cervello. Farle rimpiangere di aver aspettato ventitré anni solo per finire a letto con uno stronzo come me.

I'm Not YoursWhere stories live. Discover now