▫️16. Non si torna indietro

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Ancora una volta Gabriele mi salva dalla perdizione.
Un po' con riluttanza mi allontano dal fratello per rivolgermi al ragazzo che ci guarda con una certa dose di malizia.

«Ehi, che bella sorpesa» lo accolgo con un sorriso.
Pensavo non gli piacesse la gente, supponevo neanche i luoghi affollati e invece eccolo qui.

«Volevi sapere come stesse. E io te l'ho portato» interviene Cesare, che ovviamente è ritornato in modalità nessuna emozione.
Quindi non ha risposto al messaggio perché sarebbero venuti al night stasera, ho capito bene?

«In realtà l'ho portato io, non prenderti meriti che non ti appartengono.»

Adesso, potrei anche ridere per la simpatica battuta, se non fosse che la bocca da cui esce è quella di una testa di cazzo, che a quanto pare ha cambiato fazione.

In tutta la sua magnifica presenza sbuca dalla folla come fosse Mosè che divide le acque. Un'entrata in scena degna della sua spiritosaggine.

«Enea.»

«Virginia.»
Mi regala il più marpione dei sorrisi sapendo già la furia che si abbatterà su di lui non appena se ne presenterà l'occasione.
Si avvicina al bancone e prendendomi per le guance mi schiocca un bacio sonoro su entrambe.
«Non incazzarti, ti spiegherò tutto quando saremo soli» sussurra al mio orecchio prima di lasciarmi andare.

Sarà meglio per te, spero recepisca queste parole dal mio sguardo.

«Cosa vi do da bere?»

«Per me un gintonic» dice Gabriele guadagnandosi un'occhiataccia da parte del fratello. Ridacchia portandosi una mano alla bocca.
«Sto scherzando.»
Mette le mani avanti.

«Tutta la simpatia è andata all'ultimogenito della famiglia Ferrante, c'è poco da fare» esordisce Enea avvolgendo le spalle di Gabriele col suo braccio. Un gesto decisamente affettuoso per uno che mi ha aiutato a scappare proprio dai Ferrante.
Ad ogni modo Cesare non raccoglie la provocazione piuttosto incurva le labbra in un ghigno. Non capisco se Enea gli stia simpatico o meno. Sentendosi probabilmente i miei occhi addosso sposta i suoi su di me.
Non inquadro quale sia il messaggio dietro quest'occhiata enigmatica, so solo che non riesco a smettere di guardarlo.

«Vieni Gabriele andiamo a sederci.»
Le sue parole rivolte al fratello, suppur stia guardando ancora me, mi riportano alla realtà.
Distolgo a fatica lo sguardo puntandolo su Gabriele.

«Ehi, ma non ho ancora ordinato da bere» sbuffa lui allargando le braccia.

«Vorrà dire che non berrai per stasera.»

Il ragazzo borbotta qualcosa in disappunto mentre si allontanano dal bancone.
Sono uno strano duo, uno oscuro ed elegante e l'altro completamente l'opposto nei suoi abiti larghi e colorati.

«Tieni.»
Enea richiama la mia attenzione, guardo prima il suo viso serio e poi il braccio allungato verso di me.
Alzo un sopracciglio interrogativa.

«Stai sbavando. Pulisciti la bocca.»

Strappo di mala grazie il tovagliolino che mi porge e lo butto nel cestino.

«Sei un idiota» dichiaro scuotendo la testa.

Si sporge verso di me continuando a sorridere con un'insistenza tale da farmi sbottare in un “che c'è” capace di far girare qualche testa.
Le labbra carnose si aprono in una risata che lo porta fin quasi alle lacrime, persino quegli occhi neri come il carbone sembrano brillare di luce propria.

«Che cazzo gli hai fatto?»

Le mie sopracciglia scattano in alto.
«Cosa intendi?»

«Stai cercando di addomesticarlo? Guarda che quello non è il tuo cagnolino, è una grossa pantera.»

I'm Not YoursWhere stories live. Discover now