▫️15. (2/2) Non sono una brava persona

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Mi lascia con queste parole allontanandosi da me per dirigersi a uno dei pali, mentre io vado dietro al bancone pronta a riprendere il mio turno.
Durante la mia assenza si è popolato e adesso straborda di gente ubriaca, stordita, disgustosa.

Non so perché cerco tra quei volti quello per cui, seppur indirettamente, mi sono beccata lo schiaffo. Lo trovo a un angolo del bancone mentre sorseggia il suo scotch. Sembra assorto nei suoi pensieri. Forse anche lui in preda a qualche visione mistica.
Sorrido, ma in realtà forse avrei solo voglia di piangere, ora che l'adrenalina è scemata il peso di ciò che ho appena fatto mi crolla addosso come un macigno.
Non avevo bisogno di inimicarmi anche Maddy, non mi bastano i guai che mi perseguitano già?
Adesso dovrò guardarmi le spalle ad ogni passo.
Ho un'arma ma a ben poco serve se ti prendono da dietro.
Scuoto la testa e senza neanche rendermene conto mi trovo di fronte a quel paio di occhi verdi che mi scrutano con estrema serietà. Un guizzo vi passa attraverso, qualcosa che potrei identificare come… rabbia?

«Che cazzo hai sul labbro?»
La sua espressione è decisamente strana.
Di certo non si può dire che non sia un uomo attento.

Tocco l'angolo della bocca con l'indice e noto che continua a sanguinare. Prendo un tovagliolo dal dispenser sul bancone.

«Cazzo, questi cosi sono come carta vetrata.»
Mi asciugo e lo getto via.

«Non tergiversare. Con me non attacca.»

Corrugo la fronte. Se non avessi il morale a terra mi farebbe quasi piacere tutto questo interesse per la mia incolumità.

«Scusa, papi. Sono scivolata e ho sbattuto.»
Non si aspetterà di certo che io corra tra le sue braccia e inizi a piagnucolare?

«Non può essere stato Umberto è stato qui per tutto il tempo. Chi ti ha spaccato quel labbro?»

«È interessante questo tuo lato apprensivo. Cozza un po' con quello da svergognato, però.»

Se il sarcasmo fosse un'arma io avrei già fatto una strage.
Gli angoli della sua bocca si distendono in un breve sorriso, ma non credo che si stia divertendo.

«Non vuoi dirmelo? Non fa niente. Non è un mio problema.»
Beve un altro sorso di liquore.

Allargo le braccia.
«Allora perché cazzo me lo chiedi?»

«Perché sei una calamita per le catastrofi. Dovresti andare in giro con una guardia del corpo.»

Lecco l'angolo della bocca tirando via una goccia di sangue. Il sapore metallico mi fa storcere il naso, ma non quanto la sua espressione severa.

«Vuoi farmi tu da guardia del corpo?»

Fa un sorriso di sbieco.
«Forse prima dovrei farti da babysitter.»

Scoppio in una risata che attira l'attenzione di un paio di uomini poggiati al bancone.

«E i babysitter sono soliti tirare fuori il cazzo?»
Dico in tono innocente dondolando sul posto come una bimbetta dolce e carina.
Quasi non si strozza con il sorso di liquore che ha mandato giù.
Getta un'occhiata alle mie spalle, probabilmente quei tizi mi avranno sentita.

«Ti è bastata mezz'ora per diventare così audace?»

Arriccio le labbra e fingo di pensarci su.
«È colpa tua. Ti conosco da quanto? Due giorni? E già sono bastati per rovinarmi la reputazione. Tu hai fatto di me una puttana senza neanche mai toccarmi.»

I suoi occhi mi scrutano in cerca di risposte che la mia bocca si rifiuta di dargli. Sto perdendo la testa per questo stronzo che gioca a fare il mio protettore.

I'm Not YoursWhere stories live. Discover now