▪️14. Zitto e goditi lo spettacolo

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Ragazze questa canzone di Camilla Cabello è la più azzeccata che potessi trovare per questo capitolo.
(tra l'altro una delle mie preferite)
In realtà dovrebbe partire non appena lei mette la musica, ma qui non si può fare, comunque io l'ho messa lo stesso per chi non la conoscesse.
Adesso vi lascio... godetevi pure lo spettacolo.
🔥

Non sono un uomo che ama attendere, perciò ho avuto la brillante idea di venire prima al night, mentre Enea e Gabriele finiscono di prepararsi nemmeno dovessero partecipare a una serata in gala

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Non sono un uomo che ama attendere, perciò ho avuto la brillante idea di venire prima al night, mentre Enea e Gabriele finiscono di prepararsi nemmeno dovessero partecipare a una serata in gala. Ed ora eccomi qui, seduto sul divano del privè nella trepidante attesa che quel palo da pole dance di fronte a me abbia il privilegio di sentire strusciare quel corpicino su di esso.
Soffio dal naso.

La gattina ha tirato fuori gli artigli e ora vuole farmela pagare per non averla sgrillettata come Dio comanda.
Sorrido.
Di solito non è facile, ma di solito non mi eccito per una donna che mi fa intendere di essersi masturbata per averla lasciata insoddisfatta.

Poggio la testa allo schienale del divano e il sorriso si trasforma in una risata.
Sarà pure vergine, ma cazzo se è sfacciata.

Potrei anche essere capace di rispettare le tre regole, d'altronde il mio punto di forza è sempre stato quello di pensare con il cervello, mai con quello che ho in mezzo alle gambe.
E non sarà diverso questa volta, è proprio una questione di principio.
Voglio solo capire fin dove riesce a spingersi.
Come le ho già detto non mi capita spesso che qualcuno riesca a solleticare la mia curiosità.
E un evento raro come questo va celebrato.

Sento un rumore di tacchi che lentamente si avvicinano alla stanza e...
«Cazzo.»
La ragazza che esce fuori dalla tenda di velluto nero non può essere la stessa che ho tenuto d'occhio per un mese.

Il mio sguardo scivola dal basso verso l'alto, partendo dalle décolleté nero lucido dal tacco vertiginoso legate da un cinturino sopra la caviglia. Le gambe sono coperte da un paio di calze a rete che spariscono dentro a una gonnellina a pieghe da scolaretta.
Alzo gli occhi fino al corpetto stretto che tiene su un paio di tette alte e sode da far girare la testa.
Le treccine hanno lasciato il posto a una lunga coda alta che accentua quegli occhi da gatta, che mi guardano languidi da sotto le lunghe ciglia.
Sale sul piccolo palco tondo e tenendosi al palo fa un lento giro, che mi offre la visuale di un culo che onestamente fremo dalla voglia di avere fra le mani.
Mi prudono le dita, le sfrego sul tessuto dei pantaloni.

Le avevo detto che la prossima volta che ci saremmo rivisti avrebbe dovuto avere meno vestiti addosso e la bastarda ha seguito il consiglio, ma con la regola di non poterla toccare.
Vuole fare la furba.

Mando giù la saliva e mi concentro sulla respirazione.
È tutta una questione di concentrazione mentale.
Mi convinco che non ha niente di diverso da tutte le altre che mi sono portato a letto.
Niente.
Serro la mascella.

Metto una mano nella tasca della giacca e tiro fuori un pezzetto di carta.

«Ho scritto le tue regole in stampatello. Ti aggradano o vuoi cambiare qualcosa?»
Estendo il braccio davanti a me mostrandole il foglio con tutta la nonchalance che possiedo.

I'm Not YoursDonde viven las historias. Descúbrelo ahora