▫️7. Tutta per me

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Il suo respiro lieve solletica allettante le mie labbra, ma le sue parole esplodono nella mia testa come un ordigno.
Strappo la sua mano dal mio collo e mi allontano da lui, quel tanto che basta da respirare qualcosa di diverso dal suo profumo.

«Tu sei pazzo se pensi che possa accettare una cosa del genere.»

Il solo fatto che provi questa malsana attrazione per lui è già abbastanza umiliante, che mi tratti anche come se fossi un oggetto alla sua mercé non lo posso proprio accettare.

«Dimmi quale altra scelta hai. Ti ascolto.»

Non riesco a decifrare il suo tono e neanche la sua espressione, è come se stesse di colpo indossando una maschera impenetrabile.
Mi sento così sciocca, ancora tutta scombussolata neanche se avessimo fatto chissà cosa.

«Nessuna. Sappiamo bene entrambi che puoi obbligarmi a fare qualsiasi cosa tu voglia. Suvvia, la gente come te è abituata a trattare le donne come oggetti, come se non avessimo un cazzo di cervello con cui pensare, o forse più semplicemente non ve ne importa nulla.»

«Bè, adesso non generalizzare.»
Soffia un sorriso.
«Pensavo che ti piacessero i modi un po' rudi, mi sono sbagliato.»

Allarga le braccia.
«Se può consolarti, non ti porterò lo stesso da mio fratello, almeno non per ora. E neanche ti obbligherò a fare niente che tu non voglia fare. Perché vedi, ti stupirà saperlo, ma mi piacciono le donne che vengono con me per volontà propria.»

Sbaglio o sento una punta di risentimento nella sua voce?
Ti ho punto nell'orgoglio, Cesare?
Sei un po' permaloso, eh.

«Mi fa piacere sapere che è tutto un equivoco. Come avrai capito ho un problema con gli uomini prepotenti.»

Faccio un sorriso un po' incerto al quale risponde con mezzo cenno del capo.

«Io credo che tu abbia un problema con gli uomini, in generale.»

Incrocio le braccia al petto.
Ma quante libertà si prende questo stronzo?

«Può darsi, ma non sei il mio psicologo, quindi...»
Fatti i cazzi tuoi.

Alzo le spalle.
E adesso perché diamine mi guarda così, come se stesse studiando un qualche tipo di insetto raro? Pare che non abbia mai visto una persona come me in tutta la sua vita.
Mi gratto la nuca un po' a disagio.

«Dimmi un po' cosa ne pensi di Gabriele?» mi chiede così, di punto in bianco.

«È spiritoso, ma credo che si annoi qui. Ma cosa c'entra questo?»

«Perché è lui il motivo per cui ti ho fatto venire qui. Quello che c'è stato in mezzo... non era calcolato.»

È fastidio quello che percepisco dal suo tono? Da questo immagino che sia abituato a calcolare tutto nella sua vita.

"Ti voglio tutta per me" mi ha detto.
Non riesco a pensare ad altro.
E se fosse questo il suo gioco: sedurmi per poi farmela pagare?
Lo guardo con sospetto. Ho una serie di pensieri che mi frullano per la testa.
Alcuni che riguardano labbra, mani e corpi intrecciati, ecco, quelli preferisco relegarli nella parte più remota del mio cervello.

«Che c'entra tuo fratello minore con me?»

Meglio concentrarsi sul fulcro della questione.
Prima di rispondere si prende il tempo per andare verso la vetrina dei liquori e, con tutta la calma di questo mondo, si versa da bere.
Massì, fa pure con comodo. Io adoro aspettare.
Nel frattempo non posso impedire ai miei occhi di osservarlo con estrema attenzione.
I muscoli delle spalle che si flettono, i gesti lenti e misurati, quel culo fasciato alla perfezione dentro i jeans.
Non poteva essere brutto? Avrebbe reso le cose infinitamente più semplici.
Serro le labbra in una linea sottile.

I'm Not YoursWhere stories live. Discover now